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STORIA E METASTORIA DEL MARTINISMO Igneus S:::I:::I:::
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Mercuzio:maschera su maschera ora non temo occhi curiosi che vengono a spiar le mie bruttezze. Questa posticcia maschera arrossir dee per me (da Romeo e Giulietta Atto I° scena IVa )
Il Martinismo attuale è una derivazione, diretta od indiretta che sia, del secolo dei Lumi, e degli Illuminati e degli Illuministi che formarono lo spirito dei suoi tempi.
La sua pertinace permanenza nel nuovo millennio, ancora immerso nell'oscurità che ha seguito le perdute illusioni di un progresso spirituale in armonia con il progresso scientifico, è talmente anomala che può veramente sembrare una volontà dei piani superiori.
L'esplosione dello pseudo-spiritualismo del New Age è in realtà un neo-materialismo, quanto più pericoloso quanto più ha assunto la forma dei gusci vuoti di residui psichici di religioni obsolete, di Misteri ormai scomparsi.
La mistica India che i teosofi sognarono ha la stessa altissima percentuale di cialtroni e ciarlatani che vi è in Occidente, tanto che solo uno stupido esotismo può produrne l'importazione.
Le infinitesimali possibilità di illuminazione possono attuarsi nella remota Katmandu o nella remotissima Roccacannuccia di Sotto, ed è più facile trovare insegnamento e conoscenza nelle biblioteche dell'Occidente che presso i luridissimi sadu di strada di Benares.
Quando per le strade vediamo quella sorta di dervisci mediatici che sono gli Hare Krisna, molti possano credere che possa esistere in questi una parvenza di spiritualità, un valore esoterico ed alcuni possano illudersi di lasciarsi alle spalle le superstizioni del cattolicesimo abbracciando una religione altrettanto arcaica, altrettanto bigotta e superstiziosa.
Robert Ambelain ha tracciato una storia impietosa del Martinismo; Arturo Reghini, forse personalizzando troppo la sua disturna con il Gran Maestro Sacchi, (Synesius S:::I:::I::: , che aveva ribattezzato Asinesius) ne ha messo in evidenza le contraddizioni ed il temporalismo.
René Guènon, nonostante che la sua prima scuola di esoterismo fosse stata quella di Papus, nel 1909 ruppe ogni rapporto con i gruppi esoterici hai quali era appartenuto, compreso l'Ordine Martinista, e non è certamente tenero con questi gruppi che definisce come occultistici e quindi contro-iniziatici.
Ma nel desolato panorama attuale che ha visto la frantumazione e la polverizzazione progressiva di ogni valenza effettivamente esoterica, la clonazione truffaldina di Ordini e gruppi che hanno per unico scopo quello di ramazzare denari e piccoli poteri meschini, l'Ordine Martinista permane, e permarrà fin quando sarà osservata la sua povertà ed il suo disinteresse.
Aldebaran S:::I:::I::: (Gastone Ventura) imponeva che, a deroga della rigidissima impostazione dell'Ordine, le Logge potessero accettare dai propri membri solo "un pizzico d'incenso ed una candela".
Ma già alcune clonazioni internetiche dell'Ordine mettono le mani adunche avanti, dichiarando che per ricevere l'iniziazione Martinista vi sono delle capitazioni annuali…contraddicendo ed invertendo uno dei primi principi dell'Ordine, quello della gratuità e della povertà.
I nostri Fratelli francesi hanno da anni accettato il principio di non entrare in polemica con le innumeri filiazioni dell'Ordine, ma di riconoscere come Fratelli tutti coloro che hanno ricevuto l'iniziazione Martinista.
Le infinite serie di divisioni, fratture scissioni che il tempo e gli uomini hanno prodotto, in un ambito che non ha dogmi, ma solo principi, e che predica la libertà spirituale ed intellettuale dei propri membri, sono comunque inevitabili ed accettabili.
Il Martinismo non potrà mai essere un Ordine unitario, non essendo una Chiesa e non avendo grandi pontefici. Non avendo ortodossia, non ha quindi eresie ne ha motivo di disprezzare o perseguire alcuno.
Ma nel nostro mondo attuale, in cui chi non comunica non esiste, vi è la deprecabile possibilità che prevalgano gli aspetti oscuri che ogni luce inevitabilmente produce.
Sopportiamo quindi gli Arlecchini ed i Pulcinella che usano la maschera solo per nascondere le loro brutture, sopportiamo i plagi e le truffe commesse in nome di ciò che profondamente amiamo, sopportiamo che i nomi venerati dei nostri Maestri sia pronunciato da bocche impure ed interessate.
