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Il Canale di Comunicazione di Paola Magnani |
“Ho sentito dire che c’è una finestra
che si apre da una mente sull’altra,
ma quando non c’è parete
non c’è alcun bisogno
d’inserirvi una finestra o un chiavistello”
Rumi
Ultimamente, la diffusione e la popolarità di messaggi canalizzati sta
portando alla ribalta una potenzialità dell’uomo che spesso viene negata
o relegata in ambiti più ristretti e controllati.
Molti considerano il channeling (canalizzazione) equiparabile alla
medianità e il canalizzatore (canale o channel) al medium. Negli ultimi
anni i due termini hanno assunto una sfumatura diversa, intendendo il
medium la persona che si offre come mezzo di tramissione perdendo
totalmente o per buona parte coscienza di sé, mentre il canale o
canalizzatore riceve e trasmette rimanendo cosciente. A causa della
differenza tra questi due stati di coscienza, il medium – andando in
trance – dà l’idea di non interferire con la trasmissione, mentre il
canalizzatore si assume la responsabilità della traduzione, ed è questa
particolare condizione che suscita in molti le maggiori perplessità. Nel
contesto, una persona in stato incosciente sembrerebbe più affidabile di
una cosciente.
Il channeling è ora portato all’attenzione da persone che trasmettono
comunicazioni dalle più disparate provenienze. Questo fenomeno può
essere studiato da molti punti di vista, ma ritenerlo un’alterazione
della personalità o una frode per partito preso, è negare quella parte
invisibile e fondamentale dell’uomo che, seppure ignorata o
misconosciuta, è ben più preponderante dell’espressione fisica.
Coscienza e percezione espanse fanno parte dell’essere umano e, se non
si mostrano in modo più comune, è solo perché si mantengono divise parti
che in realtà dovrebbero essere parimenti sviluppate. Alcuni associano
le facoltà paranormali, tra le quali certe forme di comunicazione, ad un
positivo grado di sviluppo spirituale. Poiché la letteratura sul tema
riporta maggiormente casi di personaggi di una certa levatura, non pochi
suppongono che queste manifestazioni riflettano l’integrità di chi le
mostra, e quindi siano per se stesse una prova di affidabilità.
Da un certo punto di vista, entrare in contatto con dimensioni diverse
non è necessariamente e direttamente collegato allo sviluppo spirituale,
ma più semplicemente all’aspetto fisico, poichè l’azione oggettiva su
questo piano si manifesta attraverso strumenti fisici. Infatti, ad
esempio, c’è chi già nasce con particolari doti - chi se le ritrova a
seguito di un trauma – chi ne ha pieno controllo e chi è in loro balia
(con variazioni tra gli estremi). Infine, a qualcuno si sviluppano in un
percorso di crescita globale.
SOGGETTIVITA’
Qualcuno associa la canalizzazione al passaggio di qualsiasi cosa
proveniente dal mondo invisibile, sia che lo si intenda come subconscio
della persona che come inconscio collettivo, forme pensiero, spiriti di
defunti o entità di varia natura. Altri, invece, vedono in essa un nuovo
modello di comunicazione spirituale ed accettano incondizionatamente che
la nutrita serie di nomi esotici corrisponda ipso facto ad esseri
illuminati e benevolenti di dimensioni “superiori”.
Quando si parla di comunicazione e di informazioni canalizzate, non si
possono usare i criteri di valutazione di cui ci si avvale solitamente.
Tutte le discussioni sull’affidabilità del canalizzatore, del materiale
o della provenienza raramente hanno delle basi oggettive su cui porre od
opporre testimonianze e prove.
La dinamica che più fortemente caratterizza il channeling è la
soggettività. Soggettiva è la percezione di chi canalizza o dice di
farlo - soggettive sono le fonti dei messaggi, poiché a definirle sono i
canalizzatori – soggettivo è il materiale stesso, derivando dai
precedenti. Ed in ultimo ma non ultimo, soggettiva è la risposta di chi
si trova di fronte al materiale canalizzato, in quanto – alla fine – chi
ne decide l’attendibilità o meno è colui che ascolta o legge.
Volendo, si potrebbe considerare questo materiale come ogni altra
informazione di questo mondo: parziale e provvisoria, vera per alcuni e
falsa per altri.
IL CANALE
Caratteristica di chi canalizza è il mantenimento di uno stato di
consapevolezza durante la comunicazione, trovandosi in uno stato
alterato di coscienza nel comune stato di coscienza di veglia. Se il
medium diventa un mezzo nello stato di trance non sapendo chi e cosa sta
comunicando, un canalizzatore è cosciente dei suoi differenti stati e
percezioni.
Il channeling non è semplicemente un passaggio di informazioni, ma
soprattutto l’affermazione dell’apertura di un canale di collegamento e
comunicazione cosciente verso e con l’invisibile. In altre parole, il
vero canale è quello che si apre tra la personalità fisica ed il suo
aspetto invisibile, apertura che permette di veicolare le
percezioni/informazioni tra i due come tra vasi comunicanti, dove il
contenuto si miscela e si livella.
