La Montagna Sacra

Omjoi


 

La Montagna Sacra e' visibile da qualsiasi punto del
paese, ma se ci si reca in un punto particolare, dopo
il cimitero e di fronte all'altare la si puo' ammirare in
tutta la sua imponenza e la sua bellezza.
La Montagna Sacra in realta' non e' una montagna. Nella lingua
indigena il suo nome significa "pietre incandescenti" ed e' un
vulcano ormai spento.
Strane leggende circolano sulla Montagna, storie di morti improvvise
di chi ha cercato di scalarla o di riti cruenti. Vero e' che sulla
sua cima sono state trovate parecchie mummie di indios e
parecchi scalatori moderni non sono mai arrivati in cima...
Da tempi immemorabili e fino all'inizio del secolo scorso la
popolazione locale intraprendeva un lungo viaggio per salire sulla
Montagna e solo negli ultimi cento anni, da quando i rapporti fra
Cile e Bolivia si sono corrotti, il viaggio e' diventato
impossibile.
Impossibile per il locali, ma non per i ricchi occidentali, che non
hanno bisogno di un visto particolare per transitare da Cile a
Bolivia e possono permettersi di pagare l'ingresso al parco naturale
boliviano.
Mi trovo in paese di fronte all'altare. Sembra una piramide messicana
con in cima una croce di pietra.
"Sai" mi dice Cecilio "il vero altare arriva fino a qui" e sbatte
una mano nodosa sull'ultima pietra della piramide "la croce e' stata
messa per non avere problemi con i preti".
"Vuoi dirmi che l'antica religione e' sopravvissuta ?" chiedo.
Ride Cecilio. "Certo che e' sopravvissuta ! Abbiamo cambiato i nomi
ma tutto e' rimasto come prima. Diciamo Vergine Maria ma pensiamo
a Pachamama, la Terra !" Ride Cecilio e rido anch'io.
"Non salite piu' sulla Montagna Sacra ?" azzardo sapendo di affrontare
un argomento delicato.
"Non si puo' piu' il visto costa troppo e i boliviani non vedono di
buon occhio la cosa".
Una assurda divisione delle terre, inventata dagli europei, ha
decretato che la montagna e' in un altro territorio e che le
popolazioni che per millenni sono arrivate sulla sua cima ora non lo
possono piu' fare.
"Ma un giorno ricominceremo ahaha !" ride Cecilio.
"Ci salgo io" dico sapendo di osare.
Cecilio non ride piu', ma non gli chiedo perche', penso affascinato
alla montagna e alle sue leggende.
"Voglio compiere io il viaggio sacro", ma lo dico a me stesso, Cecilio
se n'e' andato.
La montagna e' alta 5960 metri e tecnicamente non e' per niente
difficile.
Non richiede attrezzatura particolare, solo una buona forma fisica e
il giusto adattamento all'altitudine. Ovviamente serve la necessaria
volonta' per fare circa 1300 metri di dislivello e per scarpinare 10
ore senza quasi interruzione, visto che non si puo' pernottare sulla
cima.
Mi informo e scopro che molta gente compie ogni anno la scalata.
E' vero ci sono stati degli incidenti, ma era gente incauta che non
ha preso sul serio i segnali dell'altitudine.
Mi organizzo e con una collega decidiamo di compiere l'impresa.
Recupero ogni sorta di informazioni sia alpinistiche (anzi
andinistiche) che mistico-esoteriche e si decide di compiere
l'ascensione in novembre, in occasione di una nuova missione in Cile,
per lavoro.
Il piano e': lavorare per due settimane a 2600 e tutti i giorni farci
quasi di corsa i tre chilometri che separano i nostri alloggi dalla
sala controllo; recarci al Paese, a 2000 metri, e riprenderci dalla
fatica del lavoro e poi salire al campo base, a Laguna Blanca, a 4200
metri e li' fare due giorni di acclimatazione. Il terzo giorno
l'ascesa. Amen.
