“NUOVE SPIRITUALITA’ – VECCHI MIRAGGI”
di Pino Landi
Noi che apparteniamo
al giorno che sorge,
ci troviamo all'inizio dello sviluppo di una nuova era
che deve condurre a una nuova e più vasta sintesi.
(Sri Aurobindo)
Lo storico ed il sociologo hanno sempre qualche teoria che serve loro da punto
di riferimento per interpretare, catalogare, descrivere e fare un’analisi degli
accadimenti della comunità umana. La mente umana necessita di qualche dogma o
credenza od assioma di base su cui poi si fonda ogni costruzione mentale. Per
chi naviga in superficie occorre una solida barca ed una bussola per dirigerla
là dove ha già deciso al momento della partenza. Ma c’è anche un altro modo di
osservare: elevati su un lieve pallone, ad una altezza sufficiente per cogliere
con un sol colpo d’occhio tutto il grande movimento della superficie…
Fuor di metafora vorrei evidenziare che c’è anche un modo di conoscere “altro”
rispetto allo studioso, all’erudito, al cattedratico, o meglio un modo che anche
quello comprende, però da un punto di vista più ampio: quello di comprendere
l’unitarietà dei movimenti interni all’umanità, di vedere oltre i particolari in
visioni di sintesi. Questo vale sia per i movimenti globali e più importanti,
sia per quelli secondari e specifici, che fanno contestualmente parte di una
sintesi più generale, ma formano altresì una autonoma unitarietà specifica.
Questa la metodologia, il punto di osservazione privo di pregiudizio e di
aspettativa precostituita, che propongo per osservare l’insieme di quei
movimenti che si possono raggruppare in un’unica definizione come “nuove
spiritualità”. Rispetto a questa definizione tornerò presto per spiegarne l’uso
e l’utilità.
Sotto l’allocuzione “nuove spiritualità” vorrei includere tutti quei movimenti,
scuole di pensiero, chiese, raggruppamenti vari, che sono nati e si sono
sviluppati negli ultimi tre secoli, ed hanno a mio avviso identica sostanza, al
di là delle forme più disparate con cui si sono manifestati. Ovviamente non
avrei le conoscenze specifiche, né tecniche per una disamina particolare di
ciascuno e tra l’altro non sarebbe certo un breve articolo che potrebbe
contenere un lavoro siffatto, ma non è neppure mia intenzione procedere in
questa direzione; vorrei solamente cogliere, oltre e sopra i movimenti
particolari e parziali, che superficialmente paiono spesso non avere neppure
alcun rapporto tra di loro, un moto unico che riguarda appunto il procedere
dell’uomo nel suo cammino, i sui progressi ed i suoi regressi. Teniamo conto che
la “globalizzazione” ha negli ultimi trent’anni reso più ampio quel movimento,
da un lato estendendolo oltre l’Europa e gli Stati Uniti in cui sostanzialmente
è restato limitato fino a metà del secolo scorso, e dall’altro ampliandone le
caratteristiche peculiari tramite la facilità con cui negli ultimi decenni hanno
iniziato a viaggiare informazioni e persone.
Mi pare che definire questi movimenti ( o meglio questo movimento perché nella
sostanza di uno solo si tratta) “nuove spiritualità” sia utile per una
trattazione che ha i fini sopraesposti, perché fornisce un termine unitario
abbastanza preciso che inoltre contiene già in sé elementi di uniformità. Questi
movimenti infatti si pongono e propongono come “spirituali”, anche se questo
concetto non è definito con chiarezza, viene invece usato ed abusato ed il più
delle volte indica solamente un atteggiamento negativo: indica cioè solamente
uno schierarsi contro il materialismo. Tutti hanno inoltre tutti la presunzione,
spesso non confessata e magari del tutto inconscia, di aver introdotto un
elemento di “nuovo”; infatti anche quelle scuole o raggruppamenti vari che
cercano, spesso inventandole in modo grottesco, continuità antiche, rivendicano
poi una legittimità nella discontinuità “nuovista” rispetto al passato. Questa
evidente contraddizione trova spiegazione nell’ansia di trovare una
legittimazione al di fuori di sé stessi, e quindi cercarla nell’annessione di
illustri antenati e precursori, spesso immaginati più che compresi e il cui
insegnamento è stato semplificato e volgarizzato per “costringerlo” nelle
pastoie di ciò che quella scuola ha elaborato. Trova un’ulteriore spiegazione
nella ricerca di un’identità attorno a cui stringersi come gruppo, meglio se
alternativa ad altre identità più diffuse
e strutturate, da cui l’ansia di inventare il “nuovo”. A ben vedere questa
“nuova spiritualità” fornisce una coperta sotto cui ripararsi dalle paure
psichiche della umana condizione: è l’equivalente contemporaneo della grotta e
del gruppo stretto attorno al fuoco, durante le notti nella primordiale alba
umana, mentre fuori ululano animali feroci ed impazzano entità incomprensibili.
