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Società
Iniziatiche e Pedagogia Dott.ssa Maria Rita Astolfi |
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Il titolo riporta emblematicamente i due termini della questione, Pedagogia e Società Iniziatiche connessi in una relazione di probabile reciproca dipendenza. Una pedagogia quindi "dalle" Società Iniziatiche. Diventa indispensabile allora chiarire la valenza dei termini ed il rapporto di interazione che deve essere reso esplicito. Con Società Iniziatica si intende quella serie di principi, di valori e conoscenze peculiari, sottesi ad uno specifico modello di vita, che ne risulta condizionato, e condizionante, nel proprio svolgersi. La Pedagogia invece è la disciplina che si occupa dell'apprendimento e dell'insegnamento di principi, valori e conoscenze, sottesi ad un peculiare sistema di vita, indagandone gli elementi costitutivi e le relazioni che intercorrono tra essi. La Pedagogia non si pone il problema della loro validità quanto sul loro riconoscerli come tali. La Pedagogia è in effetti l'arte dell'educazione, essa dipende e discende dal nostro modo di considerare le cose, si compie secondo i nostri criteri, i quali, a loro volta, determinano i nostri diversi comportamenti. E' fondamentale perciò proporre il modello personale interiore ed il contesto su cui si fonda in modo che, con un atto pedagogico applicato, siano stabilite le informazioni d'insieme per una trasmissione più efficace dei contenuti, in un ottica di oggettività e obiettività di informazione e dunque di trasmissione del messaggio. Essa indaga sulla funzionalità del connesso progetto educativo, rispetto a finalità, obiettivi, mezzi e metodi che vengono utilizzati, nell'atto del trasmetterli. E' infatti compito della Filosofia porsi le domande relativamente ai contenuti e alla loro valenza. Se parliamo di "una Pedagogia da" allora intendiamo indagare in particolare, quali criteri, strumenti e metodi possono essere adeguati alla trasmissione di quel particolare progetto, che si connette ad un modello identificato o identificabile. Ne consegue che se ne devono inizialmente riconoscere tanto i contenuti specifici quanto i sistemi di riferimento, come si strutturano e si modificano, per poi evidenziare come sono correlati ai modelli trasmissivi, relativamente ad un tempo e ad uno spazio. Nella storia della Pedagogia infatti si alternano fasi e momenti cruciali in cui l'evoluzione del pensiero dell'uomo, nel suo porsi le domande e le risposte sul suo esserci nel mondo, si sovrappone al tentativo di costruzione dell'impossibile uomo nuovo, l'uomo ideale, ovvero da educare come tale. Con questo lavoro non si intende affrontare l'esposizione della storia della Pedagogia, o delle Società Iniziatiche tout-court. Si vuole infatti esporre in sintesi un percorso di riflessione rispetto ad un fenomeno complesso, quale quello della formazione, che risulti connessa ad una visione esoterica del mondo e ad un approccio di tipo iniziatico sacrale e a-storico. L’obiettivo è di renderlo trasmissibile ad un contesto definibile "profano" con effetto orientante, finalizzato alle necessità della persona in evoluzione nel suo esserci nel mondo. In quest'ottica la formazione viene intesa come processo che tende, sempre e comunque, a favorire lo sviluppo di una personalità equilibrata ed armonica, in un'ottica di ideali, valori e principi riconosciuti come tali. Ma si struttura anche, e contestualmente, come percorso di auto formazione dello spirito, che deve conquistare sè stesso (Fichte) con la "forza del cuore" (Pestalozzi) nell'atto della conoscenza intesa come sapienza universale (Comenio, Krause). Si consideri allora la Pedagogia come scienza che ha per oggetto la trattazione del problema educativo, sia dal punto di vista della formazione che dell'autoformazione dell'uomo (Gentile), allora essa si concretizza proprio nell'attivazione di un percorso essenzialmente didattico che deve essere indagato per conoscerne