L’apertura di questa modalità di comunicazione determina un rapporto
diretto tra la personalità fisica e le sue controparti invisibili che si
manifesta principalmente e in modo particolare nell’intimo. Da un certo
punto di vista, si può dire che si tratta di un atto di fiducia verso il
Tutto, poiché annullando la separazione si permette l’ingresso di ciò
che prima rimaneva ignorato altrove.
L’INVISIBILE
Alcuni sostengono che “l’uomo è un essere spirituale che ha esperienze
terrene”, ribaltando così il concetto di ‘uomo terreno che ha/ può
avere/ persegue esperienze spirituali’. Questa prospettiva attribuisce
al corpo fisico lo stato di porta e strumento sulla dimensione fisica
che permette ad un essere spirituale di farne esperienza utilizzando
parte della sua reale totalità espansa. In questa definizione risiede la
capacità che ha l’essere nello stato di umano di co-esistere con tutta
la sua totalità e nel contempo - tramite questa natura fondamentale – di
partecipare e di entrare in contatto con le altre dimensioni
dell’invisibile.
L’apertura del canale fa entrare in comunicazione la personalità umana
sia con la sua diretta controparte invisibile sia con il proprio essere
spirituale. Con questo si intende che nel flusso dell’invisibile che
irrompe nella coscienza della personalità fisica, si muovono correnti
celate ed ignorate, molte delle quali con difficoltà riconosciute come
proprie.
Il mondo dell’invisibile che si dischiude non partecipa del tempo
secondo il piano fisico, ma esiste in uno stato di a-temporalità che
mischia e associa senza logicità umana ciò che è di tutto l’essere
espanso. Pertanto, dovendo passare su un piano governato da leggi
fisiche ben precise, le cose si organizzano secondo la natura di tale
piano, cioè in un’aggregazione logica apparente. In questa situazione
inusuale, la mente fisica della persona non di rado osserva come
“altrui” ciò che invece è “proprio”, e che può provenire sia dalla sua
personalità invisibile che dal suo essere spirituale espanso sulle
diverse dimensioni di esperienza.
Inoltre, sia la parte invisibile che quella spirituale di ciascuno
intrattengono costantemente dei rapporti con le realtà di cui essi
stessi costituiscono parte integrante, per cui – grazie a questo
rapporto – ci sono relazioni anche con invisibilità e spiritualità
diverse dalla propria che possono, data l’attivazione del canale di
comunicazione e l’assenza di confine, inter-agire a loro volta con il
corpo fisico e/o la personalità.
RESPONSABILITA’
Il mondo invisibile è denso di tutto ciò che l’uomo immagina e non
immagina possa esserci. Quali che siano i termini utilizzati nelle
differenti culture, muoversi all’interno di esso senza lasciarsi
sopraffare dalla consistenza delle coscienze che lo formano necessita di
strumenti che salvaguardino l’individualità.
Il primo atto di responsabilità assunto da chi riconosce l’apertura del
proprio canale è verso se stesso, in quanto tale stato può essere
talmente dirompente da spezzare i legami di una personalità che, pure,
ha il suo motivo di esistenza.
La centratura deriva primariamente dal conoscere se stessi, lavoro
sempre in corso che fornisce l’ancoraggio utile a non perdersi nel gioco
degli specchi. La centratura aiuta così la persona a gestire e gestirsi
– e non ad essere gestita – perché fuori dal mondo fisico leggi e valori
sono differenti e, quindi, l’interazione tra i mondi personali deve in
qualche modo essere adattata al piano corrispondente, nello specifico
quello fisico.
Il discernimento che si acquisisce coltivando la centratura, è uno stato
di vigilanza che permette di vagliare il flusso dei dati. Aprire la
porta comunicante è definitivo, ed illudersi di poterla richiudere per
tornare ad uno stato di ‘inconsapevolezza’ significa in realtà lasciarla
incustodita. Lo stato di vigilanza che dovrebbe caratterizzare chi si è
aperto, favorisce il sottile riconoscimento di ciò che è proprio da
quello altrui, poiché a questo punto pensieri ed elaborazioni possono
sembrare “propri”.
Nella comunicazione tra i mondi si è responsabili in prima persona di
ogni percezione raccolta, non importa quale sia la provenienza, essendo
la responsabilità su questo piano di chi su questo piano agisce.
Il discernimento è particolarmente importante durante la percezione
mentre la centratura pesa maggiormente nell’elaborazione del percepito.
Poiché lo stato di coscienza che permette la percezione è definito
alterato, cioè “altro” o “modificato” rispetto allo standard, così la
trasposizione sul piano umano può incontrare una serie di filtri e
strutture della personalità di cui spesso non si è consapevoli e che
influiscono su integrità e chiarezza di percezione, elaborazione e
trasmissione.
La qualità del collegamento e della percezione sono caratterizzati
dall’integrità della persona e del suo stato di coscienza del preciso
momento in cui questi avvengono. Supporre che questa apertura garantisca
percezione e corretto trasferimento immutabili nel tempo, significa non
tenere conto degli aspetti umani e contingenti che coinvolgono la
personalità. Il continuo lavoro di raffinamento degli strumenti
percettivi non garantisce di per sé la qualità della comunicazione,
qualità che dipende in buona misura dal grado di consapevolezza della
persona in quello specifico momento.