Vorrei innanzitutto evidenziare un fatto difficilmente contestabile: questa
“nuova spiritualità” è iniziata a manifestarsi in modo palese ed ampio nel
momento e nella parte del mondo in cui si affermava pienamente il paradigma
scientista, accompagnato da un materialismo forte ed aggressivo e
contestualmente perdevano energia e potere ( in molte accezioni del termine) le
tradizionali religioni. Direi che entrambi i fenomeni sono cresciuti assieme ed
assieme diffusi a livello globale. Un primo punto unificante di questi movimenti
è quindi quello di cercare di dare una risposta ad una aspirazione istintiva
dell’uomo verso tutto ciò che non è grossolano e materiale. Le religioni sono
diventate inadeguate nel momento in cui hanno accettato il terreno di scontro
che è stato imposto dalla scienza. Direi che già molto prima scienza e religioni
sono diventate entrambe inadeguate nel momento in cui sono diventate scisse ed
antagoniste.
Se il cogliere questa aspirazione e bisogno dell’uomo è un fatto positivo, la
negatività sopravviene quando la risposta ricalca schemi ed errori che hanno
determinato proprio quel bisogno ed insoddisfazione. I ”nuovi” movimenti si sono
posti come antagonisti alla scienza, senza cogliere ciò che di positivo poteva
esservi; così da un lato hanno subito logica e regole a cui la scienza stessa li
obbligava. Si è assistito a cervellotiche spiegazioni “scientifiche” (o meglio
pseudo scientifiche ) di ciò che invece non poteva mai essere trattato dagli
strumenti della scienza; dall’altro hanno accolto qualunque cosa fosse contro,
senza discriminare tra superstizione ed occulto, tra credenza ed esoterismo, tra
dogma e spiritualità.
La nuova spiritualità si caratterizza proprio per questo, per avere adottato
come metodo il raccogliere in un unico contenitore tutto ed il contrario di
tutto, senza porsi il problema di armonizzarlo, ma forzandolo nel quadro
prefissato. In altre parole assistiamo al proliferare di movimenti che
affastellano elementi vari e disparati in un sincretismo inutile, patetico e
dannoso. Occorre fare chiarezza su un punto fondamentale per l’uomo che intende
percorrere un sentiero verso la propria trasformazione e crescita interiore e
coscienziale. Per questa crescita tutto è utile e nulla è da scartare o
rifiutare, ma è altresì indispensabile purificare ed armonizzare tutto ciò che
si utilizza, in altri termini utilizzare tutto e non farsi utilizzare da ogni
cosa. E’ sostanzialmente questa la differenza tra sincretismo e sintesi. Per
usare una analogia c’è la medesima differenza che intercorre tra soluzione e
miscuglio: nella prima da diverse sostanze si ottiene un qualcosa con
caratteristiche sue proprie, le sostanze componenti si sono strettamente
connesse in una armonia ampia, nel secondo le sostanze restano separate seppur
mischiate e ciascuna continua ad avere le precedenti caratteristiche. Potrei
anche dire che la sintesi è come una sinfonia che i diversi strumenti concorrono
a creare, il sincretismo è il cacofonico momento in cui gli strumenti vengono
accordati ciascuno per conto suo.
Ci sono momenti della storia umana in cui c’è bisogno di sintesi. Quando i
precedenti paradigmi hanno dato tutto ciò che potevano, quando l’uomo è cambiato
per cultura e psicologia, quando cambiano le condizioni materiali e di
interazione tra gli uomini, allora occorre che si offra all’uomo una sintesi tra
tutto ciò che è stato, per elaborare un paradigma nuovo che consenta all’umanità
di procedere oltre. Le radici devono essere saldamente piantate nell’antica
sapienza, rendendosi capaci di accendere in noi il fuoco che avevano gli antichi
saggi. Questo non significa affatto prendere simboli e miti antichi e riproporli
all’uomo moderno in liturgie immaginate, in riti inventati. Significa invece
cogliere la luce di cui quei simboli sono vettori e farla discendere ad
illuminare caverne e paesaggi interiori.