gli aspetti costitutivi. Si intende allora inizialmente individuare le caratteristiche principali di una Pedagogia definibile Iniziatica, ovvero che risponda a quei principi e valori sottesi ad una determinata filosofia iniziatica, che devono essere appresi applicati ed affinati in un contesto di formazione permanente dell'individuo. Tale esperienza educativa ed autoformativa si rivolge, allora e soprattutto, ad un individuo adulto fortemente motivato, che si attua nel contesto dell'esperienza di un gruppo, il quale diviene la sede privilegiata del percorso d'apprendimento e quindi della realizzazione della Grande Opera. Lo studio e l'analisi del processo che viene innescato in tale situazione, possono mettere in luce sia il contenuto del messaggio sotteso che il metodo applicativo, i quali devono essere considerati nell'ottica di una eventuale adattabilità ad un contesto anche non iniziatici. E ciò ricordando che è comunque la struttura dell'organizzazione politica del territorio che ne determina l'eventuale applicabilità o la non applicabilità nel contesto sociale, indipendentemente dalla valenza (rispetto ai valori) e dalla funzionalità (rispetto ai risultati) che esse presentino. La Pedagogia Iniziatica si basa su una profonda conoscenza dell'uomo, poggia su fondamenti culturali antichi, ed è connessa alla consapevolezza che l'arte dell'educazione e l'agire in formazione sono intesi non come pura trasmissione e acquisizione di contenuti, ma come atto del cambiamento possibile, inteso come tensione verso il continuo superamento del proprio limite verso una conquista della libertà morale (Fichte) e della verità. Riflettere su un tale progetto pedagogico così complesso che agisce sull'uomo e per l'uomo, è fondamentale per capire le direttrici sulle quali si muovono i presupposti per una Pedagogia della e dalla Società Iniziatica. Si ritiene di procedere evidenziando, in parallelo, le linee di tendenza di una Pedagogia che trae i criteri fondamentali dalla Società Iniziatica, e di una Pedagogia tuttora generalmente applicata nella prassi, da definirsi a volte "profana" nelle sue caratteristiche di intolleranza e di mancanza di rispetto dei bisogni, dei diritti, e delle libertà dell'altro. Ritengo che tale approccio possa facilitare la comprensione della situazione esistente e, per contrapposizione, anche la comprensione delle diverse condizioni che ovviamente ognuna di esse, inseribili in tali contesti diversi, possono determinare.
Si è specificato che attraverso il processo educativo-didattico, che procede da una Pedagogia applicata, si intende produrre una modificazione tanto nelle conoscenze dell'uomo quanto nei suoi comportamenti con l'obiettivo di sviluppare una migliore conoscenza di sè stessi ed un più armonico adattamento con la realtà in cui vive. Ciò a cui in effetti tende la Pedagogia Iniziatica è di favorire la realizzazione globale dell'uomo attraverso una sapienza universale. E ciò nell’ottica di ritrovare una connessione con il divino da cui proviene.. Essa si realizza attraverso l’interazione tra la Scienza che segna il passaggio conoscitivo e gestionale tra l’uomo e la natura; l’Arte, intesa nel senso più ampio, momento di pura soggettività e massima creatività esperienziale; la Filosofia, che rappresenta il più alto grado di sviluppo del pensiero e dello spirito dell’uomo; e la Tensione Religiosa, momento dell’annullamento nei confronti dell’infinito e dell’inaccessibile, nella consapevolezza di un rapporto possibile con il Sacro. E’ fondamentale però sviluppare innanzitutto quella parte del sè più intima, quella correlata all'aspetto più strettamente personale e originale dell'individuo, quella stessa in cui si trova il proprio "seme di luce" (Herbert), nucleo portante delle trasformazioni possibili. Essa, infatti, è interconnessa ad un approccio che favorisce l'apertura verso il mondo in termini di serenità, armonia, fiducia, e riconosce nella necessità dell'esperienza modificatrice, la motivazione ad