Chiediamo ad un collega esperto che ha gia' compiuto l'impresa e ci
giudica pronti e sufficientemente attrezzati, peccato solo che per
questioni di lavoro non puo' venire con noi...
Partiamo alla volta del Paese e dopo 4 ore di pullman attraverso il
deserto arriviamo a San Pedro, l'ombelico del mondo.
Mi precipito subito all'altare, per salutare la Montagna e
annunciarle le mie intenzioni, ma rimango deluso: la cima e' avvolta
nelle nuvole.
Strano, molto strano, "l'invierno boliviano" non dovrebbe iniziare
prima di tre mesi...Sara' un cattivo segno ?
Rimaniano in paese per tre giorni e ogni giorno facciamo
un po' di jogging (a 2000 metri) e lunghe passeggiate nel
deserto piu' arido del mondo.
Facciamo provviste. Basteranno 3 chili di pasta ? Ci procuriamo
due piccole damigiane da cinque litri di acqua, visto che qui l'acqua
e' piu' preziosa della benzina e non vogliamo rischiare ad abbeverarci
alle fonti di Laguna Blanca.
Prima di partire per il campo base, passo al locale museo di cultura
atacamena, dedicato ad un missionario belga che pare qui abbia fatto
tanto del bene.
Mi scandaglio il museo da cima a fondo, leggendomi ogni didascalia
specialmente quelle degli oggetti rituali. Mi attirano in particolare
delle scatolette di legno con coperchio scorrevole che avevano
l'unico scopo di contenere una polvere allucinogena ottenuta non si
sa da cosa e utilizzata durante particolari cerimonie.
Rimango perplesso di fronte alle mummie di giovani donne immolate
sulla Montagna Sacra e di ragazzi morti sulla sua cima di freddo e di
stenti. Tutte le mummie sono in posizione seduta, avvolte nelle
tipiche coperte. Solo una ha il cranio sfondato a causa di
una mazzata. Sono tutte in perfetto stato di conservazione e ti voglio
vedere nel deserto piu' arido del mondo a 6000 metri...
Quando esco la responsabile del museo mi si avvicina sorridendo e
mi fa i complimenti, si e' accorta che non mi sono perso nulla.
Le dico che il museo e' molto ben fatto e che mi interessano i riti
della zona, in particolare il viaggio rituale alla Montagna Sacra.
Purtroppo su questo argomento non mi sa dire niente, "sa com'e',
tutte superstizioni indigene..."
Non so perche' ma il suo tono e i suoi tratti non esattamente
europei, mi fanno capire che la donna sa molto di piu' di quanto vuol
far credere, ma non e' disposta a condividere le sue informazioni con
un gringo. Pazienza.
All'ultima sera al paese festeggiamo con una bisteccona di manzo e un
bicchiere di succo di Tuna e Pepino (una specie di fico d'india e
un meloncino locale). Niente alcool.
Nella piazza principale si sono riuniti tutti quelli del paese e dei
villaggi vicini e si sono stipati nella bellissima chiesa di stile
coloniale. C'e' una processione di gente in costume che trasporta
statue di santi. Parlano in quechua e non si capisce bene se si
tratti di una cerimonia cattolica, ma credo proprio di no anche se il
prete ad un certo punto intona il pater noster....
Il giorno dopo un pulmino stracarico di turisti arranchera' per le
ande boliviane e ci scarichera' a Laguna Blanca, uno dei posti piu'
belli del mondo, una laguna di acqua salmastra popolata di
fenicotteri e circondata da montagne e vulcani altissimi.
La mia compagna di viaggio, Paola, accusa i sintomi del mal di
montagna e questa e' una disdetta. Non c'entra la preparazione
fisica, se ti deve beccare il mal di montagna ti becca, puo' capitare
anche a messner.
Paola si incazza parecchio: non e' la prima volta che sale a laguna
blanca e non e' mai stata male. Perche' proprio stavolta ?