La “nuova spiritualità” è un movimento che opera in modo del tutto contrario
alla realizzazione di questa sintesi. Dell’antica sapienza utilizza questo o
quell’aspetto, cercando di ripristinarne il formalismo e le specificità, spesso
anche con aspetti di settarismo. Spesso di appella ad una Tradizione di cui poi
non sa scorgere la sostanza, perché vengono date legittimità e patenti in base
alle proprie scelte e preferenze. La Tradizione è invece quel fuoco che splende
negli antichi insegnamenti, a prescindere dalla forma in cui furono espressi e
che saetta ovunque vi sia un uomo di conoscenza che sa trasmettere in qualche
modo le proprie realizzazioni, come testimonianza per coloro che vorranno
raggiungerle in sé medesimi.
La nuova spiritualità è un movimento che cerca di dare un qualche sollievo
all’uomo impaurito di fronte alla condizione umana, utilizzando parole e
concetti di chi effettivamente trascese quella condizione, ma ogni sollievo è
una trappola, l’uomo deve invece essere messo di fronte alle proprie
responsabilità e scelte. Per l’uomo che necessita di una coperta sotto cui
ripararsi ci sono già innumerevoli antiche religioni, scuole e sette, non ne
necessitano di “nuove”. A meno che non subentri in alcuni una sorta di
“complesso edipico”, per cui per sentirsi adulti occorre “uccidere” il padre e
sostituirsi a lui nelle identiche funzioni che questo svolgeva. Ecco allora
nella sostanza queste “nuove spiritualità” diventare vere e proprie chiese, con
le medesime dinamiche delle vecchie chiese, ma senza quel residuo di luce e
calore che i grandi fondatori di chiese impressero loro e che restano ancora
come braci sotto la cenere.
A ben vedere nelle nuove spiritualità si annida tutto ciò che di più vecchio ci
può essere e che ha soffocato gli aspetti più “spirituali” di religioni e scuole
sapienziali.
- Fondamento dogmatico, con conseguente sopravvalutazione delle propria scelta,
unita spesso a volontà di proselitismo.
- Chiusura nel proprio “particolare”, fino ad una parcellizzazione e divisione
infinita di sottoscuole e sottosette, c’è una polverizzazione infinita, basata
su aspetti del tutto irrilevanti.
- Ricerca del miracoloso, dello stupefacente, specialmente se accade senza
troppa fatica, lavoro e responsabilità.
- Incursioni su piani di esistenza e psichici di cui nulla si conosce, lasciando
aperta la porta a forze ed energie sconosciute ed equivocate.
- Esteriorizzazione e separazione nella conoscenza, i cui oggetti sono ancora
una volta separati dal soggetto conoscente e dall’atto stesso del conoscere.
Potrei continuare a lungo, ma credo di aver ben esposto il mio pensiero in
merito senza continuare con ulteriori esempi e di poter trarre la conclusione
che non c’è nulla di nuovo in queste “nuove spiritualità” e che bastavano i vizi
ed i limiti delle vecchie scuole di pensiero e delle vecchie religioni, per
l’uomo che di queste necessita. Per l’uomo invece che si muove verso la Gnosi,
che lavora per una reale trasformazione della coscienza propria e del piano
della materia e degli accadimenti, questi movimenti sono osservati con un
sorriso, senza acrimonia e senza adesione. Non si può far attirare da questi
fantasmagorici giochi di specchi, ne coglie invece luci ed ombre e se ne serve
per smascherare in sé medesimo le trappole di cui son o portatori.
Nella Materia s'illuminerà il bagliore dello spirito,
di corpo in corpo si accenderà la nascita sacra;
la notte di desterà all'inno delle stelle,
i giorni diverranno la felice marcia d'un pellegrino,
la nostra volontà, una forza del potere dell'Eterno,
e il pensiero, i raggi d'un sole spirituale.
Alcuni vedranno ciò che nessuno ancora comprende;
DIO CRESCERÀ MENTRE I SAGGI PARLANO E DORMONO;
ché l'uomo non saprà della venuta prima dell'ora,
né ci sarà fede prima che il lavoro sia compiuto.
(Savitri – Libro 1- canto IV)
Articolo pubblicato nella rivista
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