agire. Oggi però non si tende ancora allo "sviluppo del divino che è nell'uomo" (Froebel), nè al sapere integrato. Nella scuola, unico e solo luogo (profano) di educazione, il discente (che "non sa") viene costretto ad apprendere porzioni di contenuti, spesso stereotipati e obsoleti, comunque non connessi, disgregati. Ovvero viene condizionato solo ad attivare tutta una serie di comportamenti "meta" e ad eliminare tutta una serie di comportamenti "bersaglio" per orientarsi nel mondo, quasi sempre però nell'ottica di un mantenimento di un sistema sociale adeguato, ovvero spesso ritenuto tale. Si focalizza l'intervento più su un'acquisizione di un saper fare, che su una trasformazione del proprio esserci, e ciò attraverso un percorso di addestramento più che di apprendimento Tale intervento può ovviamente non aiutare qualcuno a diventare ciò che dovrebbe essere, lo costringe invece ad essere ciò che si vuole che egli sia. Il tutto concepito in funzione di obiettivi e criteri stabiliti da altri. In questo modo si attua, anche se spesso in modo non manifesto, un'educazione alla rovescia, che non tende cioè alla riuscita globale dell'uomo, ma che risulta finalizzata al mantenimento dello stato del sistema. Di contro ad un progetto di apprendimento che sviluppi le capacità che favoriscano prima di tutto la creatività e la riuscita interiore, si tende ad insegnare la paura verso l'altro e soprattutto verso se stessi. Si passa attraverso un processo di conoscenza della realtà, che viene definita "oggettiva" (al di fuori cioè del "soggetto"), che impedisce un’effettiva relazione integrata con l'altro da sé, specchio di sé stessi e del mondo. Tale interrelazione resta inevitabilmente mediata e plasmabile. L'altro viene, infatti, considerato come "cosa", diviene perciò "oggetto" agito, passibile di giudizio, dunque manipolabile ovvero eventualmente distruggibile con un atto di potere. E’ la tecnica che di necessità distrugge sistematicamente la spiritualità, sostituendosi ad essa. Si attua l'eliminazione della dimensione affettiva come atto di "purificazione" e si previene l'insorgere di sensazioni di appartenenza e compassione (di fratellanza in sintesi), per sviluppare altresì frustranti complessi di colpa che culminano con la negazione dell'altro, del diverso. Ovvero si muovono sensazioni e sentimenti attraverso catarsi collettive costruite da emozioni indotte ad hoc. Tutto ciò crea impotenza connessa ad impossibilità di comprensione, di sintesi globale, fino all'estrema non possibilità di amore, inteso come fusione con l'altro da sè. Si favorisce dunque un'educazione binaria, bianco/nero, bene/male, che tende ovviamente alla dicotomia, che enfatizza la separazione e che quindi rafforza gli integralismi. Essa propende per un rapporto improntato all'autoritarismo che considera necessariamente il discente una specie a parte, in un rapporto di potere che viene stabilito e controllato da "colui che sa" rispetto a "colui che non sa". In questa dimensione del rapporto si nega la magia delle cose e nelle cose, poichè viene rin-negata quella dimensione relazionale che permette l'intuitiva, diretta conoscenza della realtà, ri-stabilendone le intime connessioni con la parte più profonda del sè, e permettendo l' indifferenziazione, l'uguaglianza, tra colui che "osserva" e chi o che cosa è "osservato", tra colui che agisce e chi o che cosa è agito. Si enfatizza la cultura del non-rischio, l’esorcismo dell'infelicità e della sfortuna, per cui l'uomo-discente diventa solo un testimone, uno spettatore che vede la situazione procedere e avvenire fuori di sè, e quindi la sente non controllabile nè gestibile, ma da subire o da aggredire. Ma poichè noi della realtà conosciamo solo l'interpretazione del nostro cervello (Shelling), se ci sforziamo di descriverla, la descriviamo come specchio di noi stessi. Allora, poichè le cose sono in noi come noi siamo in esse, ne deriva che l'uomo-discente è da ritenersi schizofrenicamente dissociato, come altro da