Storia Segreta dell'Ordine Pitagorico
di Vittorio Vanni
La
Storia Segreta dell’Ordine Pitagorico,
scritta da Jean Marie Ragon[1]
nel 1859, è un testo la cui verifica storica non è possibile. Bisogna quindi
fidarci di Ragon che fu ai suoi tempi chiamato
l’auteur sacrée
della Massoneria. La storia è tratta da un suo articolo dal titolo
Notice Historique sur le Pednosphes (Enfants
de la Sagesse) et sur la TABACCOLOGIE, dernier voile de la doctrine
pytagoricienne apparso sul n°12/1859 della Rivista
Monde Maçonnique.
Possiamo
comunque esaminare l’origine della riscoperta del pitagorismo nel XVIII° e XIX°
secolo, considerando che proprio in questo periodo furono creati tutti gli
Ordini esoterici più o meno ancora presenti, probabilmente in reazione al
materialismo e al positivismo, che furono i figli degeneri dell’illuminismo. Il
Pitagorismo fu la sede ideale e teorica dei
movimenti rivoluzionari del XVIII e XIX secolo, e continua tuttora,
attraverso le tesi di Fourier[2]
e St.Simon[3],
con l’associazione eitgeist. (https://www.facebook.com/#!/zeitgeist.toscana).
Se la Massoneria esoterica fornì l'ambiente d'incubazione ed il vocabolario
simbolico, fu l'Illuminismo a garantirne il modello strutturale di fondo. Il
piano organizzativo fu, infatti, mutuato dall'ordine degli Illuminati di
Baviera, un movimento occultista radicale e secolare, organizzato in una
gerarchia segreta su tre livelli: chiesa, sinodo e areopago.
L'ordine
degli Illuminati fu fondato il primo maggio 1776 da un professore di diritto
canonico dell'Università dì lngolstadt, in Baviera, Adam Weishaupt[4].
L'ordine era segreto e gerarchico, modellato su quello dei Gesuiti (la cui
abolizione da parte del papato, nel 1773, pose fine al loro monopolio
dell'istruzione in Baviera). Il fine degli Illuminati era la guida di tutto il
genere umano ad una nuova e perfetta morale, svincolata da ogni autorità
politica e religiosa. Il nome derivava dal loro simbolo: un sole raggiante luce
sul mondo profano. Uno dei rituali della cerchia centrale degli Aeropagiti
comprendeva l'accensione di una candela che simboleggiava la fonte solare d'ogni
illuminazione.
Il culto
zoroastriano-manicheo del fuoco era centrale nel simbolismo eclettico degli
Illuminati.
In nome
della Tradizione i nomi delle città furono cambiati: Ingolstadt divenne Eleusi,
Monaco era Atene...lo pseudonimo di Weishaupt era Spartaco; gli altri membri
avevano nomi d'eroi greci o egiziani, ma c'erano anche Tamerlano e Confucio!
Nel 1777 Weishaupt entrò in una Loggia
massonica di Monaco; poi grazie all'appoggio del barone Adolf von Knigge, uno
dei capi dell'ambiente occultista di Francoforte, l'Ordine si propagò in quasi
tutte le Logge massoniche tedesche della "Stretta Osservanza".
Weishaupt
vedeva nella Massoneria un terreno d'addestramento per gli Illuminati, un grado
intermedio, dopo l'ammissione nel suo Ordine, prima dell'entrata nei suoi
circoli più segreti. Così si sviluppò un sistema di tre classi successive, con i
primi due gradi che incorporavano i tre gradi tradizionali della Massoneria.
L'Ordine
fu ufficialmente disciolto nel 1785-1787 e Weishaupt fu esiliato a Gotha, ma
l'influenza della sua ideologia pervase l'Europa: si pensi all'opera del conte
di Mirabeau, La Monarchia prussiana sotto
Federico il Grande (1788), scritto in buona parte da Jakob Mauvillon, già
affiliato degli Illuminati, che diffuse l'idea utopica "del miglioramento d'ogni
sistema di governo e legislazione" (libro V, pagg.99-l00).
L'influenza degli Illuminati si può cogliere anche in Babeuf, nella prima
esaustiva dichiarazione dei suoi obiettivi "comunitaristi" (inizi 1795); anche
il suo circolo s'ispirò alla dottrina dell'ordine bavarese. Una recente scoperta
getta poi nuova luce sulla vera finalità del Buonarroti. Sembra, infatti, che il
cospiratore italiano fosse attivamente coinvolto nell'Illuminismo bavarese (Appendice
politica a tutte le gazzette ed altri foglietti di novità ossia La Spezieria di
Sondrio, Giornale pubblicato a Sondrio, 1789. Vol. II, 1790. p.1.
Museo del Risorgimento.
In questa
pubblicazione sono citati apertamente Weishaupt e gli
Illuminati, paragonati ai sacerdoti dei Misteri Eleusini).
Come
abbiamo visto la nuova fede rivoluzionaria trasse dall'antichità classica un
vero e proprio arsenale d'immagini simboliche e propria legittimazione. Due
furono i nomi particolarmente importanti: l'immagine del rivoluzionario come
moderno Pitagora e del suo ideale sociale come Filadelfia.
Stando
alla tradizione, il grande matematico greco lasciò Samo, per Crotone,
nell'Italia meridionale, dove si presume desse vita ad una esoterica
confraternita filosofico-religiosa per la trasformazione dell'individuo e della
società.
Questa
tradizione fu periodicamente rivisitata e aggiornata per tutta l'antichità:
circoli neopitagorici svilupparono ad Alessandria nel Il sec. A.C; e nel primo
secolo d.C., da un successivo gruppo uscì Apollonio di Tiana, un saggio
taumaturgo, e mago, di cui ci è giunta la biografia scritta da Filostrato.
Le idee
pitagoriche ricorsero nella cristianità medievale, nel Rinascimento e durante
l'Illuminismo. Il programma finale di Weishaupt, elaborato durante il primo anno
della Rivoluzione Francese, era intitolato
Pythagoras ed i principi sui quali
riedificare la società erano fondati sulla fiducia pitagorica nei numeri primi e
nelle forme geometriche. I primi rivoluzionari romantici attribuirono grande
importanza ai numeri: 1, 3 e 7.
Un
particolare valore aveva anche il numero 5, mentre dal 17 si fece derivare
l'intera struttura della storia rivoluzionaria (si veda: Nicolas de Benneville,
Les Jesuites chassès de la maçonnerie et
leur poignard brisé par les macons London, 1788).
