Estratti da “IL CIELO NEL CUORE”

 di Piero Mancuso


 

La religione dell'antico testamento è un pò misogena. La classe sacerdotale porta avanti una opera di epurazione cultuale, culturale ed etnica in diversi momenti e in diverse fasi delle diversità umane che coesistevano nel territorio che era stato occupato. Questa epurazione culturale non risparmia neanche i luoghi di culto eretti dai Patriarchi, i fondatori della civiltà israelita. Quando si tentò di centralizzare il culto a Gerusalemme si distrusse finanche il serpente di bronzo sulla croce, eretto da Mosè, che era diventato un luogo di culto, e che compare nelle tavole delle figure geroglifiche del celebre Nicola Flamel.

Cè una vera e propria persecuzione, contro i luoghi di culto, i sacerdoti e le popolazioni del territorio che è stato invaso dai discendenti di Abramo. Molto invisi erano alcuni culti della fertilità e della vegetazione legati alle divinità femminee locali, le Astarti, che presentano aspetti di tipo orgiastico e che sono sopravvivenze, molto antiche, di un culto misterico, diffuso in tutto il bacino del mediterraneo, che sembra presentare dei tratti molto simili a quello delle civiltà della valle dell'Indo e che sarebbe sopravvissuto nello strato dravidico della popolazione del subcontinente indiano. In India questo culto, una volta che si creò una certa commistione fra l'invasore ariano e le popolazioni stanziali del territorio indiano, penetrò nel Vedismo e diede vita a quella meravigliosa esperienza spirituale dello Shivaismo e del culto della Shakti ovvero della Devi, della Madre, il Tantrismo.

Nel vangelo la presenza del mito della nascita non in seguito a generazione umana, cioè mediante emissione di sperma, costituisce il radicarsi di un aspetto del culto della Magna Mater nella religione cristiana. Quella forma di religiosità perseguitata dalla religione ufficiale ebraica ha trovato in una fanciulla ebrea un veicolo per esprimersi. Ecco che, in questo punto, si opera una sutura della frattura fra la storia e le terre del mito e si genera una continuità fra una fanciulla e il possente complesso cultuale ed archetipale della Dea.

Prevale in Maria l'aspetto, alcuni direbbero, Demetrico della Dea, quello cioè materno e nomistico, etico. Generazione di mistici e monaci solitari hanno, nei secoli successivi, sublimato verso la sua figura simbolica una sensualità amorosa che chi vive nel mondo esprime verso una donna concreta. Maria sembrerebbe orba dell'aspetto antinomistico, afroditico direbbe qualcuno, di quell'aspetto di sessualità orgiastica e lussureggiante che si accompagna ai riti della fertilità e dell'agricoltura. Ma ambedue gli aspetti fanno parte dello stesso complesso cultuale ed Archetipale della Dea.

Se il vangelo di Giovanni si apre puntando la sua attenzione sul Logos cioè sul suono principiale, Kether, che si polarizza in Hocmah e Binah e ama privilegiare l'aspetto Luce e Vita di Hochmah. Il Vangelo di Matteo punta la sua attenzione su Binah, la Magna Mater, esprimendo il riemergere del culto della Dea nel suo aspetto demetrico, di Madre, un aspetto più accettabile, in una società di tipo patriarcale, rispetto a quello afroditico, di amante, che è stato rimosso.

La stessa verginità perpetua di Maria è comprensibile in questa continuità fra la fanciulla, fra la donna, e il complesso archetipale e cultuale della Dea che mediante lei è riuscita ad esprimersi e a riattualizzarsi. In quanto la verginità adombra la perpetua purezza della sostanza cosmogonica che per quanto incessantemente si modifica per oggettivare il mutevole mondo dei nomi e delle forme resta sempre identica a sé stessa e non muta mai, né perde, né acquista qualche cosa. Questa struttura di valenze simboliche si ritrova nell’Arte regia, sotteso alle figure dei matrimoni di sole e luna e agli incesti filosofali che pullulano nei classici dell’alchimia. Gli antichi alchimisti erano consapevoli che nella Genesi Mosè, sotto il velo e la cifra del simbolo, aveva parlato, per chi ha gli orecchi per intendere, del mistero della maternità cosmica e di come stesse cose si potessero agevolmente riscontrare nei misteri di Iside e Osiride e nella stessa maternità mariana. Del resto basta giustapporre l’iconografia della Magna Mater a partire dalle statuette litiche preistoriche e via via risalire lungo l’asse del tempo fino a Maria ritratta che allatta per vedere come, nel corso dello spazio tempo, si è sempre riattualizzato un complesso archetipale di estrema pregnanza e luminosità.