Io invece sto benissimo e nel pomeriggio faccio una passeggiata a
ritmo tranquillo: otto ore per fare tre chilometri, a 4200m e' tutto
quello che posso dare.
Quello che mi preoccupa e' l'acqua, non ne posso portare troppa pero'
io mi metto a sudare anche solo se sbatto le ciglia. Decido di
portarmi due litri di acqua e parecchie caramelle per vincere la
sete. Speriamo in bene.
La sera ci cuciniamo la pasta (i carboidrati sono fondamentali) in una
misera e sporca cucina dove stanno squartando un lama.
La nostra pasta, della consistenza della colla, ci sembra un piatto
di alta cucina.
Il secondo giorno il mal di testa di Paola si attenua ma non accenna a
scomparire.
L'ascensione e' in pericolo e decidiamo di pagare una guida che ci
accompagni: non e' necessaria per l'ascensione, la strada non crea
nessun problema, ma abbiamo bisogno di qualcuno che sappia correre
veloce a 5000 metri in caso di problemi.
Il pomeriggio faccio una passeggiata meno impegnativa e al ritorno mi
addormento su un cumulo di sassi cristallini. Credo di aver avuto un
incubo perche' mi sveglio di soprassalto e sono tutto sudato.
Non e' un buon segno, proprio per niente.
Il giorno dopo e' prevista l'ascensione, mi metto d'accordo sul
prezzo con la guida e pago anche un tizio che ci deve portare con la
jeep a quota 4600 da dove si parte a piedi.
Paola non sta ancora bene, ma vuole tentare lo stesso l'ascesa.
Prima di ritirarmi faccio un giro e mi rivolgo alla Montagna Sacra.
Il sole e' gia' tramontato e ora il vulcano e' una sagoma nera
silenziosa.
Rivolgo la mia preghiera alla Montagna ma sento che le mie parole
rimbalzano e quando chiedo di accogliermi una folata di vento gelido
mi fa rabbrividire.
La sveglia e' per le tre e mezza e io vado a letto per niente
tranquillo.
Suona la sveglia e io ho dormito pochissimo. Anche Paola
non ha chiuso occhio ma vuole tentare ugualmente.
L'aria e' freddissima, siamo sicuramente sotto zero, e le stelle
sono ferme e immobili nella notte nera.
Aspetto nello spiazzo di fronte al dormitorio e dopo pochi minuti
arriva la jeep. La guida invece non si vede. Spazientito chiedo
all'autista e questo mi guarda e sorride. Mi innervosisco e chiedo se
puo' andare a dare la sveglia alla guida.
Il fatto e' che bisogna partire prima che sorga il sole altrimenti
si perdono ore preziose e bisogna camminare sotto il sole battente,
inoltre se si parte in ritardo si rischia di non fare in tempo a
salire e scendere nello stesso giorno e come ho detto pernottare
fuori e' impossibile. Si presenta la guida, mezzo assonnata e
confabula in quechua con l'autista il quale mi traduce dicendo che la
guida, el senor Macario, non ha capito se lo pago o no. Mi arrabbio.
Ribadisco che pago in contanti, in pesos cileni e chiedo se vuole un
acconto, che ieri sera eravamo d'accordo e che non capisco il
perche' del suo atteggiamento.
El senor macario dice che l'acconto non e' necessario e che se sono
convinto si va. Cosa vuol dire se sono convinto ? Non capisco...el
senor Macario e' una guida esperta, ne ha portati su parecchi di
turisti, non capisco cosa succeda e perche' l'autista faccia quei
risolini: "eeeee sai ieri macario ha litigato con i suoi amici..." mi
confida l'autista. Non vedo cosa me ne possa fregare e non vedo
perche' se questo litiga con i suoi amichetti io devo mandare a monte
l'ascesa...sta gente a volte e' difficile da capire.
Partiamo per la base della montagna comunque, ma ogni due chilometri
ci dobbiamo fermare perche' l'acqua del radiatore si congela e il
motore si surriscalda. Ogni due chilometri bisogna aspettare che la
temperatura del motore scenda.