Si fece
inoltre uso dei due più importanti simboli geometrici pitagorici: il cerchio ed
il triangolo. Sembra che Weishaupt sia stato il primo ad impiegare il termine
"circolo" o "cerchio" per designare un nuovo tipo d'organizzazione politica che
facesse proprie sia le rivendicazioni etiche individuali che le pretese
ideologiche universali..
Nel l792,
all'apice della sua influenza, il Circolo Sociale di Parigi iniziò a pubblicare
i testi cripto-rivoluzionari del gran sacerdote del misticismo lionese Louis
Claude de Saint Martin che aveva creduto di scoprire nel caos della rivoluzione
la possibilità di edificare una nuova Gerusalemme, sulla base di forme e numeri
pitagorici:
"un
sole radioso si è staccato dal firmamento per posarsi sopra Parigi, da cui
diffonde una luce universale".
E ancora:
"L'Uomo
Nuovo" può cogliere quella luce contemplando i cerchi concentrici che convergono
in un punto all'interno della fiamma di una candela accesa; in questo modo, egli
si reintegra con gli elementi primi, aria, terra, acqua"
"Nella
misura in cui l'uomo sì evolve in puro spirito, la democrazia rivoluzionaria
diverrà "democrazia"
(si veda:
Le Crocodile, 1799, pp.32 e 188 ed il
finale del Traité de la Reintegration…
,in R.Amadou, Trésor Martiniste,1969,
pp.48 e 50).
È
opportuno ricordare qui che una delle opere più rivoluzionaria di Louis Claude
Saint Martin, Degli Errori e della Verità,
fu pubblicata nelle stamperie del Palais Royal, a cura del Circolo
prerivoluzionario di Bonneville e Marechal, comunitaristi pitagorici.
Questo
testo scatenò le ire dell'abate Augustine Barruél, gesuita, che così si scagliò
contro il Filosofo Incognito:
"
Io so quando costa il decifrare gli
enigmi di quest'opera tenebrosa; ma convien ben avere, per la verità, la
costanza che i seguaci hanno per la menzogna…l'eroe di questo codice il famoso
Saint Martin si mostri all'aperto; ed ipocrita di pari al suo maestro egli non
sarà più, che un vile copista delle inezie dello schiavo eresiarca, generalmente
più noto con il nome di Manete. Con tutti i suoi raggiri egli non conduce meno i
suoi seguaci negli stessi sentieri, e loro inspira il medesimo odio agli altari
del cristianesimo ed al trono de' sovrani, ed ancora d'ogni governo politico"
(Storia
del Giacobinismo, Massoneria ed Illuminati di Baviera, Carmagnola, Oggero
Editore, 1989, pg.41)
L'immagine
di Pitagora come modello eroico per ogni rivoluzionario massone fu pienamente
sviluppata nella monumentale opera di Sylvain Marechal,
Voyages de Pythagore del 1799. Il
sogno di una organizzazione pitagorica rivoluzionaria alimentò la prima ondata
di attività politica nell'impero russo dopo la caduta di Napoleone e la rivolta
decembrista del 1825 con la misteriosa organizzazione "Lanterna Verde" di cui
fece probabilmente parte anche Alessandro Puskin che descrive questa
associazione come:
"un
circolo in cui l'amata uguaglianza siede in berretto frigio ad una tavola
rotonda"
(cit. in: M.Obscestvo, Soedinennjkh
slavian, 1927,vol l, pag.246).
Come il cerchio, ebbe grande importanza anche il triangolo, simbolo
chiave per i pitagorici, essendo il sistema più semplice per racchiudere una
superficie con segmenti di retta. Il triangolo che esprime reazioni armoniose,
(teorema pitagorico) divenne il principale simbolo dell'iconografia
rivoluzionaria: Libertà, Eguaglianza, Fraternità ed il tricolore.
L'occultismo pitagorico assegnò ancor più importanza al simbolo; in una sua
opera del 1798, Sul quadrato pitagorica
in natura, Franz von Baader sosteneva che i tre elementi (fuoco, acqua ed
aria) traessero energia da un "principio animatore" o "punto solare"
rappresentato da un puntino al centro del triangolo equilatero (Tübingen, 1798,
sta in: Sämtliche Werke, Aalen, 1963, vol.3°, pagg.266-267).
Grande fu
l'influenza del von Baader sull'idea conservatrice della Santa Alleanza, vista
come un triangolo di potenze in cui i "tre re dell'est" (russo-ortodosso, il
prussiano-protestante e l'austriaco cattolico) fossero uniti nel segno dello
Spirito Santo per costruire il "punto solare" dell'Europa post-napoleonica.
Il punto centrale all'interno del
sigillo triangolare era simbolo d’autorità occulta e di perfezione, di vigilanza
in eterno. L'Occhio che sormontava la piramide degli Illuminati di Baviera, fu
poi assunto nella simbologia dei templi massonici.
Per
l'influenza di Payne e Jefferson, lo stesso simbolo fu poi adottato nella
coniazione della prima moneta americana, il dollaro. In passato nel triangolo
equilatero si potevano trovare inseriti altri simboli: la stella del "triplo
nodo sociale", la Y di Eleusi, ed
altri ierogrammi.
I Sublimi Maestri Perfetti del
Buonarroti avevano come simbolo di rango, un cerchio con dentro i tre puntini
del triangolo: uno dei tre punti simboleggiava "il vulcano", cioè la
rivoluzione, (elemento
terra), gli altri due rappresentavano l'oceano (
acqua=nuova vita) e l'altare del santuario (=
aria). Il nuovo rivoluzionario trovò dunque il proprio modello in Pitagora, il
punto di partenza nel circolo (microcosmo di perfezione) e lo strumento
operativo nel triangolo (in ultima analisi: l'unità base dell'organizzazione, la
cellula operativa iniziatica).
IL
PITAGORISMO INIZIATICO NELL’ETÀ MODERNA
Il testo
del Ragon, come spesso succede, influenzò profondamente gli esoteristi, in
particolare belgi, sempre alla ricerca di antenati illustri.
L’Ordre
d’Hermes Tétramégiste fu una creazione di Emile Dantinne (1884-1969) e Jean
Mallinger.