Gli dei a volte ridono delle nostre illusioni, delle nostre ambizioni anche se nobili e disinteressate, delle nostre spesso inutili fatiche, delle nostre costruzioni effimere nel contingente.
Ma neanche gli dei possono sorridere di una verità interiore che è più reale quanto più inespressa, di un desiderio che è più lancinante quanto più silente, di una volontà che è più potente quanto più rivolta agli abissi muti ed insondabili della nostra povera essenza umana.
Vi è un solo modo di resistere alla pressione immane dell'età oscura, conservando, tramandando e testimoniando: perseguire la conoscenza, che è l'unico argine al prevalere della volgarità, dell'improvvisazione, del plagio, della prevaricazione.
L'ingannato non è colpevole quanto l'ingannatore, ma n'è perlomeno complice. Vi è un modo infallibile per riconoscere immediatamente le clonazioni occultistiche. Se queste ignobili quliphot chiedono denari, o prestazioni contrarie alla libertà e dignità dell'individuo, coloro che si dichiarano iniziati dovranno ricordarsi che fra i loro mezzi operativi non vi sono soltanto i ceri ed i profumi, ma anche la spada.
Questo non è un'invito marziale, ma piuttosto mercuriale. L'innocente, pur se qualcuno osi proclamarsi tale, è pacifico, anche se non pacifista a tutti i costi.
I mezzi operativi che la tradizione ci ha trasmesso sono rituali, anche se nell'era attuale questi strumenti sono difficilissimi da usare.
Il rito ha un'effettiva funzione se può collegare il microsmo al macrocosmo. Il passato aveva tempi e ritmi diversi, e la vita era inevitabilmente in armonia con i cicli dell'universo.
Oggi solo gli astrologhi e coloro che seguono un rito quotidiano osservano le fasi lunari, l'ingresso del Sole negli animali celesti, la segnatura delle ore, il Tempo, insomma, di chi aveva la ricchezza del tempo.
Nella sua estrema rarefazione rituale, il Martinismo rappresenta forse un'adattamento essenziale degli atroci ritmi ai quali è costretta l'umanità alla volontà di chi vuol comunque percorrere una via spirituale.
Gli antichi Veda affermavano che:
"coloro che vivranno nel Kalj-Yuga saranno beati, perché a loro sarà richiesto molto meno."
Forse alle nostre generazioni sono sufficienti quei pochi minuti al giorno di meditazione, invocazione, preghiera, la purificazione novilunare ed altri pochi e semplici riti per tentare con speranza, ma senza illusioni, la via dell'illuminazione.
Ma questo non significa ignorare la grande teoria micro-macrocosmica, la legge dell'analogia, le grandi regole rituali universali che sono valide "semper et ubique".
Da dove deriva ciò che di rituale è rimasto nel Martinismo, quali sono le sue essenziali leggi, gli assiomi che un'auspicata primavera farà risgorgare dalle profondità della terra madre, dall'altezza infinita dei cieli eterni?
Il problema è ancora una volta la conoscenza. Quando rievochiamo i grandi personaggi Martinisti del passato, possiamo soltanto supporre in loro l'illuminazione e l'iniziazione effettiva, ma dobbiamo riconoscerne senza dubbi la loro profonda conoscenza.
Dopo la morte fisica di Gastone Ventura e Francesco Brunelli, con la loro grandezza intellettuale e spirituale, i loro difetti umani e la grande querelle che ne derivò, potremmo scrivere qualcosa della storia del Martinismo italiano, o quantomeno una molto più modesta cronaca?
Solo l'eco lontana di ormai obsolete fratture rimarca la differenza di Ordini sonnolenti, in cui la polvere del tempo e l'assenza di pensiero stratifica bigotterie ed ignoranze.
Spesso, di un pensiero complesso e profondo e virile come quello di Saint Martin rimane solo un vago dormiveglia falsamente misticheggiante, un quetismo tanto dolce da essere stucchevole, una sorta di caramella molle al lampone, per palati dalle gengive deboli.
D'altro canto, i tentativi di rendere l'Ordine più "operativo" in senso martinezista o, meglio, "modernizzarlo" con neo-esoterismi alla Golden Dawn o con dei neo-ermetismi - che sono comunque degni di rispetto pur esulando dalla specificità dell'Ordine Martinista - sono falliti.
E questo fallimento non deriva tanto dalle enormi difficoltà che ciò comporta per gli uomini che vivono la nostra era, quanto dall'incompetenza, dalla mancanza di talento e conoscenza, dalla pigrizia e dalle ambizioni, appaganti di per sé, di coloro che avrebbero dovuto "operare".