sè, nel suo percorso di non possibilità di conoscenza e di negazione del proprio vivere in relazione. Egli riesce solo a percepirsi in un universo a parte, non integrato, al di fuori del mondo ovvero in un mondo in cui è possibile unicamente una manipolazione delle conoscenze stesse, in base alle necessità di potere di pochi, evento comunque di cui spesso non è interamente cosciente, ovvero a cui può risultare indifferente. Non è in grado di riconoscere, nè è consapevole dell'irripetibilità e originalità delle proprie, quanto altrui, specifiche esperienze nel mondo, in un rapporto attivo con una realtà in cui è circostanza ed evento, in cui nulla può separarsi dal nulla. In cui l'atto dell’educare deve diventare onnicomprensivo, muovendo da una motivazione di fusione che si realizza nell’atto d’amore totale. Come il maestro nei confronti del neofita nel Luogo Iniziatico (che chiameremo d’ora in avanti LUOGO), l'uomo deve aprirsi e riversare ciò che sa, ma sopratutto ciò che è, su un'altro sè, su un "altrove" che è sempre e comunque rappresentazione esterna del suo esistere, con il quale può e deve instaurare un rapporto di comunicazione che parta da principi di reciprocità, di sovrapposizione, di concomitanza, di uguaglianza. Per essere efficace, a tale atto deve, sempre e comunque, corrispondere una disponibilità ad apprendere intesa come "apertura al cambiamento possibile", ovvero deve esserci piena coscienza della possibilità che tale cambiamento sia attuabile nel qui e ora. Ciò che è, allora, può modificarsi in un divenire continuo, in un percorso-processo di interazione nel tutto e con il tutto poichè l'uomo, come parte integrante di questo tutto, è nelle cose, come le cose sono in lui (Comenio). E l'aspetto educativo preminente nasce proprio dalla possibilità di modificare una parte per il tutto, poichè ad essa corrisponderà alla fine, la modificazione di tutto il sistema. Come in un processo olografico. E la motivazione al cambiamento nasce dall'esigenza riconosciuta dell'impossibilità di vivere in modo casuale un'esperienza quale quella del vivere, atto iniziale e causa finale dell'esistere, nella piena consapevolezza del suo svolgersi nel tempo e fuori dal tempo. Si riconosce dunque l'esigenza del prendere atto e del riappropriarsi di ogni momento, di ogni frammento di esperienza, in un tentativo di rendere e mantenere cosciente, proprio nel qui e ora, ogni fenomeno-evento-pensiero e quindi renderlo immortale nel suo manifestarsi. L'atto dell'educazione diventa allora non solo trasmissione, ma soprattutto ricerca e sperimentazione (Comenio) nel contesto esperienziale delle radici, delle appartenenze, delle fedeltà ma anche dei rapporti con gli universi affettivi, mentali e conoscitivi che coinvolgono l'immaginazione, lo spirito, l'intelligenza, la poesia, l'arte, la musica, l'architettura, la creatività interiorizzata, la nobiltà d'animo. Ciò si attua in una fase duplice, simmetricamente speculare, che necessariamente si sviluppa contestualmente e sincronicamente, l'una causa e conseguenza dell'altra. In essa coesistono l'atto dell'insegnare, cioè l'atto del riversare la conoscenza (apparentemente centrato sull'oggetto), che ha una direzione lineare e univoca ed acquisisce valore e sostanza nel momento in cui si dipana e si proietta in un fuori, e l'atto dell'apprendere (apparentemente centrato sul soggetto). E tale atto dell'apprendere si concretizza in quella ricerca di comprensione delle proprie capacità e modalità di modificazione interiore e si realizza proprio attraverso un percorso-processo che è prima di tutto di comunicazione. E ciò attraverso l'interazione del proprio sè con la piena coscienza del sè esperienziale, che si fondono in un processo di magica trasformazione alchemica. E' così che la funzione del Maestro viene interconnessa all'essere contemporaneamente anche discente. Chi insegna risponde alle domande che il discente pone, ritrovandole dentro di sè, in una teoria infinita di quesiti e risposte