Dantinne, allora leader, di diverse società esoteriche con sede in
Belgio, come 'La Rose + Croix Universitaire' e 'L'Ordre d'Hermès Tétramégiste',
ha fondato nel 1936 la FUDOSI, o 'Fédération Universelle des Sociétés et Ordres
Initiatiques' (Universale Federazione Universale delle Società e Ordini
Iniziatici). A quel tempo aveva adottato il nome esoterico di Sar Hieronymus.
L'Ordine Esoterico principale nel FUDOSI era il
Rosae Antico e Mistico Ordine Crucis
noto anche come AMORC, alla quale apparteneva Dantinne fin dai tempi della sua
amicizia con il Gran Maestro
Joséphin Péladan,
il fondatore e Gran Maestro della Rosa + Ordre Croix Catholique.
Dantinne era un discepolo entusiasta di Péladan e ereditato il manto di
Imperatore del OR CC + Péladan quando morì, cambiando il suo nome al Ordre Rose
+ Croix Universelle. Dantinne parlava diverse lingue, tra cui Italiano,
Portoghese, Greco Russo, latino e antico. Durante la sua vita ha pubblicato più
di 30 titoli riguardanti temi quali le lingue straniere, la storia locale, la
metafisica, occultismo ecc.
Diverso il discorso per quanto riguarda Jean Mallinger poiché, anche se il ramo
legittimo del Rito di Misraim migrò prestissimo in Belgio, subì in quel paese
alterne vicende che lo portarono pressoché all’estinzione. Sopravvisse però
parte degli archivi, nei quali furono conservati non solo importanti documenti
ma anche strumenti massonici dell’epoca, a testimonianza dell’attività che
continuarono a svolgere i fratelli Bédarride a favore della diffusione del ramo
legittimo del Rito.
Ormai estinto quanto a pratica effettiva, agli inizi del ‘900, il Rito di
Misraim fu risvegliato in Belgio dall’ingegnere Armand Rombauts il quale,
essendo Martinista, ebbe modo di ricevere a Parigi da Papus la trasmissione di
alcuni gradi del Rito di Memphis e Misraim, di valore tutto sommato relativo.
Ciò lo spinse però ad iniziare la ricerca di lignaggi più puri del Rito egiziano
e fu sia in Olanda che in ambienti parigini (ovviamente diversi da quelli
papusiani) che Rombauts ricevette ulteriori trasmissioni ed insegnamenti,
parziali ma importanti.
Le esperienze dei vari Ordini Iniziatici ai quali appartennero Dantinne e
Mallinger furono riadattate in un contesto pitagorico chiamato O::H::T::M:::,
(Ordine Ermetico Tetramegista Mistico).
STORIA
SEGRETA DELL’ORDINE PITAGORICO
Tratto da
un articolo di Jean Marie Ragon dal titolo
Notice Historique sur le Pednosphes
(Enfants de la Sagesse) et sur la TABACCOLOGIE, dernier voile de la doctrine
pytagoricienne apparso sul n°12/1859 della Rivista
Monde Maçonnique.
NOTIZIA
STORICA SUI PEDNOSOPI (FIGLI DELLA SAPIENZA) E SULLA TABACCOLOGIA, ULTIMO VELO
DELLA DOTTRINA PITAGORICA.
Nei bei
secoli della Grecia e di Roma la filosofia, accompagnata alle scienze e dalle
arti, delle quali essa incoraggiava i lavori, era tenuta in grande onore, basata
sulla verità, estranea alle fantasticherie scolastiche che in seguito l’hanno
sfigurata, essa attirava gli spiriti con la forza della ragione, diffondendo
ovunque la luce e perfezionava la società.
Ma giunse
un’epoca, tanto disastrosa per l’impero romano che per le scienze, nella quale
dei fanatici, impadronitisi del potere, perseguitarono la filosofia ed i
filosofi. Nascondendo sotto un’apparente un’umiltà la più smisurata ambizione,
da perseguitati che erano stati diventarono persecutori, e per meglio stabilire
il loro potere, questi innovatori si servirono delle scienze, delle quali erano
debitori alla filosofia, per il successo del loro piano.
In effetti, con la protezione dei
potenti del giorno, che avevano adottato i loro principii, s’impadronirono delle
scuole filosofiche per non insegnarvi che ciò che pareva alle loro mire. In quei
tempi disgraziati, in cui gli amici della verità erano costretti a rifugiarsi
all’ombra dei misteri, una donna, Teodora,
che, da cortigiana e danzatrice era divenuta la sposa di Giustiniano, il primo
agosto dell’anno 527, giorno in cui, rivestito del potere supremo, egli fu
proclamato imperatore, volle, fin dallo stesso anno, penetrare nei segreti dei
filosofi e farsi ammettere alle loro riunioni. Non potendo riuscirci, essa
risolse di vendicarsi.
Giustiniano, che condivideva le passioni di questa donna indegna del rango che
occupava e con il pretesto di una religione di pace che si era venuta a formare
nel seno stesso dei misteri filosofici, giurò la rovina di queste scuole di
sapienza.
Il ferro,
l’esilio, le torture divennero il retaggio degli amici della verità. Coloro che
poterono sfuggire alla morte si rifugiarono in Persia, ove regnava, nell’anno
531, Cosroe I. detto il Grande.
Mediante
la sua intercessione, essi ottennero di rientrare nella loro patria: fu loro
assegnata Atene come luogo di ritiro, o meglio, d’esilio.
Tali
furono i discendenti della celebre scuola di Pitagora, di cui le società
filosofiche segrete sono giunte fino a noi, e la stessa Massoneria, recheranno
sempre l’incancellabile impronta di sapienza. Riuniti ad Atene, essi si
costituirono in società sotto il nome di
Pednosofi, (dal greco pais, paidos,
fanciullo: sophia, sapienza),
Fanciulli della sapienza.
Si
distinguevano tra i fondatori di questa nuova scuola: Emperios, Elamita,
Prisciano, Alcinous, Agathias, Hermias, Amonia figlio di Hermias, aventi alla
loro testa il celebre Simplicius. Questo notevole filosofo organizzò la nuova
società, alla quale si unirono tutti gli amici della sapienza e della verità.
Ma,
sorvegliati dal governo e invidiati dai pontefici di un culto da poco tempo in
auge, questi filosofi furono costretti ad avvolgersi da un velo più fitto che
mai, al fine di sottrarsi a nuove persecuzioni. Tuttavia, se essi rifiutarono
di aprirsi ai seguaci della nuova religione, non serrarono le porte dei
loro misteri a coloro che la paura o motivi di forza maggiore avevano obbligato
ad abbandonare il culto antico per abbracciare il nuovo, dopo essersi
assicurati, tuttavia, dei loro principi, della loro effettiva sapienza e della
forza del loro carattere.
