Omicidio rituale

Pietro Mancuso

 

    

Iefte fece voto al Signore e disse: «Se tu mi metti nelle mani gli Ammoniti, la persona che uscirà per prima dalle porte di casa mia per venirmi incontro, quando tornerò vittorioso dagli Ammoniti, sarà per il Signore e io l'offrirò in olocausto».
 

Giudici

 

L'icona (fig.1) che illustra le cronache dello Schedel (1490) è la codificazione simbolica di una superstizione antigiudaica cristiana che crede nell'esistenza di una tradizione ebraica, tramandata segretamente da padre a figlio, concernente un atto di culto che prescrive un sacrificio umano.

In occasione della  festività ebraiche dei Purim si prescrive il sacrificio di un cristiano per carpirgli il sangue,  in occasione della Pasqua, questa tradizione, prescrive che si deve sacrificare un fanciullo di età inferiore ai sette anni.

 Il sangue delle vittime viene usato come l'ingrediente essenziale di una farmacopea diabolica. Nel caso del sacrificio umano in occasione della Pasqua  il fanciullo non deve semplicemente essere assassinato e privato del suo sangue ma deve essere torturato ad imitazione della passione di Cristo. 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

fig. 1

Martirio del Beato Simoncino da Trento

 

Esiste una lunga tradizione, nell'antigiudaismo cristiano, di casi di Omicidi Rituali che a volte sono sfociati nella beatificazione delle vittime di questa presunta, tenebrosa tradizione giudaica. In alcuni casi sono sorte delle tradizioni in cui l'episodio viene ricordato mediante la dedicazione di un altare e di un culto che è sopravvissuto fino ai nostri giorni.

Con l'avvento del Concilio Vaticano II si ha nella Chiesa una grande svolta e apertura verso le confessioni religiose non cristiane e la questione dell'Omicidio Rituale e dell'antigiudaismo è stata rivista. Essendo l'antigiudaismo, a seguito delle vicende dell'Olocausto, confluito nell'aspetto Ombra  della Chiesa, cioè l'aspetto sgradevole e non socialmente presentabile della sua personalità collettiva, si è proceduto alla rivisitazione di questi casi e la loro messa in sordina. Con un certo coraggio se ne è vietato il culto riconoscendo che sotto di essi si cela una falsificazione storica.

 Questo calunnia del sangue, come in ambito giudaico vien definita la superstizione dell'omicidio rituale, ha trovato ampia ospitalità nella la Civiltà Cattolica, organo di stampa dei Gesuiti, che per tutto il 1881 e il 1882,  nella rubrica Cronaca Contemporanea, ha pubblicato la corrispondenza di un suo collaboratore fiorentino che, fra le altre cose, avendo avuto l'accesso agli atti del processo svoltosi a Trento nel 1400, dà un riassunto del processo a corredo di alcune velenosissime considerazioni sulla religione ebraica.

 

 

 

fig. 2

L'icona della fig.2 ripropone una lettura del caso di Omicidio Rituale di Simonino di Trento, rinvenuto morto nel 1475, e del cui omicidio sono stati imputati e condannati gli ebrei allora residenti a Trento i cui estratti processuali sono stati ospitati sulle pagine della Civiltà Cattolica. Simonino venne beatificato dal Papa Sisto V nel 1589. Mutati i tempi ed essendo diventato un beato "scomodo", nel 1964 venne chiusa la cappella dedicata al Beato Simonino,  venne proibita la processione e, nel 1965, la Sacra Congregazione dei Riti aboliva il culto.

L'icona è interessante perché coinvolge nel supplizio inflitto a Simonino il giudeo nella sua complessità. Contrariamente a quanto detto dall'Oreglia nel 1893 sulle pagine della Civiltà Cattolica  in cui si afferma che la pratica dell'omicidio rituale è il segreto del solo padre di famiglia che lo trasmette, come già detto, al figlio l'icona mostra donne e persino un infante che partecipa all'orrendo rito sacrificale.