LA COMUNICAZIONE
Un’apertura più o meno consapevole del canale di comunicazione è più
diffusa di quanto si pensi, ma - essendo spesso un processo ignorato o
represso - molti pensano che si tratti di facoltà specifiche di un
ristretto numero di persone, e non considerano la possibilità di stare
già avendo accesso al proprio canale preferenziale, con tutte le
potenzialità conseguenti. Accorgersi dell’apertura del canale di
comunicazione comporta una presa di coscienza che non può essere
ignorata.
Entrare in rapporto diretto con una parte di sé sconosciuta può
modificare o anche (s)travolgere l’intera esistenza di una persona. I
riferimenti esterni possono perdere di significato o caricarsene di
totalmente diversi; i concetti acquisiti per educazione e cultura si
mostrano come tali; i rapporti interpersonali assumono un carattere più
ampio, riconoscendo negli altri non solo la personalità fisica ma la
loro totalità; gli avvenimenti non fanno più parte di una vita terrena
limitatamente intesa, ma sono riflessi e risposte che dall’invisibile si
proiettano in questo mondo visibile; l’esistenza diventa agibile e
fruibile su differenti piani di espressione, osservando ogni azione
riverberarsi in onde che raggiungono orizzonti precedentemente nascosti
alla vista.
All’interno di questa nuova realtà, colma di presenze e di differenti
intendimenti, ciascuno sceglie la propria via d’azione in base a ciò che
soggettivamente decide come opportuno per procedere su quel cammino che
in passato seguiva indicazioni oggettive. In altre parole, aprendosi il
collegamento e volendo passare all’esplorazione di mondi invisibili,
cartelli e indicazioni sono nell’invisibile e, come succede visitando
una regione sconosciuta, a volte occorre domandare informazioni agli
abitanti del luogo ed anche, se è il caso, chiedere a qualcuno di far da
guida.
LINGUAGGI E CONTENUTI
La comunicazione è condizionata dai mezzi utilizzati, siano essi
strumenti tecnologici o apparati biologici. Il cervello umano traduce in
termini di frequenze riconoscibili per la struttura di cui fa parte – e
della quale è al servizio – qualcosa che di per se stesso è di altra
natura: per esempio, traduce per il nostro corpo fisico alcune frequenza
come gradazioni di calore, altre come suoni, altre ancora come colori, e
così via, e per ciascuna frequenza utilizza differenti sensori e
decodificatori pur facendo tutti parte del medesimo corpo. Ed ecco, poi,
che alcune persone vedono i suoni, altre hanno la percezione tattile dei
colori ed infine c’è chi vede e sente cose che nessuno intorno riesce a
cogliere. Le capacità di ricezione ed elaborazione del cervello umano
sono poco conosciute, soprattutto quando osservate fuori dalla ‘normalità’.
La trasposizione in linguaggio e contenuto di una comunicazione di
natura strettamente personale è molto individuale, potendo anche dire
che – ad un certo livello – questa comunicazione diventa una comunione,
senza movimento “da … a …”, proprio come nei vasi comunicanti, dove la
variazione in uno dei due comporta un’istantanea ed identica rispondenza
nell’altro.
Questa dinamica coinvolge anche chi canalizza per altri. Si potrebbe
dire che chi legge o ascolta comunicazioni canalizzate, osserva solo
quello che fuoriesce dal vaso fisico e non l’essenza (eventualmente)
immessa. Quindi, il contenuto prodotto e veicolato durante la
canalizzazione può essere commisto al materiale personale di chi lo ha
percepito, cioè risente non solo della sua cultura, esperienze di vita,
preferenze ed interessi – ma anche del livello di centratura,
discernimento ed integrità che vive. A volte, questo si mostra in modo
palese quando più persone affermano di canalizzare la medesima entità.
L’OSSERVAZIONE
Centratura, discernimento e integrità sono qualità che occorrono non
solo a chi ha il proprio canale aperto, ma anche a chi entra in contatto
con messaggi canalizzati. Come il canalizzatore utilizza questi
strumenti per mantenere la consapevolezza della propria esperienza con
l’invisibile, così dovrebbe essere per chi si trova di fronte a
materiale canalizzato, essendo il rapporto di responsabilità che
intercorre in questo successivo passaggio di informazioni identico,
seppur traslato di piano.
Come il grado di consapevolezza di un canale definisce la qualità del
suo contatto con l’invisibile, così la qualità del canalizzatore e di
quanto espone è definita dal grado di consapevolezza di colui che legge
o ascolta.
La comunicazione con l’invisibile è una realtà aperta a tutti, anche per
chi non ne è consapevole, pertanto la pulizia degli strumenti di
percezione e lo sviluppo di centratura, discernimento ed integrità non è
responsabilità particolare di qualcuno ma di ciascuno, non importa a
quale mondo si rapporti.