Da quanto
sopra si potrebbe pensare che i Pednosofi erano legati al paganesimo che una
religione interamente spiritualizzata aveva rovesciata: ciò sarebbe uno sbaglio;
essi erano troppo
saggi e
troppi istruiti per sacrificare la loro tranquillità a quegli errori che essi
avevano tutti contribuito a distruggere.
Per loro
entrambe le loro religioni si discostavano ugualmente alla verità, che sola
aveva diritto al loro ossequio.
Le loro
riunioni accadevano solamente nelle notti più oscure. Le rovine di un tempio di
Cerere sulle sponde dell’Ilisso e quelle di un antico tempio di Minerva
servivano loro di ritiro e li mettevano al riparo dai profani.
In seguito
Simplicio rese più stabile il luogo delle riunioni, facendo innalzare, ai piedi
del monte Imetto, un edificio di forma ottagonale, ad imitazione di quello che
l’Imperatore Giuliano aveva fatto costruire a Costantinopoli ed aveva consacrato
alle Muse ed alle Grazie.
Quest’ottagono era stato costruito ad imitazione del tempio della Pace a Roma.
Fu in memoria di questo monumento, il cui ingresso fu interdetto ai filosofi
dopo la morte di Giuliano, che Simplicio dette la forma ottagonale al suo museo,
che consacrò con il nome di Lysis.
Questo museo comunicava, attraverso sotterranei, con i templi di Cerere e
Minerva nei quali si era costituito dapprima la società: Simplicio lo dedicò
alla Sapienza e vi prese dimora.
Questa nuova società adottò quale simbolo l’anemone.
Si afferma che questo fiore nacque dal sangue che versò Adone ferito da un
cinghiale: parimenti, la pednosofia nacque dalla filosofia perseguitata e quasi
annientata dagli attacchi della superstizione.
Fin
dall’inizio dell’istituzione, i fondatori ammisero le loro mogli e le loro
figlie a partecipare ai misteri, al fine di prevenire la loro curiosità
inquieta, che avrebbe potuto compromettere l’Ordine; ma non era confidata loro
che una parte del segreto.
Essi
fondarono il sistema del loro mistero sulla favola di
Pirra che aiuta
Deucalione a ripopolare la terra,
come nella Massoneria d’adozione si danno da studiare alle novizie le leggende
bibliche.
Si esigeva
dalle novizie che esse possedessero varii talenti, che fossero di costumi
irreprensibili e che coltivassero il canto, la musica e la poesia.
La loro
parola sacra era Naoma, che significa
adorna di virtù. Quale segno esse incrociavano le braccia sul petto ponendo
sulla bocca l’indice della mano destra.
In seguito
si dette loro come decorazione una collana formata d’anemoni intrecciati, alla
quale era appeso un medaglione recante al centro la lettera iniziale della
parola sacra.
Prima di
ricevere la collana, le donne portavano questo medaglione fissato in guisa di
fermaglio su di una cintura verde.
I
pednosofi non ebbero a pentirsi di questo segno di fiducia nelle loro donne: non
soltanto esse seppero custodire il segreto delle loro riunioni, ma inoltre, in
tempi difficili, esse seppero proteggere i sapienti e sottrargli ad ogni
ricerca.
Si è
mantenuto il ricordo del coraggio di Simycha, moglie di Missias di Crotone, che
preferì tagliarsi la lingua piuttosto che soddisfare la curiosità di Dionigi di
Siracusa, autore della persecuzione, con lo svelargli un simbolo dell’Ordine.
Tuttavia,
più tardi, quando i misteri dovettero essere trasferiti in Italia, si giudicò
conveniente non ammettervi le donne, nel giusto timore che l’ignoranza e la
superstizione delle italiane non avessero a compromettere l’istituzione.
L’anemone,
come simbolo, presentava due emblemi che non erano indifferentemente comunicati.
Nel primo, la cui spiegazione era data alle donne ed agli iniziati delle prime
classi, l’anemone raffigurava l’uomo ricondotto alla virtù e divenuto amico
della sapienza: i suoi bei colori significavano la bellezza della virtù e le tre
foglie che circondano il suo stelo esprimevano la carità, l’indulgenza e la
morale.
Nel
secondo emblema, riservato ai grandi iniziati, l’anemone rappresentava la
filosofia pednosfica nata dalla persecuzione. I suoi colori erano l’immagine
delle ampie conoscenze del vero pednosofo.: il suo stelo, forte e poco alto,
quello del carattere modesto e forte della pednosofia: le sue tre foglie
simbolizzavano l’amore delle arti, delle scienze e della morale; la sua forma
rotonda
indicava
l’unione e l’uguaglianza dei Fratelli; infine la stagione della sua fioritura
richiamava la condizione di questa filosofia che non comincia a splendere con
qualche intensità per gli uomini che giungono alla primavera simbolica e non
riserva il suo più grande splendore che per coloro che sono pervenuti alla fine
dell’inverno.
I Fratelli
non portavano quale decorazione che una spada sospesa ad una cintura verde. Fino
all’epoca della morte di Giustiniano, sopravvenuta il 14 dicembre 565, non
sussisteva alcuna differenza fra i Fratelli, i quali portavano tutti la stessa
decorazione. Ma, da quel tempo, i Fratelli delle diverse classi adottarono per
la cintura i seguenti colori: verde per la prima classe, rosso per la seconda e
azzurro per la terza. Dopo la morte di Giustino II essi portarono, secondo la
loro classe, un medaglione di forma pentagonale, esagonale, ottagonale appeso
sul petto. Sotto la direzione4 di Leone Sophos si dette ai neofiti della seconda
classe in medaglione sulla quale era raffigurata la pianta
moly e inoltre, per tutte le classi,
una piccola decorazione portata sul cuore.
Le leggi
che governavano questa società, baste su quelle che avevano governato i filosofi
di Alessandria, di Atene e di Roma, esigevano che vi fosse un capo unico che non
fosse conosciuto con il suo vero nome che da un ristretto numero di persone: per
questo egli prendeva, in occasione della sua elezione, il nome di qualche saggio
dell’antichità; e questa misura venne in seguito adottata per tutti i Fratelli.