Chi affronta Maria con la mente razionale-empirica discettando se l'imene di una fanciulla ebrea sia rimasto integro o meno, se nella generazione di Gesù sia o meno intervenuto uno spermatozoo, opera una frattura fra la terra del mito e la storia e rimane irrimediabilmente estraneo ai Misteri della Madre e della restaurazione del suo culto che, nei vangeli, soprattutto nella mitologia della natività, si testimonia.

Il Vangelo dello Pseudomatteo riporta una variante della nascita di Gesù:

[2] Ciò detto, l'angelo ordinò di fermare il giumento, essendo giunto il tempo di partorire; comandò poi alla beata Maria di discendere dall'animale e di entrare in una grotta sotto una caverna nella quale non entrava mai la luce ma c'erano sempre tenebre, non potendo ricevere la luce del giorno. Allorché la beata Maria entrò in essa, tutta si illuminò di splendore quasi fosse l'ora sesta del giorno. La luce divina illuminò la grotta in modo tale che né di giorno né di notte, fino a quando vi rimase la beata Maria, la luce non mancò. Qui generò un maschio, circondata dagli angeli mentre nasceva. Quando nacque stette ritto sui suoi piedi, ed essi lo adorarono dicendo: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà".

Si può parlare di ascensione ... ma è anche vero che si potrebbe parlare di immersione. Il simbolismo della caverna e la nascita di Cristo in essa, secondo alcune varianti sul tema, rimanda al Sé che risiede nella camera segreta del cuore. Nello PseudoMatteo il simbolismo ci ricorda che lo svelamento del Sé è preceduto dalla purificazione della sostanza. Il ventre oscuro della montagna del nostro corpo fisico viene illuminato dalla luce del Sè che irradia attraverso la sostanza purificata allo stato dell'albedo.

Fin dall'epoca dei Patriarchi è possibile notare che esisteva una scienza del Sognare, Giuseppe fecola sua fortuna in Eggitto con le sue capacità di interprete, usava anche la coppa per la divininazione ... In Samuele si narra che in sogno, da giovane si senti chiamare, egli si alzo e si rivolse al suo maestro dicendo <<eccomi>> e il maestro gli disse << torna a dormire perché non ti ho chiamato>>. Il ripetersi di questa scena fece capire al maestro che il giovane era oggetto di una attenzione particolare nel sogno e gli disse << torna a dormire, ma quando ti sentirai chiamare, risponderai: Parla o Signore, che il tuo servo ti ascolta>>. In sogno poi Dio svela a Samuele, anche lui frutto di una nascita miracolosa, il Dharma che deve adempiere,

Giuseppe, che aveva preso la gravidanza di Maria come segno di una infedeltà, vuole agire di conseguenza, ma, in << Sogno>>, ascolta una voce che lo dissuade, una voce divina. Abbiamo anche qui il sanarsi di una frattura fra la terra del mito, i mondi a cui abbiamo accesso ogni volta che andiamo a dormire, che non sono meno reali di questo di veglia, anche se il loro grado di realtà è diverso dalla sfera grossolana, e la storia. Ci sono altri sogni, altri interventi degli abitanti delle terre del mito nella storia concreta di Gesù, che sanciscono una alleanza fra il magistero invisibile e Gesù, il segno che egli era chiamato a restaurare la Legge, il Dharma. Ogni volta ricevuto un messaggio, in sogno, riguardante Gesù, sia Giuseppe che i Magi hanno seguito ciò che in sogno gli è stato suggerito. Fin da queste prime battute si dovrebbe capire che i Vangeli non sono un racconto di fatti concreti ma il sanarsi della frattura fra il mondo visibile e quello invisibile ... fra la sfera della materia e quella delle energie.

