La Via Magica Heracles
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Il termine magia può avere vari significati, alcuni negativi, giustificati
dal fatto che l’uomo ha la possibilità di usare delle facoltà che possono
apparire nel percorrere un sentiero spirituale a fini egoistici o, ancora, porre
in essere tentativi di influenzare il prossimo, di terrorizzarlo, per ottenerne
vantaggi per se stessi. Queste azioni sono possibili perché l’ambito della magia
è quello della psiche, intermediario tra quello corporeo e quello spirituale, e
quindi suscettibile di essere utilizzato per scopi malvagi. Come disse un noto
Maestro del secolo scorso “il destino spirituale dei cosiddetti maghi neri
è cosa che riguarda solo loro”.
Cosa
intendiamo per magia? L’ammettere l’esistenza di un mondo sottile, parallelo,
per così dire, al mondo fisico, e la possibilità di agire su di esso con azioni
concrete e dai risultati reali. Il prender quindi coscienza di questo mondo
sottile allo stesso modo in cui ci si rende conto del mondo fisico. Di
riconoscere poi a questo mondo sottile un grado di realtà maggiore di tutto ciò
che comunemente si considera reale, di comprendere cioè che i sensi fisici e la
stessa mente possono trarre in inganno e dare illusoriamente l’idea di realtà ad
impressioni mentali soggettive, a fantasie prive di riscontro oggettivo.
L’apprendere infine un modo di conoscenza che trascende la ragione e per il
quale nessun errore è più possibile.
Si è naturalmente portati a relegare il mondo della magia nel campo del
fantastico e dell’illusorio. E’ logico e normale che sia così, ad eccezione per
coloro che hanno avuto la ventura di superare la grande muraglia che separa il
sensibile dal sottile, oppure di chi, per ragioni che neppure lui saprebbe
spiegare intuisce che il mondo non è limitato a quanto cade sotto il controllo
della comune coscienza di veglia ma che questa coscienza è estendibile a ciò che
in genere viene chiamato subconscio. Questa processo di trasformazione
dell’essere non è qualcosa di vago o di mistico ma è una possibilità reale anche
se non aperta a tutti.
Accettando la realtà del magico e del meraviglioso si muta anche la nostra
visione del mondo, il modo di vedere le cose. Si muta la concezione
materialistica della vita, si riallaccia il rapporto con le forze invisibili che
lo reggono, non ci si arresta alle apparenze ma si tende a vedere là dove gli
altri non vedono, nelle vere cause degli avvenimenti; ci si armonizza ai ritmi
della natura, la stessa percezione dello spazio e del tempo subisce una
mutazione liberatoria. E’ un lento risvegliarsi delle facoltà da tempo assopite,
un ritorno alla visione spirituale arcaica del mondo classico dove ogni strada,
ogni fonte, ogni foresta, ogni campo era sede di un nume invisibile ma reale, un
ritorno al culto degli antenati, un riaccendere nella nostra interiorità il
sacro fuoco degli antichi. E’ uno scorgere in ogni avvenimento, in ogni atto
della vita la manifestazione nel mondo fisico di forze invisibili. Forze che
l’uomo può controllare e dominare attraverso il rito. E’ questa la concezione
del sacro degli antichi greci e romani. Una visione complessiva del mondo, non
limitata al suo aspetto esteriore, ma che sa scorgere attraverso l’intelletto le
forze invisibili che lo reggono.
Possedere una visione magica della vita è la base necessaria per percorrere la
via spirituale dell’approccio diretto, del “bussate e vi sarà aperto”, la via
magica, rituale, dell’uomo consapevole che sperimenta, indaga, scende in se
stesso fino a trovare il divino che è in lui. E’ una spiritualità di luce, senza
atteggiamenti servili nei confronti degli dei, che sono dei luminosi, del giorno
e del cielo, la cui presenza nell’essere umano è costituita dal puro, chiaro
principio intellettuale. E’ un dare a se stessi un ideale eroico cui tendere
interiormente. Tensione verso la luce che non viene meno neppure con la morte,
vista come un passaggio, una porta, termine di un’esistenza e simultaneamente
nascita ad un’altra.
Articolo pubblicato nella rivista
LexAurea36,
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