Cosa direbbe Saint Martin di queste "interpretazioni" che non sono soltanto del nostro tempo? Lasciamo a lui stesso la parola:
"Non mi sogno affatto di biasimare questi Martinisti; non è destino dei libri di diventare la preda dei lettori? Ma sono stupito del fatto che mi avete giudicato così infatuato del mio debole merito tanto da poter dare il mio nome alla mia antica scuola o a qualunque altra…"
Il più celebre passo di Saint Martin sull'iniziazione è il seguente:
“La sola iniziazione che predico e che ricerco con tutto l’ardore della mia anima è quella attraverso cui noi possiamo entrare nel cuore di Dio e far entrare il cuore di Dio in noi, per compiervi un matrimonio indissolubile, che ci renda l’amico, il fratello e la sposa del nostro divino Riparatore. Non vi è altro mistero per giungere a questa santa iniziazione che sprofondarci sempre più sin nelle profondità del nostro essere e di non mollare la presa, fin quando non siamo pervenuti a sentirne la viva e vivificante radice, in quanto allora tutti i frutti che dovremmo portare secondo la nostra specie si produrranno naturalmente in noi e al di fuori di noi, come vediamo accadere ai nostri alberi terrestri, in quanto aderiscono alla loro relativa radice e non cessano di estrarne i succhi” (Lettere a Kirchberger, 19 giugno 1797)
Ma questo cammino individuale verso l'iniziazione è un fattore intimo, riservato, che non necessita di esplicazione né di organizzazione, schematizzazione, ordinamento.
Nel suo Mon livre verde, n.° 859, Louis Claude de Saint Martin riconosce che le "organizzazioni e società filosofiche ed altro" sono delle forme di cui ci si può anche disfare, ma che hanno avuto ed hanno tuttora degli utili effetti spirituali.
Ma se il desiderio e la volontà ci porteranno in un futuro indefinito ed indefinibile all'illuminazione ed all'unificazione con i piani divini, queste non possano essere esercitate senza la completezza della vita nel quaternario.
La ricerca dell'iniziazione non contrasta, ma coincide con la necessità ed il gusto di vivere da uomini fra gli uomini, anche nelle eterne e sempre nuove contraddizioni interiori ed esteriori che questo comporta.
Il Martinismo è forse più una metodica esoterica, un'influenza spirituale nella storia e nel pensiero, che un'ente organizzato.
Trovare il filo d'Arianna secolare di quest'influenza non è affatto difficile, anche se gli studi in questo campo sono per lo più inediti in Italia.
Possiamo intanto notare come gli scritti politici e sociali di L.C. de Saint Martin siano una miniera inesplorata.
Può sembrare inusitato Ecce Homo e Le nouvel Homme furono considerati libri rivoluzionari, tanto che furono stampati presso la Stamperia del Centro Sociale del Palais Royal, nel 1792 da Bonneville. Come afferma lo storico James H.Billington
" Nel 1792, all'apice della sua influenza, il Circolo Sociale cominciò a pubblicare i testi cripto-rivoluzionari del gran sacerdote del misticismo lionese, Louis Claude de Saint Martin."
Può essere interessante notare che un acerrimo nemico dell'Illuminismo come Saint Martin abbia affermato, a proposito della Rivoluzione Francese, che:
" Un sole radioso si è staccato dal firmamento per posarsi sopra Parigi, da cui diffonde una luce universale. L'Uomo Nuovo può cogliere quella luce contemplando i cerchi concentrici che convergono in un punto all'interno della luce di una candela accesa: in questo modo, egli si "reintegra" con gli elementi primi: l'aria, la terra e l'acqua. Nella misura in cui l'uomo si evolve in puro spirito, la democrazia rivoluzionaria diventerà deocrazia."
Bonneville, Marechàl e Tomas Payne avevano trovato in L.C.de Saint Martin le stesse concezioni massonico-pitagoriche che ispiravano la loro utopia sociale.
All'inizio della rivoluzione le teorie illuminate erano fondate su un comunitarismo pitagorico che non era basato sul predominio di una classe, ma sul governo illuminato di illuminati.
Sull'influenza Martinista sulla rivoluzione francese si era espresso anche un autore che ebbe un peso notevole sulla reazione europea della Santa Alleanza, con un enorme pamphlet, la Storia del Giacobinismo, il gesuita Abbé Barruel.