Attraverso Maria, quindi, si è riattualizzato e radicato nell’occidente cristiano un complesso cultuale quello della Dea o, come a volte si suole chiamarla, della Magna Mater e si è suturata una frattura fra la storia, il divenire e le terre del mito, i mondi sottili. La nascita di Gesù riproduce un modello mitico di Ieros Gamos, nascita divina, molto diffuso nell'antichità nella cosidetta subarea che comprende il bacino del mediterraneo e vaste zone del subcontinenete indiano. Ho detto che il complesso archetipale della Dea abbraccia due aspetti complementari che vengono chiamati, da alcuni, demetrico e afroditico e di come l'aspetto che si è riattualizzato di questo complesso cultuale sia quello prettamente nomistico, della Dea madre e procracciatrice di grazie. Sembra sia prevalso, anche nell'iconografia mariana, l'aspetto <<tellus mater>> quello della madre terra datrice di vita. Gli aspetti afroditici, gli aspetti antinomici, la Dea Amazzone, guerriera e amante, sembrano essere mancanti ... sembrano. In effetti nella geneaologia, alcuni fanno notare, compaiono come donne solo Tamar l'incestuosa, Racab la tenutaria di un bordello, Rut la moabita dal cui sangue sorse David e Betsabea, l'infedele moglie di Uria la cui relazione illecita ed adultera con il re David comportò la perpetrazione del sottile omicidio dell'incomodo marito. Alcuni leggono il riferimento riportato da Marco di Gesù <<figlio di Maria>> come un dispregiativo e implicita ammissione che Gesù era un figlio illegittimo.

Importa rilevare che i Magi seguirono la stella finché essa si fermò. Quando una stella si ferma? Si ferma quando la sua posizione coincide con il polo celeste, cioè quando diventa segno che è situata sull' <<axis mundi>>. Il luogo di nascita di Gesù, del bambino divino, è il centro del mondo ... il perno della ruota attorno a cui le celesti sfere ruotano. Il pellegrinaggio dei Sapienti venuti dall'oriente è un progressivo avvicinarsi al centro ascoso e nascosto da cui promana l'Universo e il suo baricentro.

Già da questo si può evincere che Cristo è il Sé e che la via che a lui conduce è la via del ritorno al centro di sé stessi e il bambino in cui dovremmo ritornare, come dice il vangelo, per conquistare il Regno dei Cieli è Cristo stesso. <<Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia>>, l'ultima guaina che avvolge il sé dice la sapienza vedica è l’anandamayakosha o guaina della beatitudine.

I Sapienti dell'oriente sono il simbolo di un percorso realizzativo, non esente da pericoli, che si conclude prima con la sperimentazione della Gioia che effonde il Sé e, poi, con la contemplazione diretta della Realtà immortale che abita nel cuore di ogni essere senziente. Anche i doni che mostrano al Divino Fanciullo e alla Divina Madre che è Madre di Dio ma anche sposa di Dio simbolicamente indicano l'Oro della realizzazione spirituale, l'incenso della corpo sottile e la mirra del corpo grossolano. La triplicità vibratoria dell’adepto che viene trasfigurata dall'aver raggiunto il culmine del cammini.

I magi vengono avvertiti dagli abitanti delle terre del mito dei pericoli che incorrono a causa dei nemici della dottrina e grazie a loro sfuggono all'armata delle tenebre. Questo è un passaggio molto importante perché i sapienti dell'oriente hanno una valenza universalistica importantissima. La saggezza instillata nei loro cuori e che poi effusero nel resto del loro cammino terreno è una sapienza che venne insegnata mediante il silenzio, senza schemi dottrinali. Questo episodio indica che il Sé non appartiene a nessun popolo predestinato ma che è fruibile da chiunque abbia le qualificazione per percorrere la longissima via del sentiero spirituale.

