La Grecia è la giovinezza dell’umanità.

Filippo Goti

 

Ogni volta che riscattiamo un peccato distruggiamo un po' del male che possediamo. (Simone Weil)

E' sicuramente animata la Weil da una profonda ammirazione per la Grecia Classica, in cui intravede il cuore pulsante del bello e dell'intelletto umano. Un cuore pulsante più simbolo, che realtà. Un cuore pulsante ideale ed idealizzato, a cui l'uomo deve protendere ed ispirarsi.

La Grecia è la giovinezza dell’umanità. Ma la virilità promessa da questa giovinezza, ahimé, non è venuta. (I, 135).

La frase riportata esprime lo struggente dramma emotivo della Weil, che intravede nella Grecia Classica un possibile momento di svolta per l'umanità. Una seconda rinascita, non più dal bruto fango, ma dal puro intelletto. Osserviamo come tale compito riservato alla Grecia e alla sua filosofia, per la Weil, è ancora oggi presente: infatti essa utilizza il tempo presente per descriverne il ruolo avatarico ad essa riservato. L'ovvia considerazione che tale rinascita non è avvenuta, la Weil la desume dal mondo del novecento in cui vive. Intellettuale francese, insegnante di filosofia, impegnata nella questione sociale (sposerà la causa operaia e contadina), e sensibile alla politica internazionale (combatte contro i regimi totalitari in Spagna, come anarchica); constata quotidianamente come l'umanità intera non solo non si affranca dall'irrazionale istintuale, ma fragorosamente precipita in un baratro sanguinario di follia.

Le profonde tensioni sociali e politiche, l'orrore che preannuncia la seconda guerra mondiale (che segnerà la fine dell'Europa), la portano a comprendere come il marxismo e il nazionalismo non sono in grado di rispondere alle domande dell'uomo, e come le soluzioni che propongono sono peggiori dei problemi da cui prendono le mosse.

Giunge quindi al rigetto per ogni filosofia o etica dell'immediato, per ricercare l'essenzialità dell'uomo, libero dalla propria componente compulsiva e animalesca. Indivua tale orizzonte nella metafisica, nei filosofi greci, e nel mondo spiritule cataro. Compie quindi un percorso di riassorbimento di se stessa, rivolta a quella che giudica essere la radice di ogni manifestazione (in perfetto accordo con la tradizionale metafisica gnostica e platonica), e contemporaneamente condanna la scienza e il progresso moderno, in quanto disgiunti da tale radice metafisica.

La Weil contrappone la Pura Grecia della filosofia, al mondo bruto che la circonda. Seppur l'ideale da essa rappresentato è perennemente vivo, è l'umanità che, non comprendendone la valenza salvifica e redentrice, da esso si è irrimediabilmente allontanata. Ciò però non comporta la morte del primo, in quanto pulsa ancora per coloro che sapranno volgere lo sguardo ad esso, e comprenderlo in loro stessi.

Ecco quindi dall'impossibilità di una redenzione universale per l'umanità, la possibilità di una redenzione individuale. Passaggio che porterà la Weil ad abbandonare l'ebraismo ritenuto sanguinario ed idolatra, il mondo moderno scientista e violento; per abbracciare la purezza massimamente rappresentata dalla filosofia e dai catari.

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Articolo pubblicato nella rivista Abraxas 5 , si prega di contattare la redazione per ogni utilizzo.

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