che si ripetono entro il cerchio magico del tempo della vita ma che non esauriscono il problema del vivere. Egli favorisce e guida la modificazione del sistema uomo direzionandolo. Ma è solo l'uomo stesso, cioè colui che realmente aspira, desidera, vuole, che può attivare il cambiamento, trasformando ciò che apprende in esperienza ed interiorizzandola. E laddove il percorso di insegnamento si pone come lineare, come espressione di un prima e un dopo, e si concretizza nell'evidenziare e nel raccogliere dati indispensabili per conoscere il contesto ed i contenuti, la vera e propria fase di apprendimento avviene nell'intimo della coscienza per illuminazione e per stadi di livello successivi. Essa viene intesa come interiorizzazione del dato-oggetto-evento-pensiero, e si esplica paradossalmente in modo sincronico in un susseguirsi di cause ed effetti, in cui ogni modificazione si fonde con ciò che il sistema era in precedenza, alterando e rendendo obsoleti tutti i valori di riferimento passati. La contemporaneità elimina il prima e il dopo e, in modo irreversibile, ciò che era non può più essere. L'atto di conoscenza agisce a livello profondo e diventa atto di coscienza. Ci si muove nel ritmo di una spirale ascendente che, espandendosi con un fenomeno a "palla di neve" (che aumenta, cioè, con una progressione enorme), porta verso un continuo ampliamento dell'essere e nell'essere, in una ricerca infinita di una perfezione irraggiungibile ma sempre e comunque ai margini dell'inconoscibile in cui maestro e discente continuano a fondersi in un' unica figura. La serie di vissuti di entrambi si sovrappone, ed i livelli di significato e di interpretazione si intrecciano e convogliano nel simbolo, rendendo impossibile il districarsi del loro percorso e del loro agire. Nel Tempio della Relazione, attraverso la rappresentazione del Rito-Comunicazione (con un atto di formazione ma anche di autoformazione) si rendono manifesti, non tanto i significati di ogni simbolo, che sono e restano in ultima analisi inconoscibili, ma i livelli di narrazione del simbolo stesso che si rendono manifesti a seconda dei livelli di conoscenza e degli stati di coscienza di coloro che si accostano ad essi. Il Maestro e il neofita-discente sono accomunati da un'apertura alla comprensione che procede da un’iniziazione, cioè dalla piena e totale accettazione, dalla piena e totale disponibilità, dalla piena e totale consapevolezza della sacralità dell'atto del vivere quotidiano. Tale procedimento li mette in grado di muoversi in modo direzionato (rispetto ad un procedere non direzionato e quindi casuale e quindi profano) verso un obiettivo che forse non è altro che la conoscenza del perchè dell'essere vivo, ovvero la coscienza del vivere una serie continua di morti e rinascite. Circoscrivere tale esperienza all'interno di uno spazio specifico nei suoi elementi contestuali, cioè il sè-tempio, significa poter focalizzare l'attenzione e ampliare la percezione, che devono essere concentrate sul percorso di conoscenza, il quale non permette deviazioni dal proprio specifico, esclusivo, personale, unico, sentiero dorato che indirizza e guida secondo coscienza. E' in questo contesto che agisce il rituale (che è conoscenza) attraverso il rito (che è esperienza della conoscenza). E di concerto si attua la rielaborazione dell'esperienza di conoscenza nel proprio intimo e nel lavoro di gruppo e si rende esplicita e comune attraverso la tavola. Così nell'esperienza di LUOGO si crea e si realizza il modello di relazione con l'altro da sè, improntato al Sacro come elemento di coesione della relazione stessa. E mentre la percezione dello spazio nasce dall'esplorazione rituale dello stesso, la coscienza dell'inconoscibilità del simbolo si realizza e si verifica, nel percorso, cioè nella determinazione della direzionalità dei livelli di narrazione possibili e comprensibili del simbolo stesso. Ognuno è educatore di sè stesso e dell'altro, ognuno realizza il cambiamento per sè e per