Un terzo sognare, una terza esperienza con la dimensione delle terre del mito e con i suoi abitanti, induce Giuseppe a riparare in Egitto ... l'Egitto, la terra della sapienza. A questo punto occorre dire che Giuseppe è di sangue regale e che anche in questo tratto si rivela come la nascita di Gesù, riflette il mito della Ierogamia il cui vedeva appunto il re e la regina, che impersonifica la Dea, Iside, ritualmente celebrare la coniuctio in momento particolare dell'anno. Questa coniuctio aveva una valenza cosmica e si rifletteva sulla fertilità della terra e delle bestie. Il frutto del concepimento, come nella ierodulia sacra, veniva considerato non tanto figlio del re ma, appunto, del Dio consorte della Dea. Uno degli attributi di Maria e appunto quello di Regina.

A me è piaciuto estrarre queste brevi note ... ma un simbolo è per sua natura multidimensionale e polisemico. Quello che mi piace rilevare è che se giustapponiamo ai sinottici il vangelo di Giovanni abbiamo una Dottrina Tradizionale compiuta e completa in cui la storia diviene simbolo dei mondi invisibili.

Torniamo, per un attimo, alla stella che si muoveva nel cielo e che poi si è fermata sul luogo della natività ... Abbiamo detto che l'unico luogo del cielo in cui una stella sta ferma è quando è posta sull'AXIS , lungo l'asse celeste nord sud, ed è quindi la stella Polare.

Ma non si è detto che, il movimento della stella nel cielo, il suo fermarsi, può indicare un fenomeno celeste noto come precessione degli equinozi la cui durata, da alcuni, è posta in relazione ai Juga o cicli cosmici. La natività, che è il centro o ombelico del cosmo, o discesa (Avatara) del Signore, per ristabilire il toro del Dharma che inizia a vacillare, è il segno di un nuovo ciclo cosmico, in questo senso deve intendersi anche l'avvio del conto del tempo dalla sua nascita. I magi quindi sono gli adepti della Tradizione che si abbevera alla fons vitae eternae. E' significativo che il clero ufficiale pur informato non è presente nel luogo della natività ma, anzi, trama per uccidere, velare, il cristo cioè la realtà immortale che abita nel nostro cuore, al centro del nostro universo (microcosmo). Possiamo dire che la Tradizione è una rivelazione di tipo cosmico, laddove il clero è una rivelazione di tipo storico. La rivelazione cosmica è indipendente da una forma religiosa determinata e rappresenta l'accesso diretto al divino che pervade il cosmo mentre, la tradizione di tipo storico, se non si abbevera alla rivelazione cosmica si degrada in un vuoto ritualismo e dogmatismo. Melkitsedek rappresenta la tradizione cosmica, è interessante notare che Abramo il capostipite della rivelazione storica paga la decima al re di Salem Melkitsedek. Abramo, il destinatario delle promesse di YHVH, riconosce la Tradizione. Questo è il senso del sacerdozio di Gesù secondo l'Ordine di Melkitsedek. Gesù rappresenta una Verità che pervade l'intero cosmo ed è presente nel cuore di ogni uomo senza distinzioni di sesso, razza, religione e fede politica.

Vorrei sottolineare come sia celato nella mitologia della natività l'unità sottesa al manifesto. La storia concreta, il mondo del mito, i piani sottili e la geografia del cosmo si fondono un tutto armonico che trova il suo centro in Cristo che è il Sé, la radice più ascosa del nostro essere e nel contempo la radice del cosmo.