Gli atti della società non erano sottoscritti né dai Fratelli né dal capo, ma
semplicemente sigillate da un anello di tipo convenuto. Furono prima stabilite
diverse classi di iniziati per assicurarsi delle loro capacità prima di
ammetterli agli ultimi misteri. Fu stabilita una norma di ricezione in ogni
classe, che fu mantenuta sino al 1670. La parola sacra era
theus-theos, che significa
speranza in Dio.
Poste ed
adottate queste basi, si trattò di fraternizzare con i filosofi che erano sparsi
in Asia ed in Egitto e di porsi in rapporto con loro. A questo scopo Simplicio,
eletto capo dell’Ordine, inviò Elamita ad Antiochia e Prisciano ad Alessandria.
Essi furono accolti nel modo dovuto; tutti gli amici della sapienza si riunirono
sotto l’ottagono di Lysis e società corrispondenti si stabilirono a Sardi, ad
Antiochia e ad Alessandria. Roma, in quel tempo, decaduta dal suo antico
splendore e consegnata ai barbari, fu abbandonata alla sua disgrazia e fu solo
molto più tardi che il nord dell’Europa conobbe i misteri pednosofici.
Per meglio
nascondere questi misteri ai nemici della verità, fu assegnata a ciascuna delle
città ove si stabilirono associazioni pednosofiche un nome tratto da qualche
amico della sapienza appartenente ad epoche anteriori.
Tutto
riuscì in conformità ai desideri di Simplicio: le sue cure ed i suoi sforzi
furono coronati da un pieno successo. Egli aveva iniziato Germano, nipote di
Giustiniano, che contribuì non poco all’emancipazione dell’Ordine. Simplicio,
oppresso dagli anni, richiese un successore e fu autorizzato a designarlo:
Germano fu proposto ed accettato con il nome di
Antonino. Questo giovane principe,
filosofo illuminato, amico fedele e guerriero intrepido, fu mietuto nel fiore
degli anni, nel 550. Simplicio ebbe il dolore di sopravvivergli.
Egli si
vide costretto a riprendere le redini dell’Ordine, che mantenne per sei mesi,
dopo di che si fece sostituire da Alcineo, che prese il nome di
Giuliano. Simplicio, concludendo
presto una vicenda che era stata tanto utile alla filosofia, fu pianto da tutti
i Fratelli ed inumato, con tutta la solennità dei misteri, nel sotterraneo che
conduceva dal tempio di Cerere all’ottagono di Lysis. Questo luogo divenne sacro
per gli iniziati ed è in memoria del nome di questo lascito prezioso e del nome
di Lassa che i musei dei capoluoghi
di ogni nazione furono designati con il nome di una città ,o di un luogo
iniziante con L., come:
Lassa
(La Hassa)
capitale del Tibet, ove fioriva un tempo un grande collegio di sacerdoti
iniziatori, sostituito oggi dalle alte scuole cinesi.
La Rissa
(Larissa)
celebre città della Tessaglia, centro di una grande scuola pitagorica da cui
proveniva Anexillas, accusato di magia e esiliato da Roma sotto Augusto.
La
Lydia, la cui capitale, la fiorente
Sardes, aveva un tempio dedicato a Diana e dei giochi quinquennali; è inoltre la
patria di molti personaggi mitologici.
Il Lazio (l’Italia):
Lutezia, capitale della Gallia
Celtica; London (Londinium) Londra e
la stessa parola Loggia (dal
sanscrito Loga, il mondo) luogo dove gli iniziati moderni, successori degli
antichi, danno la parola (Logos) ecc.
Per la
scelta del capo supremo, una regola esclude dall’Ordine i pontefici del nuovo
culto dell’Impero dato che erano i più grandi antagonisti della filosofia e, in
seguito, non furono più ammessi ai misteri.
Antinous
ebbe per successore Evagro che prese il nome di
Leonzio. I nomi dei capi che
governarono l’Ordine durante circa tre secoli non ci sono stati tramessi, però
sappiamo che quasi tutti esercitavano la medicina. L’Ordine, durante questo
periodo, fece pochi progressi. I Fratelli d’Oriente e d’Egitto subirono grandi
rivoluzioni a causa delle guerre. La principale Accademia d’Oriente fu
trasferita a Damasco nel 1262; quella egiziana fu quasi annientata all’epoca
della conquista d’Egitto da parte dei Saraceni. Gli iniziati si distinsero in
queste guerre per il loro valore ed il loro coraggio; per riconoscersi durante
il combattimento misero un cerchio all’estremità del fodero della loro spada.
Combattevano a favore dello stesso potere che li aveva perseguitati, ma anche
difendevano la luce contro il fanatismo, la libertà pubblica contro la tirannia
dei settari di una nuova religione intollerante ed essenzialmente dispotica.
Gli
spiriti, degradati dall’ignoranza, avviliti dal dispotismo, resi ebeti dalle
dispute teologiche avevano lasciato cadere tutti i puntelli che sono la forza
delle nazioni; tutti i legami sociali erano allentati; i popoli dell’Egitto,
dell’Oriente e della stessa Grecia subirono il giogo dei soldati di Maometto e
dei suoi successori.
Allora
divenne pericoloso essere istruiti: la scienza era un crimine, la ragione era
vista come una mancanza di fede: non si può meravigliarsi di come la sapienza
sia potuta sopravvivere a tante calamità. Però un principe mussulmano, Al
Mamoun, salito sul trono di califfo, sembrò voler risollevare le scuole del
sapere: attirò intorno a sé i saggi, gli amici della verità; ma non riuscì a
collegarli con le scuole greche, le quali, per una strana prevenzione, pensavano
che tutte le altre nazioni fossero popolate da barbari e comunicavano loro con
ripugnanza, e dopo grandi difficoltà, qualcuno dei loro misteri.
I
Pednosofi d’Oriente furono più comunicativi e, piegandosi alle circostanze,
unirono le idee filosofiche dell’Ordine a simboli tratti dalla teologia dei
Persiani, degli Ebrei e dei Cristiani, concessione questa che, alterando i
misteri pednosofici, diede luce alla pretesa scienza cabalistica. che generò a
sua volta diverse società segrete che, man mano che si allontanavano dalla loro
origine, persero l’impronta originale. Ma se è grazie alla riservatezza dei
pednosofi greci che si è conservato l’Ordine nella purezza originale, questa
stessa delicatezza poteva perderlo del tutto, restringendo ad un numero troppo
piccolo la comunicazione dei suoi misteri.