Così il famigerato Abbé definisce il pensiero di Saint Martin:
"Io però ricavo la sua dottrina (del De Saint Martin) ed il suo grande oggetto dei suoi scritti, da quello che ne ha fatto l'apocalisse de suoi seguaci, nella sua famosa opera "Degli errori e della verità". Io so quanto costa il decifrare gli enigmi di quest'opera tenebrosa; ma conviene bene aver, per la verità, la costanza che i suoi seguaci hanno per la menzogna. Ci vuol pazienza per discoprire tutto il complesso del codice Martinista fra il gergo misterioso dei numeri e degli enigmi. Risparmiamo, per quanto possibile, questa fatica al lettore. L'eroe di questo codice, il famoso Saint Martin si mostri all'aperto; ed ipocrita al pari del suo maestro egli non sarà più che un vile copista delle inezie dello schiavo eresiarca, generalmente noto con il nome di Manete. Con tutti i suoi raggiri egli non conduce meno i suoi seguaci negli stessi sentieri e loro ispira il medesimo odio agli altari del cristianesimo e al trono de sovrani, ed ancora d'ogni governo politico."
In questo brano si sintetizza tutto il livore antimassonico ed antimartinista di quell'epoca, e non solo di quella.
La preoccupazione dei denigratori dello spirito libero non deriva che da un solo elemento: il mantenimento del controllo sociale da parte delle due tirannie: quella politica e quella religiosa, che sono a volte contrapposte ma purtroppo molto spesso unite.
Il Martinismo, sia nei suoi concetti filosofici che in quelli metafisici, è portatore di libertà, anche indipendentemente dalla sua azione, che solo in alcuni periodi storici è stato - solo concettualmente - politico.
Il suo portare nei propri geni questo principio etico essenziale, (che porta a sua volta in sé la tolleranza per le altrui libertà e la fraterna "passione" per l'uomo) ciò che unisce i Martinisti, al di là delle diatribe causate dai personalismi e dall'intolleranza, ma anche al di là della storia e delle sue passioni, è la tensione a quel piano metafisico dove si pone l'infinito ed indefinibile Supremo Artefice dei Mondi.
IN APPENDICE:
I documenti
Tratto da La Chiesa del Paracleto di Vincenzo Soro
MANIFESTO DELL'ORDINE MARTINISTA
"Il Supremo Consiglio dell'Ordine Martinista, depositario della Tradizione, è pienamente edotto delle cause prime che determinarono le presenti perturbazioni politiche e sociali, considera suo imperioso dovere il ricordare quanto, in circostanze analoghe, fu rivelato dai Predecessori, e ciò che l'illustre Wronski nel suo Apocalittico Messianico confermò e dimostrò senza timore: - Una sola catena abbraccia tutta l'estesa rete di tutti i Grandi Segreti e di tutti i sistemi dell'Universo.
Gradi e sistemi, si riuniscono tutti nel Punto Centrale dell'Onni-Potere. Non c'è che un Ordine solo: ed i suoi segreti sono due; l'uno è il suo Scopo, l'altro la sua Esistenza ed i Mezzi di cui dispone.
Quel che vediamo oggi sul piano fisico, non è se non la conseguenza delle guerre che da oltre settantacinque anni si svolgono nell'invisibile tra l'Armata della Luce e l'Armata delle Tenebre.
Nel 1914 suonò l'ora della confragazione generale sul Piano Terrestre. Le lotte che si sono svolte nell'invisibile ebbero così la loro sanguinaria ripercussione sul piano fisico: e da quel momento, l'Odio, figlio dell'Egoismo, ha sostituito quell'amore del Prossimo di cui si parla con tanto fervore nei Vangeli di tutte le religioni.
Sembra inoltre che, per colpa di certi uomini imperfettamente iniziati, la Catena Iniziatica sia stata in alcuni punti spezzata, poiché in parecchie contrade le forze morali si sono divise; e là dove l'Unione doveva ripercuotersi sul Piano Fisico, non resta ormai altro che la più pericolosa discordia Bisogna a tutti i costi far cessar questa situazione che potrebbe far capo a catastrofi incalcolabili.
Perciò il Supremo Consiglio dell'Ordine Martinista, ispirandosi alle parole citate più sopra, raccomanda a tutti i Fratelli sparsi nel mondo di unirsi più strettamente che mai per raggiungere lo Scopo: il quale scopo, come ha ben detto il grande MAZZINI è unico, quali che siano le diverse apparenze.