Il Capitolo 3 di Matteo parla di Giovanni e dei riti iniziatici con cui accompagna l'insegnamento. Giovanni è un anacoreta, uno che vive nel deserto e si ciba di quel che l'asprezza della natura gli offre. E' una scelta di vita estrema che alcuni sono chiamati a fare perché è il loro modo per approcciarsi alla Realtà Immortale. L'aroma spirituale di Giovanni attrae discepoli ed egli dispensa il suo insegnamento. Innanzi tutto la confessione che è la presa di consapevolezza della nostra incompiutezza. Il riconoscimento della nostra incompiutezza si accompagna al Battesimo un rito di tipo iniziatico. L'immersione nell'acqua ha un duplice significato, da un lato di abluzione. Indica in questo aspetto il mondare la pietra dalle scorie, dall'altro la morte e la rinascita, un rito di passaggio dall'uomo vecchio all'uomo nuovo. La confessione è l'opera al nero, ovvero la discesa agli inferi. L'iniziato scende consapevolmente nelle latebre della sua anima per portare alla luce della consapevolezza le sue incompiutezze, il battesimo è la purificazione dell'anima dalle incompiutezze. Dalla nigredo si passa all'albedo. Giovanni non è un membro della chiesa ufficiale ... alcuni dicono che egli provenga da Qumram, che fosse un esseno ... noi non lo possiamo sapere, quello che sappiamo è che ha parole di fuoco per i rappresentanti del sacerdozio ufficiale. Giovanni era uno di noi, un outsider, un diverso, uno a cui non piaceva il rigido formalismo del sacerdozio ufficiale e insegnava un percorso spirituale frutto della sua personale ascesi. Era, Giovanni, un rinunciatario, in india si chiamano samnyas, San Francesco d'Assisi segue la via di Giovanni, la via del deserto. Giovanni dice anche che oltre l'albedo c'è il battesimo di fuoco ovvero la rubedo ... l'immersione nelle acque infuocate dello Spirito.

Gesù va da Giovanni per farsi battezzare ... Gesù con ciò riconosce la linea, o lignaggio spirituale, di cui Giovanni era esponente. Gesù non era un unicum sorto dal nulla ma il discendente di un lignaggio spirituale che non apparteneva al sacerdozio ufficiale e che voleva, profondamente, rettificare il sacerdozio ufficiale ... dal vuoto ritualismo e dalla casistica giuridica che aveva soffocato l'autentica spiritualità. Il chiedere e ricevere l'iniziazione da Giovanni di Gesù è bene evidenziarlo indica una linea o lignaggio spirituale. Se Giovanni era un esseno, Gesù riconosce negli esseni la scuola spirituale a cui appartiene ... ma questo non lo possiamo sapere con certezza .

Un rito iniziatico dovrebbe essere il sigillo di un percorso spirituale che sfocia in una esperienza del sacro. Gesù avendo portato a perfezione la discesa agli inferi e la purificazione delle sue qualità sperimenta la Realtà Ultima, Metafisica, in simboli si aprirono i cieli ... Ciò che sperimenta è la Realtà trascendente il cosmo, la Realtà Acosmica, l'assoluto metafisico, in termini vedanta potremmo dire che sperimenta il Nirguna Brahman. Ma la sue esperienza Acosmica si traduce nella presa di consapevolezza che Dio non è solo oltre la manifestazione, ma, la pervade ed è presente nell'anima dell'uomo. Nella esperienza di Gesù l'Acosmico Signore del cielo e della terra << scende >> sull'uomo ... alcuni dicono che lo Spirito Santo è l'Amore del Padre che si irradia e pervade la manifestazione e questo Amore poi risale a Dio. Questo movimento, questo ritmo d'Amore, è il respiro di Dio che anima e da Vità alle creature, a tutti gli esseri senzienti.

La Figliolanza di Gesù deriva proprio dalla consapevolezza che egli ebbe, grazie agli insegnamenti del lignaggio spirituale da cui Giovanni discende, del flusso e riflusso dell’Amore cosmico, del respiro cioè dell' Acosmico Signore del Cielo e della terra.

Il compiacersi pero di Dio in Cristo rinvia allo Jeros Gamos di cui si è detto.

Quando noi parliamo di Gesù tendiamo, comunque, a far prevalere un solo aspetto di una realtà che è multidimensionale. Alcuni pongono in evidenza l'aspetto Logos, altri le qualità umane, altri vedono il maestro realizzato e così via ma Gesù detto il Cristo è tutte questo ed altro contemporaneamente.

In lui Storia, mito, umanità e divinità e la nostra reale natura spirituale sono sintetizzate.

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