l'altro. E con il cambiamento si attua l'esperienza di un continuo trasmutarsi, in una catena di realizzazioni possibili. Da quanto evidenziato si può anche individuare una serie di elementi che possono costituire una base di partenza per la realizzazione di un progetto formativo che si riconduca ad una pedagogia definibile "iniziatica" in un contesto definibile profano. Ciò comunque ricordando che è la "persona", il docente che mette in atto il progetto stesso, che qualifica attraverso il proprio fare (cioè attraverso le proprie scelte operative e di percorso, ma soprattutto attraverso il proprio esserci) la relazione educativo-didattica improntandola nelle sue implicazioni e tensioni verso la più completa possibile realizzazione del discente. Il rielaborare per un discente non adulto una prassi iniziatica che si basi su di una forte motivazione al cambiamento, richiede infatti la presenza di un docente "illuminato" che la renda operativa. Infatti uno stesso progetto innescato da chi non ritiene indispensabile richiamarsi a quei valori e a quei criteri di fondo, può non essere altrettanto efficace. Ovvero può esserlo eventualmente nella misura e nel modo in cui il discente sia in grado personalmente di ritrovare il proprio percorso grazie ad una situazione contingente favorevole, oppure si ricorra ad una possibile ri-formazione, intesa come trasformazione, del docente sul campo. Ecco perchè nella storia della Pedagogia abbiamo pedagogisti che ottengono con i propri allievi risultati incredibili, ma pur stabilendo essi stessi la teoria e la prassi per la trasmissione del proprio modello operativo, altri educatori non sono in grado di riprodurre gli stessi risultati. Si può comunque individuare un'ipotesi di progetto educativo basato sugli specifici criteri "operativi" pedagogici, deducibili da quanto già evidenziato. Esso risulta necessariamente finalizzato alla realizzazione globale ed armonica dell'individuo, sviluppandosi essenzialmente su tre direttrici, quali: la relazione con il sè; la relazione con l'altro e al vivere insieme; la relazione con l'esperienza della conoscenza. Esso ovviamente si fonda su un concetto di formazione permanente della persona, in questo caso docente ed allievo, che si modificano in piena consapevolezza attraverso la relazione stessa, agendo reciprocamente sulle proprie conoscenze e sul proprio livello di coscienza della conoscenza. Ciò può avvenire per stadi e per fasi nel tempo, in base alle capacità di apprendimento, alle personali e peculiari caratteristiche e competenze e alle esperienze, ma soprattutto alla eventuale motivazione al cambiamento direzionato. Presupposto essenziale ed esistenziale è favorire al massimo l'educazione alla più ampia libertà possibile, personale, e quindi del e nel contesto sociale, in modo da favorire lo sviluppo integrato delle potenzialità intrinseche ed estrinseche della persona lungo il suo percorso esperienziale di conoscenza. E' necessario infatti educare alla libertà (Steiner) presupposto fondamentale di una vita spirituale creativa e prerequisito essenziale per un operare nel mondo ad ampio raggio, che si concretizza nell'attiva stimolazione e nello sfruttamento delle proprie ed altrui qualità individuali nell'atto dello scegliere. Il progetto formativo si focalizza allora, non tanto e non solo sull'individuazione di contenuti da traslare (e per contenuti si può intendere conoscenze, tecniche, capacità, valori imposti o suggeriti), quanto sulla necessità di stabilire le caratteristiche di un contesto interrelazionale che deve essere improntato a rispetto e tolleranza reciproci, e sulla necessità di ritrovare le motivazioni da attivare rispetto ad un progetto evolutivo di cui si è continuamente coscienti. Esso si fonda sulla convinzione che ognuno è profondamente diverso nel proprio porsi di fronte all'esperienza di vita e riconosce la necessità di individuare percorsi ed interventi da adattare ai bisogni, alle conoscenze, alle competenze, ai tempi e