La percezione del sacro nel solco della Tradizione
di
Lux Increata
La sacralità è la base indispensabile per l'elaborazione umana del sistema
magico o religioso che sia.La percezione del sacro, dunque, che le religioni
sviluppano ed elaborano, è comune a tutte le Tradizioni.
E' chiaro che quest'astrazione è profondamente relativa, una variabile legata
alla cultura di appartenenza ed estrinsecazione; sono stati fatti vari studi per
descrivere esaurientemente questa tematica così sfuggente e volubile e ne sono
stati isolati tratti e momenti comuni.
Uno dei più celebri studi in merito, ancorchè datato, è quello di Rudolf Otto,
“Il Sacro”. Lo studioso tedesco, teologo luterano, ha coniato un nuovo termine,
“numinoso”, fondando una categoria concettuale nuova, che abbraccia numerosi
significati.Altri studiosi, di varie e diverse discipline, hanno sviluppato
questo argomento: tra i molti, Mircea Eliade, Marcel Mauss, Evans-Pritchard.
L'approccio teologico e filosofico, in questa sede, è naturalmente privilegiato
rispetto a quello storico-politico ed economico.
Vale la pena, copme sempre, di partire dall'etimologia: “sacer”, in latino, da
cui deriva l'italiano “sacro”, significa “separato” e con questa parola, per
associazione, si voleva indicare tutto ciò che non apparteneva al mondo
materiale, alla dimensione terrena, ma a quella spirituale, divina,
ultraterrena, soprannaturale e che era, di riflesso, intoccabile.
Il vocabolo ha certamente una diretta correlazione con il tabù, con il terrore e
l'orrore ma altresì, come è facile intuire, con il mistero e l'adorazione.
Tra i composti e i derivati del termine sacro, basterà richiamare “sacerdos”,
sacerdoti, “sacrificium” 'rito sacro', “sacellum” (da sakro-lo-), “sacrarium”, “sacramentum”,
ecc.: come si vede, ognuna di queste parole sviluppa solamente alcuni dei
significati che sono compresenti in “sacer”che è veramente ricco di sfumature e
sottintendimenti.
Secondo Otto, il sacro è la razionalizzazione di diversi e ambivalenti
sentimenti dell'uomo-creatura, che percepisce il “numinoso”, cioè il mondo del
divino e del soprannaturale, ineffabile ed incomprensibile, di cui cerca il
contatto tramite culti, riti, cerimonie. Ecco spiegata dunque la “religio”come
sommo tentativo di raggiungere qualcosa che non è normalmente raggiungibile ed
esperibile.
Sembra indispensabile, per teorizzare il sacro, che l'uomo si senta creatura: la
creaturalità è il primo passo per riconoscere quel numinoso che permette la
categorizzazione del sacro.
La creatura, spesso, concepisce la Divinità come altro da sé, come totalmente
altro, e questo è tanto più evidente nella fenomenologia propriamente religiosa
e soprattutto occidentale.
I primi momenti del sacro, quelli che certamente influirono maggiormente sulla
psiche dei nostri antenati e sull'elaborazione dei primi etnemi magico-religiosi,
furono quelli del mysterium tremendum e del timor dei. L'uomo primitivo,
impotente di fronte a certi fenomeni naturali, era al contempo attratto dalla
straordinarietà quanto dalla possenza e dall'inevitabilità del caso e, conscio
della morte e della vita, era invaso da un terrore demonico.
Le religioni tribali, quali il totemismo, le religioni dell'America
precolombiana e molti culti africani, sono possedute da un timor dei che fa sì
che il rapporto con il Divino sia improntato in modo predominante ad un
sentimento di terrore e sconcerto. Questo stadio, da Otto ritenuto demonico, lo
stadio dello spaventoso, è ravvisabile in alcuni passi del Vecchio Testamento e
nel Corano.
La majestas è un ulteriore step in cui la potenza, la forza del Divino sono
adorate: il Dio d'Israele non è forse il solo Santo, il solo potente,
l'onnipotente? I profeti, i sacerdoti e il popolo si prostrano di fronte alla
forza che invocano a loro difesa. L'Arca dell'Alleanza che uccide chi la tocchi,
il Diluvio, la Torre di Babele sono “esuberanze” di potenza che fanno inchinare
la testa al popolo esterrefatto e spaventato.
Nell' Antico Testamento, assieme all'adorazione della forza emerge anche il
terrore di una energia eccessiva, che si tramuta in “orghè”: è l'incontenibile,
terrificante ira del Signore, che tenta senza motivo di uccidere Mosè e che
lotta con Giobbe. A questi due sentimenti si accompagna spesso anche una
percezione diversa, detta dell'”augustum”: la perfezione attribuita a Dio fa sì
che aumenti il livello di separazione dalle creature-uomini e che l'uomo si
senta una nullità, spesso impura, sottoposta al peccato e bisognosa di
espiazione. In questo stadio la Divinità è iperuranica, è totalmente altra, è
pura e perfetta.Questo sentimento non manca nella Bibbia, così come è
rintracciabile presso alcune popolazioni tribali.E' il sentimento che spinge al
rispetto della Legge mosaica, a seguire determinati precetti igienici
nell'islamismo.
Il portentoso, altro sentimento razionalizzato del sacro, ha direttamente a che
fare con il miracoloso e il glorioso. E' un sentimento, questo, tra i più
diffusi presso le varie civiltà: se non esistessero interventi diretti
soprannaturali, che vantaggio vi sarebbe nell'adorare Dio? Il portentoso con
forza irrompe nel Nuovo Testamento, imponendo l'impossibile nella realtà umana
con l'arrivo del Figlio di Dio. Ne sono esempio la moltiplicazione
soprannaturale dei pani e dei pesci, Cristo che cammina sulle acque, la Natività
stessa
I momenti del sacro si completano con l'ultimo e più importante: il fascinans,
il fascinoso con venature di intensità ed ebbrezza, strettamente legato ad una
visione beatifica e beatificante.A noi contemporanei, non più avvezzi al timor
dei, è forse il più comprensibile:è il momento della misericordia, della
promessa di salvezza, della pietà e dell'amore divino, di cui è ricco il Nuovo
Testamento e di cui abbondano i testi buddisti. Era altresì, uno dei momenti più
rilevanti nello svolgimento dei misteri tardoantichi.Le guarigioni miracolose
sono sicuramente momenti di fascinans, come le promesse di salvezza: ai Ladroni,
per dire, alla Samaritana, ecc. E che dire della Resurrezione, culmine di
fascinans e di portentoso?
Questi momenti, che appartengono alla percezione umana del numinoso, possono
essere tutti coesistenti e nessuno esclude l'altro ma ogni religione ne
privilegia uno rispetto ad un altro.
Stupisce, al momento attuale, che in vari ambienti esoterico-iniziatici vi sia
invece un rifiuto del sacro, pensato come un residuo di primivitismo, ed
un'abdicazione dello stesso a favore di un forte laicismo.
Se manca la propsettiva del sacro, l'operatività e la teoria stessa come si
possono elaborare correttamente e investire chi pratica esoterismo?
Articolo pubblicato nella rivista
LexAurea29,
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