Leggendo l'icona si nota come il patriarca rappresentato con una bella barba bianca e fluente legge da un libro mentre una donna anziana infierisce sul membro di Simone dall'altro lato una graziosa fanciulla stringe un cappio al collo del bambino e un giovanotto raccoglie il sangue che cola dalle ferite inflitte sul corpicino. 

 

 

 

 

fig. 3

Invece nel medaglione riprodotto in fig. 3 Simone viene soffocato da un uomo con la barba.

Questa incongruenza nell'iconografia sul tema del martirio del Beato Simonino introduce una riflessione.

Pur prendendo atto che, in ambito scientifico, la tesi dell'Omicidio rituale è considerata destituita di fondamento occorre dire che anche dando per scontata l'esistenza di una pratica cultuale che prevede l'uccisione rituale di un cristiano occorre dire che, comunque, la reazione contro il popolo ebraico che son state poste in essere dai cultori dell'intolleranza non sono in alcun modo giustificate.

L'omicidio rituale è un crimine, un delitto, posto in essere mediante una serie pianificata e premeditata di atti tesi non solo alla realizzazione del delitto ma anche ad occultarne le tracce. Il delitto presenta anche, sotto il profilo della responsabilità penale l'aggravante di aver agito con particolare efferatezza. Ma in quanto crimine è imputabile solo chi lo ha commesso. L'imputabilità del crimine non può essere allargata fino a ricomprendere, come è stato fatto, ogni appartenente al popolo ebraico. L'icona riprodotta nella fig.2 è significativa di una concezione che tende ad allargare la responsabilità del crimine all'ebreo nel suo complesso, finanche il fanciullo in tenera età, nel dipinto, non solo è testimone della fattispecie criminosa ma, a suo modo, partecipe. La mano destra del bambino è stesa sull'altare in cui il macabro e sanguinario rito viene consumato, anche le sue mani sono macchiate del sangue del Beato Simone.

Il dipinto colpevolizza non solo gli autori materiali del delitto ma il popolo ebreo nella sua interezza. Nel dipinto vien simbolicamente rappresentata la trasmissione del rito nel succedersi delle generazioni. Tutti sono egualmente colpevoli. L'estensione della colpevolezza a tutti gli ebrei porta a una reazione punitiva che, di regola, coinvolge l'intera comunità ebraica che insiste nel territorio la quale paga e con la vita per il supposto omicidio rituale, così come intere comunità vennero massacrate perché accusate di diffondere la peste  avvelenando pozzi e fontane con misture diaboliche.

La Pasqua, in epoca medioevale, è storicamente attestato, è il momento dell'anno in cui la tensione dell'intolleranza verso i giudei raggiunge l'acme e trova l'acting out. I quartieri ebraici vengono presi d'assalto e gli ebrei vengono massacrati, i loro beni predati.

La reazione punitiva contro i giudei, quindi, assume valenza criminale, è penalmente rilevante. Responsabile di queste azioni delittuose non è solo chi poi materialmente ha commesso il massacro, ha violato le donne e le bimbe e  saccheggiato i beni di coloro che sono stati trucidati ma anche chi ha fomentato l'odio.

Nel caso del Beato Simoncino la strage degli ebrei di Trento trova l'ispiratore nel Beato Bernandino da Feltre che godeva dell'appellativo di Martello degli Ebrei che iniziò a Trento una campagna contro gli ebrei ivi residenti e ammonì i cristiani che non sarebbe passata la Pasqua che gli ebrei avrebbero dimostrato la loro pravità. La denuncia della scomparsa del bambino coincise con le azioni giudiziare contro gli ebrei trentini e  conseguenzialmente  si arrivò alla loro strage. I pochi bambini e donne sopravissuti alle condanne a morte furono costretti alla conversione. 

 

 

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