Al Mamoun
era un vero filosofo; fu iniziato ai misteri pednosofici dell’Asia; era
diventato da poco amico e favorito del Califfo Abu.-Joseph quando lo iniziò.
Posto ben presto sul trono, divenne lo zelante protettore dell’Ordine e la
scuola d’oriente risvegliò per un po’ di tempo l’energia di quella greca.
Al Mamoun,
dopo la morte di Abu-Joseph, che era stato eletto capo dell’Ordine in Oriente,
fu scelto per sostituirlo, ma rifiutò: “Il nostro Ordine, disse, è un focolare
di luci, ognuno dei suoi membri deve illuminare il mondo; raggio di sole, io non
ho tutta la sua virtù e non posso quindi guidarvi”; su sua proposta fu eletto
Abu-Zacharie- Mesné.
Da allora
la capitale dell’Ordine in Oriente seguì lo spostamento dei Califfi e passò
quindi da Damasco a Bagdad.
Quanto ai
centri dell’Egitto, essi si erano dispersi dopo la conquista dei saraceni e i
pochi iniziati rimasti si ricollegarono all’Ordine di Oriente.
Mentre
quest’ultimo cresceva e prosperava quello dell’Impero greco languiva e Al Mamoun
ne risollevò le sorti. Questo principe fece conoscere a Teofilo, imperatore dei
greci e dei romani, un saggio che era stato iniziato e il cui merito uguagliava
il suo sapere.
Leone,
soprannominato Sophos, era quest’uomo prezioso. Discendente da una delle più
antiche famiglie dell’impero, aveva sacrificato tutto per dedicarsi allo studio.
E fu proprio nel corso dei suoi viaggi intrapresi per acquisire scienza e
saggezza che Leone, che si trovava nell’isola di Andros per prendere lezioni da
un celebre matematico, fu ammesso nell’Ordine.
Tornato a
Costantinopoli, volle riunirsi ai Fratelli che abitavano in quella città; ma il
capo dell’Ordine, Valerio, non lo ammise, temendo che i suoi meriti offuscassero
i propri. Durante queste difficoltà uno dei discepoli di Leone, caduto nelle
mani dei Saraceni, avvicinatosi al Califfo Al Mamoun, ebbe l’occasione di
parlare al principe del sapere e delle grandi qualità di Leone. Il Califfo,
desideroso di avvicinarsi a un uomo di tanti meriti, l’invitò ad andare con lui.
L’Imperatore Teofilo, venuto a conoscenza delle intenzioni del Califfo, pensò
allora di far uscire Leone dall’ombra in cui era stato lasciato così a lungo e
lo trattenne colmandolo di onori. Dopo questa splendente testimonianza della
stima del capo dell’Impero, Valerio non osò più opporsi all’ammissione di Leone
all’Accademia e fu un’ottima cosa per l’Ordine, in quanto fu messo sotto
l’occhio benevolo dell’Imperatore.
Fatto
Vescovo di Tessalonica, Leone non abbandonò gli
Amici della Sapienza e fondò nell’840
un museo in questa città. Alla morte dell’Imperatore, avvenuta nell’842 fu
spogliato della dignità episcopale e tornò quindi a Costantinopoli per riunirsi
ai suoi fratelli, i quali, alla morte di Valerio, avvenuta l’anno successivo, lo
elessero capo dell’Ordine.
Fu allora
che Leone poté realizzare i suoi progetti: studiò gli annali dell’Ordine e i
suoi misteri, rivedette gli statuti, abolì parecchi abusi e cercò in tutti i
modi di restituirgli il suo antico splendore.
L’Ordine
aveva sempre un unico capo, alla nomina del quale concorrevano gli istituti
dell’Asia, dell’Egitto e della Grecia; ma le difficoltà derivate dallo
smembramento dell’Impero rendevano questo fatto difficile e quasi impossibile.
Leone allora, consenso di tutti, impose delle regole a tutti i musei: questi
ultimi dovevano avere ognuno un rappresentante presso il museo centrale e
quest’ultimo, per reciprocità, doveva avere il suo deputato.
La parola
sacra fu Theosophos che significa
divina saggezza.
Gli altri
gradi d’iniziazione rimasero esattamente come erano stati regolati nello statuto
di Leone Sophos.
È a questa
epoca che si cominciò a proibire agli iniziati il duello e di entrare in ogni
altra associazione senza il consenso del capo dell’Ordine.
Questa
restaurazione dei pednosofi fu effettuata da Gemisto, Bessarione, Calcondila,
Argiropulo, Teodoro Faza, Costantino Lascaris e Ducas. Il capo supremo
dell’Ordine era Gemisto che, dopo aver lasciato il suo istituto nascente sotto
la protezione di Cosimo de’Medici e di Borso d’Este, duca di Ferrara, andò a
finire i suoi giorni, all’età di cento anni, nel Peloponneso. Fu in quest’epoca
che le donne furono escluse dai misteri.
Costantino
Lascaris, sotto il nome di Varrone, successe a Gemisto.
Sotto la
sua direzione i pednosofi, denunciati da un servo, furono perseguitati da Paolo
II, che aveva ordinato l’arresto di Esperientes, a casa del quale si teneva
l’accademia e tutti coloro che ne facevano parte.
Avvertiti
a tempo da Bessarione, loro fratello, presero la fuga. Esperientes si rifugiò in
Polonia e gli altri fratelli si recarono alla corte di Mattia Corvino, re
d’Ungheria, amico delle lettere e dei saggi. Nel 1471, con la morte di Paolo II
terminò la persecuzione e i pednosofi poterono tornare in Italia; ma Lascaris
che era rimasto in Ungheria, vi morì dopo aver governato l’Ordine per 13 anni.
A Lascaris
successero Donato Acciaioli, nominato
Pollione che morì nel 1478; Bartolomeo Scala, soprannominato
Ulisse, che morì nel 1497 e Gian
Andrea Lascaris sotto il nome di
Scipione. Quest’ultimo capo, viaggiando molto, creò istituti in Francia e
Germania; ma l’Ordine vi fece pochi progressi a causa della superstizione dei
popoli e delle guerre di religione.
Stimato e
considerato dai principi italiani e apprezzato da due re francesi, Lascaris
lasciò la carica nel
A Lascaris
successero Girolamo Benivieni, Ciriaco Strozzi, Pier Vettori, Francesco
Piccolomini, Adriano Cibo, Guiribaldo Bonarilli, Andrea Mirosini, Federico di
Cesio duca d’Acquasparta e Sabbio Colonna.