A questo punto mi incazzo veramente e chiedo se mi stanno prendendo
in giro.
Con flemma boliviana l'autista mi dice di non preoccuparmi, el senor
Macario invece e' taciturno e si mette a parlare cordialmente solo
quando il sole comincia a spuntare. Siamo maledettamente in ritardo.
Arriviamo alla base che il sole e' praticamente gia' spuntato, io ho
un diavolo per capello e Paola non sta bene. Rinuncia. Io invece
decido di andare lo stesso con la guida. El senor Macario adesso e'
di buon umore, mentre io vorrei strozzare lui e il suo amico che
ridacchia. Non capisco piu' niente.
Saluto Paola e io e la guida ci incamminiamo, l'autista passera' di
li' fra 10 ore esatte a recuperarci.
Pero' qualcosa non va. Faccio venti metri, venti miseri metri e sento
che qualcosa non va. Mi sento strano. Non e' l'altitudine, non ho
cenno di mal di testa e mi sento in forma, ma qualcosa dentro frena e
immediatamente decido che non s'ha da fare.
Macario mi guarda divertito e corre a chiamare l'autista.
Se la ridono tutti e due adesso, parlano e scherzano ma non sembra che
io sia al centro della loro conversazione.
Io sono avvilito, Paola e' perplessa.
Allungo all'autista e alla guida la meta' di quanto pattuito e
sembrano contenti. Era nei patti, ma li vorrei squartare come il lama
di ieri.
Io invece mi sento una merda. Che caspita e' successo ?
Arrivati a Laguna Blanca, il tempo di appoggiare lo zaino a terra e
mi scoppia una febbre cavallina che mi stende, cosi' all'improvviso.
Per tutto il giorno la febbre va da 39 a 40.
Possibile che stessi gia' covando qualcosa ? A mezzogiorno oltre alla
febbre mi assale la vendetta di montezuma, il quale doveva essere
particolarmente incazzato con me.
Non e' la prima volta che vengo da queste parti, non ho mai avuto
problemi, sono sempre stato attentissimo e anche questo malessere mi
sembra molto, molto strano.
Passo il pomeriggio facendo la spola fra il cesso e un sasso al sole.
Una vecchietta boliviana vestita di tutti i colori mi si avvicina
durante uno stazionamento al sole e mi sorride con tutti i suoi tre
denti, mi chiede cos'ho che non va.
Glielo racconto e lei a momenti si fa saltare una vena dal
ridere "oooo pobrecito... adios montana sagrada !"
"porque' adios ? la proxima vez..." bisbiglio.
A quelle parole la vecchietta si rotola a terra dal ridere.
Vorrei morire e il mio corpo sembra sul punto di realizzare la
mia volonta'.
Passo la giornata fra il letto e il bagno e il giorno
successivo decidiamo di tornare a San Pedro con la coda
fra le gambe.
Paola e' avvilita invece io sono molto perplesso
oltre che febbricitante.
Arrivati al paese mi butto sul letto di un residencial e mi
alzo solo per andare a fare la spesa. Quando lo faccio butto
un occhio alla Montagna Sacra e la sua visione mi fa molto male.
Mi sento un amante rifiutato. Tutte le volte che
l'occhio mi cade sulla Montagna sento una fitta al petto, mi viene
da piangere, ripenso alla assurda catena di eventi.
C'e' un gruppo di francesi al residencial che ha compiuto
l'ascensione senza problemi e li evito accuratamente: sentire il loro
racconti mi farebbe un male boia. Perche' la Montagna ha accolto loro
e non me ?!?!
Ho la sensazione quasi palpabile di essere stato respinto, e'
difficile da spiegare.
Passiamo due giorni in paese a rifocillarci e a reidratarci,
pensando a cosa ci siamo beccati, se un normale maldipanza o magari
il colera. Non riusciamo a capire, visto che a Laguna Blanca abbiamo
usato solo prodotti confezionati (persino l'acqua per la pasta)
mentre in Cile non ci sono mai stati problemi di igiene.