Lavorare a questo SCOPO UNICO è, per tutti gli Adepti, un impegno sacro; e questo impegno è per loro tanto più preciso in quanto essi sanno che l'oggetto, i limiti e la misura dell'opera variano secondo i bisogni dei tempi, progrediscono in proporzione diretta all'evoluzione della verità, e si modificano gradualmente nel corso degli evi.
Riflesso del Tempio Mistico, la Società Umana non riposa soltanto su la colonna del DIRITTO, ma si appoggia anche su quella del DOVERE. D'altronde non c'è manifestazione religiosa, o sociale, o morale, che possa sfuggire alla legge fatale dell'evoluzione. Ogni epoca - la quale non è che un istante nell'universale evoluzione - deve venir a riunirsi in uno stesso Pensiero e convergere verso lo stesso SCOPO tutte le parti vitali del Corpo Sociale.
Il presente Manifesto vuole dunque dimostrare a tutti i Nostri Fratelli, preposti alla costruzione del Gran Tempio Simbolico, che bisogna non lasciarsi fuorviare, come pure bisogna fare in modo che lo Scopo non venga oltrepassato, cosa troppo spesso accaduta in diverse epoche della storia umana.
Non dimentichiamo che la verità è contenuta nel Sacro Monogramma hvshy che decora i nostri Templi. Oggi si può veder chiaramente che il Nome Ineffabile hvhy è stato spezzato in due: si può veder chiaramente che il Sublime Quaternario è stato violentemente separato in due binari opposti; rotto l'Equilibrio, distrutto in parte il Tempio, minacciati d'inanità gli sforzi che gli iniziati fanno da secoli e secoli per ristabilire l'Armonia fra le Diadi in contesa.
Ebbene, consideriamo gli avvenimenti attuali della luce dell'iniziazione. Ricordiamoci che il CRISTO è rappresentato dalla lettera S (s) e che questo S, simbolo cristico, è e deve restare per noi il Termine d'Equilibrio, il termine conciliatore ricongiungente i due Binari opposti: il Bene ed il Male, la Materia e lo Spirito, l'Ombra e la Luce...
Segnato è dunque il posto per Noi: esso è in cima e tra le Colonne Opposte del Tempio. Noi siamo i Figli della Luce.
Abbiano tutti i Fratelli coscienza del Dovere che loro s'impone di continuare in mezzo al Mondo illico l'Opera Sacra. Dobbiamo ad ogni istante tenere presente di fronte allo spirito il Simbolo della FENICE.
Su le tenebre che avvolgono il Mondo, brilli alfine la STELLA FIAMMEGGIANTE; e sia il Simbolo di quella PACE che fu annunziata a tutti gli uomini di buona volontà.
E ricordino sempre i nostri Fratelli che il dovere d'ogni Martinista - dovere nettamente fissato dai nostri Rituali - è diffondere oltre ogni possibilità gli insegnamenti morali, sociali e religiosi del Martinismo per contribuire così alla Rigenerazione della Famiglia Umana ed instaurare sopra la Terra l'Associazione di tutti gli interessi, la Federazione di tutte le Nazioni, l'Alleanza di tutti i culti, e la Solidarietà universale.
Dato dalla Sede del Magistero Universale, il 10 gennaio 1921.
Seguono le firme del Gran Maestro Generale, S.B. il Sovrano Patriarca Gnostico + GIOVANNI II BRICAUD 33\90\96\, del Gran Cancelliere dell'Ordine, e dei Sovrani Delegati Generali (Grandi Maestri Nazionali) dei seguenti paesi; Inghilterra, Italia, Svizzera, Belgio, Baviera, Austria, Olanda, Danimarca, Svezia, Norvegia, Polonia, Russia, Ucraina, Ceko-Slovacchia, Algeria, Madagascar, Canada, Stati Uniti d'America, Messico, America Centrale, Equatore, Chile, Brasile, Argentina. Fra i firmatari si notano anche Capi d'importanti Fratellanze Illuministiche europee, come per es. il Gran Maestro Generale dell'Ordo Templi Orientis, il Gran Maestro Generale dei Samaritani Incogniti, il Gran Maestro della Gran Loggia [Massonica] d'Ucraina, ecc.
NOTA BENE
Il documento suddetto necessita di una difficile interpretazione e commento. Si tratta di un manifesto che, a prima vista, denuncia alcune degenerazioni di quella sinarchia d'impero che ha in parte influenzato il Martismo moderno, in particolar modo quello francese.
La sua pubblicazione deriva da un desiderio di conoscenza e di chiarezza su un momento particolare della storia del Martinismo e gradiremmo maggiori Lumi da chi li possiede