Durante
queste nove reggenze, l’Ordine raggiunse in Italia un alto grado di splendore.
Accademie furono fondate a Firenze, Roma,. Perugia, Lucca, Napoli, Forlì, Faenza
e in parecchie altre città.
Ma la pace
di cui godettero i pednosofi durante tanti anni fu loro fatale. Troppo fiduciosi
nel loro numero e nella qualità dei loro membri, trascurarono le precauzioni che
li avevano protetti fino allora; la gelosia dei fratelli delle classi inferiori
fece si che il papa Urbano VIII facesse chiudere le Accademie. Nessun rifugio fu
lasciato ai pednosofi, il Granduca di Toscana li abbandonò e allo stesso tempo
Filippo IV re di Spagna e Napoli li respinse. Tutte queste misure coercitive
erano prese sotto istigazione dell’Inquisizione che perseguitava gli
Amici della sapienza e della verità.
Un po’ di
tempo prima di questo triste avvenimento, il principe Federico di Cesio era
stato eletto capo dell’Ordine prima dell’età prevista a causa del suo zelo e
dell’ampiezza delle sue conoscenze. Egli aveva trasformato il suo palazzo in una
accademia che chiamò i Lyncei.
Tuttavia
fu proprio sotto la sua direzione che cominciò la decadenza dell’Ordine. Fabio
Colonna, suo successore, fece dei vani sforzi per risollevare l’istituzione, ma
il genio del male prevalse e tutto si spezzò nelle mani del capo. Fortunatamente
si presentò per l’ordine un ultimo rifugio in Inghilterra. Sotto la direzione di
Ciriaco Strozzi era stato iniziato Th.Bodley: un nuovo museo fu fondato a Londra
e istallato da Francesco Pizzellati verso il 1550.
Più
circospetti dei loro fratelli italiani e resi edotti delle loro sfortune,
presero tutte le precauzioni necessarie per velare i loro misteri e impedire ai
“volgari” di rispettarli.
Per
parecchio tempo non furono conosciuti che sotto il nome di
Società Baconiana dal nome del
celebre Bacon e di suo padre, che erano iniziati e presso i quali si tenevano le
riunioni, sotto la direzione di John Marsham. Fu proprio in Inghilterra che nel
XVIII secolo i pednosofi cominciarono ad escludere ogni religione tra i criteri
di ammissione ai loro misteri e la filosofia ne guadagnò in libertà e verità.
Durante di disordini che agitarono l’Inghilterra sotto Carlo I. i pednosofi
resero le loro riunioni più rare e più segrete, dato che si astennero da
pronunciarsi sui partiti che agitavano il paese.
Nel 1672,
dopo un bando di Carlo II sulle società segrete, si ritennero in dovere di
coprirsi di un nuovo velo. Crearono una società di neofiti che si divisero in
quattro sezioni dopo le quali non ci si trovava ammessi che al primo grado
dell’antica iniziazione. Qui soltanto erano svelati i significati delle
allegorie adottate, dopo aver fatto subire all’aspirante le prove fisiche
rimandate fino a quel momento, dopo averlo fatto passare per le
quattro porte misteriose e avergli
fatto conoscere le disposizioni degli statuti concernenti il duello e le altre
società segrete.
È da
segnalare che dalla fondazione di questa accademia a Londra tutto ciò che è
istituzione od organismo di istruzione in Inghilterra prende il nome di
Accademia.
Dato che
la filosofia insegnata nelle scuole non era vera, il
Rustica a fiori gialli verdastri ne
divenne l’emblema, mentre la filosofia sana fu rappresentata dal
Tabacum a fiori rossi. La storia del
tabacco divenne il simbolo dell’antica filosofia perseguitata da Domiziano,
Valente, Zenone e Giustiniano. Giacomo I e Fagon rappresentavano gli antagonisti
della sapienza. Fagon designa soprattutto Francesco Patrizi, che nel sedicesimo
secolo perseguitò con il sarcasmo i pednosofi della sua epoca.
La
geografia segreta ricevette ancora dei nuovi nomi: la Virginia designò il museo
centrale; il Messico, la Grecia, la Spagna, il Portogallo, la Francia e
l’Italia, che furono i primi paesi dove fu introdotto il tabacco, indicarono le
contrade italiane dove furono fondati i primi musei d’Europa come: la Toscana,
gli Stati Romani, il Regno di Napoli e la Sicilia.
Hernandez, Nicot, Tournabon e il gran priore o Drake, che per primo
introdusse il tabacco in Inghilterra, rappresentano allegoricamente: Emanuele,
Crisolora, Gemisto, Bessarione e Gian Andrea Lascaris, i padri della pednosofia
in Occidente. Caterina de’Medici è la figura di
Teodora, sposa dell’Imperatore
Giustiniano.
La
Tabaccologia compose quindi le
quattro sezioni della nuova accademia fondata in Inghilterra dai pednosofi.
Furono designati allora sotto il nome di
Snuf-takers (coloro che fiutano il tabacco).
Adottarono
il grembiule triangolare che diventò la decorazione di tutte le classi
dell’Ordine.
È a Thomas
Stanley, eletto capo, che l’Ordine deve la sua nuova forma, ma egli non godette
a lungo i frutti dei suoi lavori: morì nel 1678 lasciando i Fratelli desolati e
riconoscenti per tutto quello che aveva fatto per loro e per l’Ordine.
Ebbe per
successori: Wenwell Dillon, conte di Koscamon, William Sommer, John Summer,
Antony Asley, Cooper, conte di Shrewbury. John Scheffeld, duca di Bukingam,
Charley Bayle, il conte Dorney, Edmund Halley e il cavalier Hans Sloane che morì
nel 1754. Questo avvenimento e i disordini che agitavano l’Inghilterra misero
fine al museo di Londra e gli archivi, gli statuti, i rituali etc. furono
consegnati a H.F. Desherbiers, marchese dell’Etanduère, che si distinse sotto
Luigi XV; questo illustre marinaio morì nel 1759 come capo di squadra a
Rochefort. Aveva iniziato il suo figlio maggiore che era tenente-colonnello di
fanteria e che diventò proprietario della cassetta che conteneva tutti i
documenti dell’Ordine pednosofico.