La conclusione e': sfiga. Pero' non mi basta.
E' ora di andarsene e decido che il giorno dopo saltero' la visita
rituale alla piramide-croce, quella che faccio sempre prima di
partire.
Dice la leggende che prima di partire bisogna andare a quella piramide
e chiedere alla Montagna la protezione durante il cammino e di farci
fare un buon ritorno. Ha sempre funzionato.
Pero' questa volta mi sento tradito, la Montagna mi ha rifiutato e mi
sento arrabbiato con lei.
Mi sveglio alle 6.30, ho ancora un'ora prima della partenza. Faccio
lo zaino e rimango ad ascoltare l'aurora. Poi cedo e vado alla
piramide.
Sono li' in piedi di fronte alla piramide e dietro sulla destra c'e'
la Montagna.
Allargo un po' le gambe, piego le ginocchia, unisco le mani
all'altezza dell'ombelico e respiro profondamente. Spengo la mente.
Si forma un silenzio profondo e improvviso, mi capita sempre cosi'
nel deserto e appena il silenzio cala invoco la Montagna.
"Ti prego, non farmi andare via cosi', dimmi cosa e' successo, non
farmi sentire respinto !"
Immediatamente mi si forma un'immagine della Montagna, un immagine
vividissima con colori densi e luminosi. Vedo un sentiero che sale
verso la cima e come se fossi un uccello mi avvicino a quel sentiero
e intravvedo la figura di un uomo. Mi avvicino ancora e vedo un uomo
calvo, vestito di pelli, con sandali di corda, una bisaccia di pelle
di guanaco (una specie di lama) e un lungo bastone. L'uomo ha il viso
sorridente e sereno anche se suda mentre arranca verso la cima,
ma quello che mi colpisce e' che l'uomo e' d'oro.
La sua pelle brilla al sole del mattino e irradia una luce calda.
L'uomo arriva in cima alla Montagna, posa la bisaccia e
immediatamente si trasforma in un uccello maestoso che di fronte a me
spiega le ali.
Noto come ogni sua piuma sia fatta di una fogliolina d'oro, brilla di
una luce abbagliante e sulla sua testa ci sono delle penne blu e
alcune rosso fuoco.
L'uccello d'oro si innalza nel cielo e sparisce, sul suolo rimangono
solo gli oggetti dell'uomo.
"Ti prego, spiegami quello che ho visto, non capisco !" imploro
e la Montagna anche questa volta e' benigna e mi parla con voce
che fa tremare la terra. "Quello che hai visto e' la trasformazione
dell'Uomo d'Oro in Uccello d'Oro, a questo io servo, a operare
questa trasformazione. Tu ti sei accinto all'impresa non per fare
una scalata, ma con scopi spirituali anche se celati.
Pero' tu non sei d'oro.
Ti avrei ucciso, come ho ucciso altri che prima di te hanno tentato
l'impresa.
Solo gli Uomini d'Oro possono compiere l'ultimo viaggio con me".
Ho ringraziato, ho offerto l'acqua e i frutti e me ne sono andato
felice.

Quasi saltello quando, di ritorno dalla piramide, attraverso
il paese e se prima la visione della Montagna era dolorosa ora provo
un grande senso di gratitudine: la Mamma ha dato uno schiaffo sulle
mani al bimbo che stava giocando coi fiammiferi.

Tutto cio' avveniva due anni fa e per due anni mi sono chiesto se
quello che ho visto e sentito fosse stato una specie di sogno o
l'inganno di una mente non troppo disciplinata.
Fin'ora avevo raccontato questa storia solo a qualche amico pensando
che non avesse valore o che lo avesse solo per me.
Solo un mese fa ho scoperto di non essere stato l'unico a vedere
uomini d'oro e volatili dalle piume dorate e ho pensato che forse
era il caso di condividere l'esperienza.
<fine>

 

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