modi, del singolo. Esso si concretizza in un fare progettuale che individua il modello di cambiamento possibile, mantiene coerente il progetto di modificazione nelle sue finalità, percorribile il percorso nelle sue fasi e si dimostra autoverificabile nei risultati per entrambi: maestro e discente. Ciò significa favorire la conoscenza dell'atto di formazione nel suo svolgersi e mantenere costante la consapevolezza del suo evolversi nelle direzioni possibili. In questo modo l’atto di "osservazione nella partecipazione" diviene il vivere "l'esperienza nella sperimentazione", attraverso una modificazione nel livello di coscienza. Il proprio ed altrui vissuto diventa oggetto di un continuo percorso di auto-analisi e di verifica e valutazione, che guida ad essere continuamente consapevoli delle proprie scelte e del proprio esserci nel qui e ora. Si riconosce a questo punto che l'interdipendenza degli avvenimenti che avvengono dentro e fuori l'individuo durante il processo del cambiamento innescato, e quindi delle variabili implicate, costituisce un fenomeno piuttosto complesso da riconoscere nei suoi elementi costitutivi e informativi, poichè le molteplici variabili in gioco si intrecciano e si compenetrano in un sistema integrato di elementi organizzati in diversi livelli gerarchici. Risulta perciò necessario educare ad individuare tutti i possibili punti di riferimento, educare a riconoscere tuttipossibili punti di vista, educare ad apprendere le possibili modalità di approccio, per poter dare un ordine all'avvenimento-fatto, in modo da poter arrivare alla comprensione e all' introiezione della realtà globale. A tale scopo si deve imparare a diventare consapevoli delle proprie strategie per gestire il mondo e il proprio io (che di tale mondo fa parte), per dominarli e poterli modificare consapevolmente ed in modo direzionato. Tali strategie appartengono alle narrazioni del mondo del desiderio, ma anche del dover essere, esattamente come in un Tempio. E' importante a tale scopo sviluppare la capacità di comprensione dei meccanismi sottesi alla capacità di percezione del fenomeno, in modo da poter ripercorrere in modo consapevole e cosciente il proprio iter operativo e di riconoscimento dei problemi, in quanto tali. A tutti gli effetti si deve arrivare a coscientizzare l'avvenimento-fatto-evento, e ciò attraverso un'analisi tanto intuitiva quanto razionale, per impadronirsi di ogni sua probabile componente e rendendolo in tale modo classificabile e quindi oggettivamente reale nelle sue implicazioni. In questo modo la comprensione globale della propria ed altrui realtà che ne può derivare, diventa tale per cui la risposta in termini di adattamento alle situazioni e la valutazione delle risposte stesse, proprie e altrui, diventano punti di forza per ulteriori osservazioni e rilevazioni, per avanzare lungo il proprio percorso evolutivo. In sintesi per proporre un modello educativo per il cambiamento globale di un eventuale di sciente, nell'ottica della sua realizzazione tanto interiore quanto di adattamento al mondo, risulta allora indispensabile tenere conto sempre e comunque che l'allievo è un sistema aperto in relazione con sè stesso, l'altro e la situazione. Egli non è agito, cioè subisce unidirezionalmente l'intervento, ma è al centro di una rete di rapporti che modifica, modificandosi. L'approccio deve essere di tipo globale, e deve essere connesso alla costruzione di un modello operativo educativo-didattico che tenga conto soprattutto degli effetti della relazione. Tale modello per il cambiamento, atto ad identificare e affrontare una visione di insieme del problema, deve essere progettato tenendo conto delle interazioni e correlazioni esistenti tra i diversi elementi squisitamente metodologico-operativi quali: finalità, obiettivi, fasi, strumenti, metodi operativi, criteri di verifica e di valutazione specifici rispetto ad ogni singola peculiare e determinata situazione psico-emozionale di un allievo. Essendo condizionato