Questo
ufficiale aveva per amico intimo Mr.Doussin che aveva conosciuto nel
Dopo aver
sparso parecchie lacrime, Mr.Doussin aprì la cassetta della quale era rimasto
proprietario dopo la morte del Marchese. Essa conteneva i quaderni e tutte le
istruzioni dell’istituto tabaccologico, la cui divisa è
modestia e oscurità. Fui con il più
grande stupore che il Fratello Doussin sfogliò questi documenti, ne districò
l’insieme, ma non poté penetrare che nei primi due gradi, gli altri due
superavano i suoi mezzi intellettuali; d’altronde le circostanze politiche non
erano favorevoli all’istituzione che egli stava già progettando. Rimandò quindi
a tempi migliori lo studio dei misteri che dei caratteri sconosciuti ancora gli
celavano.
Nel 1806,
essendosi stabilito a Poitiers, dove le scuole riunivano un grande numero di
giovani la cui svogliatezza lo affliggeva, fece una scelta fra di loro e
successivamente comunicò ai prescelti il primo e secondo grado.
È così che
stabilì il suo museo, chiamato
manifattura Ma, dato che i suoi affari commerciali non gli permettevano di
darsi ad uno studio più approfondito sul resto dei quaderni, scelse fra gli
operai della seconda classe il
Fratello Degennes, di cui aveva apprezzato la conoscenza, l’intelligenza e lo
zelo. Lo obbligò a studiare i differenti caratteri misteriosi e a tradurli con
l’aiuto delle chiavi unite ai numerosi manoscritti; ci vollero dieci anni per
completare questo lavoro interpretativo di quaranta quaderni. Verso il 1814 il
Fratello Doussin, direttore della
Manifattura di Poitiers, iniziò il Fratello J.M.Richard, capo d’istituzione
a Parigi, uno degli Oratori del Grande Oriente: lo istituì direttore supremo
della grande manifattura metropolitana di Francia e lo munì del gran sigillo
magistrale. Iniziati nel 1817 abbiamo avuto durante sette anni la soddisfazione
di aiutare il buon Fratello Richard nei suoi lavori scientifici, ma nonostante
l’alta qualità dei suoi membri e l’eccellente composizione di questo museo
metropolitano, la sua durata non sorpassò i quindici anni; alla morte del capo i
Priseurs (coloro che fiutano tabacco)
si dispersero.
Nel 1848
abbiamo avuto l’occasione di passare per Poitiers e di vedervi alcuni
Priseurs che mi confessarono che il
loro museo era caduto in un sonno profondo. Questo Ordine può un giorno
rinascere: tutti i suoi rituali sono nelle mani di Fratelli fedeli a Parigi e a
Poitiers.
Possa
questa notizia risvegliare il loro zelo addormentato!
J.M.RAGON
[1]
Jean-Marie Ragon de Bettignies (1781 -
1862), nato a
Bray-sur-Seine
da un padre notaio, fu iniziato alla Massoneria
nel 1804 à
Bruges
dove le sue funzioni di cassiere dell’
amministrazione imperiale l'avevano portato. Fu
membre del
Grand Orient de
France,
del
Rite de Misraïm,
dell’ Ordine del Tempio de
Bernard-Raymond
Fabré-Palaprat.
Fondò et presidiette la celebre Loggia parigina
«Les Vrais Amis », divenuta poi « Les
Trinosophes », che formò poi il
Capitolo
e l'Areopago. Considerato dai suoi contemporanei
come il Libero Muratore più istruito del
XIX
secolo, è autore di numerose opere Massoniche
che ebbero un’influenza considerevole:
·
La Messe et ses Mystères,
·
Le Cours philosophique et interprétatif des
initiations anciennes et modernes,
Fu anche
editore della prima rivista Massonica francese,
l’Hermes. (tratto d fr.wikipedia.org/wiki/Jean-Marie_Ragon)
-
[2]
François Marie
Charles Fourier
(Besançon,
7 aprile
1772
–
Parigi,
10 ottobre
1837)
è stato un
filosofo
francese,
che ispirò la fondazione della comunità
socialista
utopista
chiamata La Reunion sorta presso
l'attuale
Dallas
in
Texas,
oltre a diverse altre comunità negli
Stati Uniti
d'America
(tra le quali ricordiamo
Brook Farm,
fondata nel 1841 vicino
Boston
e sciolta a seguito d'un incendio, nel 1849). Le
radici del suo pensiero, che si può definire
progressista
se non
rivoluzionario,
sono da ricercarsi nell'Illuminismo
e in particolare in
Jean-Jacques
Rousseau,
soprattutto nel considerare la parità tra uomo e
donna e nel nuovo metodo
pedagogico,
che dovrebbe favorire lo sviluppo libero e
creativo dei bambini tramite la scoperta dei
loro istinti individuali. Fourier pensava che lo
sviluppo dell'umanità attraversasse sette stadi
differenti. Egli affermava che l'umanità si
trovava attualmente tra il quarto periodo (la
barbarie)
e il quinto (la
civiltà).
A questi periodi seguiranno, poi, il
garantismo
e l'armonia.
L'antropologia fourierista immagina che gli
uomini siano guidati da 12 passioni:
Il pensiero
di Fourier affermava che attenzione e
cooperazione erano i segreti del successo
sociale, e che una società i cui membri
cooperassero realmente avrebbe potuto vedere un
immenso miglioramento della propria
produttività. I lavoratori sarebbero stati
ricompensati per la loro opera secondo il loro
contributo, con un bonus per chi avesse scelto
un lavoro negletto dai più, come la nettezza
urbana. Queste comunità, da lui
denominate
falangi,
sarebbero state basate su strutture di
abitazioni comuni chiamate
falansteri.
(http://it.wikipedia.org/wiki/Charles_Fourier)
[3]
Claude-Henri de
Rouvroy
conte di Saint-Simon (Parigi,
17 ottobre
1760
–
Parigi,
19 maggio
1825)
è stato un
filosofo
francese.
È considerato il fondatore del
socialismo
francese: partecipò alla
guerra
d'indipendenza americana,
combattendo agli ordini di
La Fayette.
(http://it.wikipedia.org/wiki/Henri_de_Saint-Simon)
[4] Johann
Adam Weishaupt (Ingolstadt,
6 febbraio
1748 –
Gotha,
18 novembre
1830) è stato il fondatore dell'Ordine degli
Illuminati(.
http://it.wikipedia.org/wiki/Adam_Weishaupt)
Articolo pubblicato nella rivista
LexAurea44,
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