L'icona
(fig.1) che illustra le cronache dello Schedel (1490) è la
codificazione simbolica di una superstizione antigiudaica cristiana che
crede nell'esistenza di una tradizione ebraica, tramandata segretamente
da padre a figlio, concernente un atto di culto che prescrive un
sacrificio umano.
In
occasione della festività ebraiche dei Purim si prescrive il
sacrificio di un cristiano per carpirgli il sangue, in occasione
della Pasqua, questa tradizione, prescrive che si deve sacrificare un
fanciullo di età inferiore ai sette anni.
Il
sangue delle vittime viene usato come l'ingrediente essenziale di una
farmacopea diabolica. Nel caso del sacrificio umano in occasione della
Pasqua il fanciullo non deve semplicemente essere assassinato e
privato del suo sangue ma deve essere torturato ad imitazione della
passione di Cristo.
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fig. 1
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Martirio del Beato
Simoncino da Trento
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Esiste
una lunga tradizione, nell'antigiudaismo cristiano, di casi di
Omicidi Rituali che a volte sono sfociati nella beatificazione
delle vittime di questa presunta, tenebrosa tradizione giudaica.
In alcuni casi sono sorte delle tradizioni in cui l'episodio
viene ricordato mediante la dedicazione di un altare e di un
culto che è sopravvissuto fino ai nostri giorni.
Con
l'avvento del Concilio Vaticano II si ha nella Chiesa una grande
svolta e apertura verso le confessioni religiose non cristiane e
la questione dell'Omicidio Rituale e dell'antigiudaismo è stata
rivista. Essendo l'antigiudaismo, a seguito delle vicende
dell'Olocausto, confluito nell'aspetto Ombra della Chiesa,
cioè l'aspetto sgradevole e non socialmente presentabile della
sua personalità collettiva, si è proceduto alla rivisitazione
di questi casi e la loro messa in sordina. Con un certo coraggio
se ne è vietato il culto riconoscendo che sotto di essi si
cela una falsificazione storica.
Questo
calunnia del sangue, come in ambito giudaico vien definita la
superstizione dell'omicidio rituale, ha trovato ampia ospitalità
nella la Civiltà Cattolica, organo di stampa dei Gesuiti, che
per tutto il 1881 e il 1882, nella rubrica Cronaca
Contemporanea, ha pubblicato la corrispondenza di un suo
collaboratore fiorentino che, fra le altre cose, avendo avuto
l'accesso agli atti del processo svoltosi a Trento nel 1400, dà
un riassunto del processo a corredo di alcune velenosissime
considerazioni sulla religione ebraica.
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fig. 2
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L'icona
della fig.2 ripropone una lettura del caso di Omicidio Rituale
di Simonino di Trento, rinvenuto morto nel 1475, e del
cui omicidio sono stati imputati e condannati gli
ebrei allora residenti a Trento i cui estratti processuali sono
stati ospitati sulle pagine della Civiltà Cattolica. Simonino
venne beatificato dal Papa Sisto V nel 1589. Mutati i tempi ed
essendo diventato un beato "scomodo", nel 1964 venne
chiusa la cappella dedicata al Beato Simonino, venne
proibita la processione e, nel 1965, la Sacra Congregazione dei
Riti aboliva il culto.
L'icona
è interessante perché coinvolge nel supplizio inflitto a
Simonino il giudeo nella sua complessità. Contrariamente a
quanto detto dall'Oreglia nel 1893 sulle pagine della Civiltà
Cattolica in cui si afferma che la pratica
dell'omicidio rituale è il segreto del solo padre di famiglia
che lo trasmette, come già detto, al figlio l'icona mostra
donne e persino un infante che partecipa all'orrendo rito
sacrificale.
Leggendo
l'icona si nota come il patriarca rappresentato con una bella
barba bianca e fluente legge da un libro mentre una donna
anziana infierisce sul membro di Simone dall'altro lato una
graziosa fanciulla stringe un cappio al collo del bambino e un
giovanotto raccoglie il sangue che cola dalle ferite inflitte
sul corpicino.
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fig. 3
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Invece
nel medaglione riprodotto in fig. 3 Simone viene soffocato da un
uomo con la barba.
Questa
incongruenza nell'iconografia sul tema del martirio del Beato
Simonino introduce una riflessione.
Pur
prendendo atto che, in ambito scientifico, la tesi dell'Omicidio
rituale è considerata destituita di fondamento occorre dire che
anche dando per scontata l'esistenza di una pratica cultuale che
prevede l'uccisione rituale di un cristiano occorre dire che,
comunque, la reazione contro il popolo ebraico che son state
poste in essere dai cultori dell'intolleranza non sono in alcun
modo giustificate.
L'omicidio
rituale è un crimine, un delitto, posto in essere mediante una
serie pianificata e premeditata di atti tesi non solo alla
realizzazione del delitto ma anche ad occultarne le tracce. Il
delitto presenta anche, sotto il profilo della responsabilità
penale l'aggravante di aver agito con particolare efferatezza.
Ma in quanto crimine è imputabile solo chi lo ha commesso.
L'imputabilità del crimine non può essere allargata fino a
ricomprendere, come è stato fatto, ogni appartenente al popolo
ebraico. L'icona riprodotta nella fig.2 è significativa di una
concezione che tende ad allargare la responsabilità del crimine
all'ebreo nel suo complesso, finanche il fanciullo in tenera età,
nel dipinto, non solo è testimone della fattispecie criminosa
ma, a suo modo, partecipe. La mano destra del bambino è stesa
sull'altare in cui il macabro e sanguinario rito viene
consumato, anche le sue mani sono macchiate del sangue del Beato
Simone.
Il
dipinto colpevolizza non solo gli autori materiali del delitto
ma il popolo ebreo nella sua interezza. Nel dipinto vien
simbolicamente rappresentata la trasmissione del rito nel
succedersi delle generazioni. Tutti sono egualmente colpevoli.
L'estensione della colpevolezza a tutti gli ebrei porta a una
reazione punitiva che, di regola, coinvolge l'intera comunità
ebraica che insiste nel territorio la quale paga e con la vita
per il supposto omicidio rituale, così come intere comunità
vennero massacrate perché accusate di diffondere la peste
avvelenando pozzi e fontane con misture diaboliche.
La
Pasqua, in epoca medioevale, è storicamente attestato, è il
momento dell'anno in cui la tensione dell'intolleranza verso i
giudei raggiunge l'acme e trova l'acting out. I quartieri
ebraici vengono presi d'assalto e gli ebrei vengono massacrati,
i loro beni predati.
La
reazione punitiva contro i giudei, quindi, assume valenza
criminale, è penalmente rilevante. Responsabile di queste
azioni delittuose non è solo chi poi materialmente ha commesso
il massacro, ha violato le donne e le bimbe e saccheggiato
i beni di coloro che sono stati trucidati ma anche chi ha
fomentato l'odio.
Nel
caso del Beato Simoncino la strage degli ebrei di Trento trova
l'ispiratore nel Beato Bernandino da Feltre che godeva
dell'appellativo di Martello degli Ebrei che iniziò a Trento
una campagna contro gli ebrei ivi residenti e ammonì i
cristiani che non sarebbe passata la Pasqua che gli ebrei
avrebbero dimostrato la loro pravità. La denuncia della
scomparsa del bambino coincise con le azioni giudiziare contro
gli ebrei trentini e conseguenzialmente si arrivò
alla loro strage. I pochi bambini e donne sopravissuti alle
condanne a morte furono costretti alla conversione.
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