da un rapporto di conoscenza, dalla reciprocità di relazione, prima di progettare e realizzare un progetto di intervento, è infatti determinante acquisire tutte le informazioni necessarie per conoscere l'alunno con cui si interagisce, poichè non esiste un alunno ideale, ma ognuno ha proprie capacità e possibilità di entrare in relazione, specifici bisogni cognitivi, affettivi e spirituali, capacità e modalità di apprendimento personali. E' determinante dunque attivare contestualmente un progetto di auto-analisi nell'ottica di una autoconoscenza, che si concretizza e si rende esplicita proprio nel porsi in relazione. Da queste si dovrà partire per individuare la possibilità di modificazione, reciproca, come si diceva, nell'ottica di una sempre migliore adattabilità all'ambiente e con l'ambiente e di crescita interiore. E' determinante riconoscere che la scelta del tipo di approccio, la scelta delle modalità di definizione dell'intervento e delle modalità di applicazione dello stesso si rivelano determinanti per un procedere adeguato, affinchè si agisca in un determinato modo rispetto ad una determinata situazione, in quel determinato tempo e spazio, rispetto a quel particolare alunno, rispetto a se stessi. Ciò diviene necessario poichè dati i presupposti non esistono percorsi di routine dove si ha la certezza di ritrovare ciò che si è "appris". Da "apprendre", che ha doppia valenza di imparare e di insegnare, per intendere che i due procedimenti non sono dunque che un unica esperienza che porta alla crescita produttiva della persona, cioè dell'individuo, di qualsiasi individuo e della sua integrità. All'interno dell'esperienza formativa, ci si deve porre perciò in una continua condizione di apertura e sperimentazione e si deve essere consapevoli che l'intervento può portare modificazioni diverse in discenti diversi, anche se apparentemente risultano avere stesse capacità e potenzialità. Si deve essere sempre necessariamente coinvolti in percorsi di ricerca, per poter individuare possibili ipotesi di soluzione dei problemi che si presentano, e che spesso rimangono aperti se non affrontati in un'ottica risolutoria. Il punto di partenza diventa la situazione concreta in cui si trova l'individuo, con la sua storia personale, il suo bagaglio di conoscenze, in una parola con la sua matrice cognitiva, affettiva e spirituale, strutturata nell'ambiente socio-culturale in cui è immerso. Il punto di arrivo è invece costituito dalle mete formative specifiche che si intendono raggiungere attraverso l'iter della sperimentazione in un lavoro organizzato per problemi attorno a nuclei di contenuto, che comunque lasci spazio alla creatività, all'originalità alla coscienza dell'individuo. Il risultato della ricerca costituisce un apporto di maturazione allo sviluppo della matrice cognitiva, affettiva e spirituale di ogni singola persona, rispetto ad un prima ed un dopo. Ricercare allora diventa lo sperimentarsi di un percorso, un itinerario di ipotesi e soluzioni, sia pure parziali e temporanee, ai problemi vissuti dall'altro, per l'altro, con l'altro, ma che propongono una maturazione personale continua e reciproca. Per quanto riguarda i contenuti è determinante precisare che non rappresentano l’unico obiettivo della conoscenza, ma devono proporsi come stimolo a sviluppo di ulteriori abilità e competenze di tipo globale. E’ altresì importante affrontare il problema di come sono organizzate conoscenza ed esperienza nella molteplicità delle loro forme. A tale scopo lo studio dell’immagine, della parola (e del simbolo) si rivelano determinanti poichè sono gli strumenti più potenti con cui si organizza l’esperienza e con cui si costituisce la "realtà", delle cose (Bruner). Da ricordare in ogni caso, l'opinione di Gentile che dichiara che ogni scienza, appartenente all'incremento della scuola e dell'educazione, si sostanzia in una sola cosa, nell'atto d'Amore. Quell'Amore che, sempre e comunque, dà significato alle dottrine ed energia ai propositi.