PICCOLO POPOLO v LE FATE
da Tessitrici dei destini umani a Popolo delle colline
"Morir non puole alcuna Fata mai finche il sol gira, o il cielo non muta stile" [L’Orlando Furioso – Ariosto]
Il termine Fata deriva dal latino fata plurale di fatum, ovvero destino; nella mitologia pagana le Fate erano le compagne dei Fauni ovvero creature in grado di poter predire il futuro e di presiedere agli eventi umani.
Venivano chiamate Tria Fata le statue che a Roma rappresentavano le tre Parche, corrispettive delle tre Moire greche, dee lunari vestite di lino bianco, tessitrici dei destini umani: Atropo filava il filo della vita, Cloto lo misurava e tesseva, Lachesi lo recideva con le fo r bici.
Ancora più antiche erano le Fatae dei Galli assimilabili alle Matres o Matrones preceltiche rappresentate sempre in numero di tre, le tre dee della maternità, nate dalla forza creatrice della Grande Madre; o alle Norne della mitologia nordica che, oltre ad irrorare quotidianamente i rami dell’Albero Cosmico Yggdrasill con l’acqua della fonte Urdarbrunnr (fonte del destino) decidevano il destino di ogni uomo, i loro nomi erano Urdr (destino), Verdandi (ciò che diviene) e Skuld (debito-colpa).
Nella mitologia norvegese si racconta che le fate, come gli altri appartenenti al Piccolo Popolo, furono generati dalle larve che uscirono dal cadavere del gigante Ymri, il progenitore della stirpe dei Giganti del Ghiaccio, mentre secondo le leggende irlandesi le Fate presenziano alla nascita degli uomini per conferire loro doni particolari ed influenzarne l'esistenza in modo benevolo o malevolo.
Nelle leggende le Fate vengono dipinte come creature dalle sembianze umane, di dimensioni ridotte come una farfalla o grandi come una ragazzina ma dotate di una bellezza sovrumana, abitano i boschi, le sorgenti o i luoghi selvaggi dove, manifestano il loro amore per la danza, la musica ed il canto adunandosi in Cerchi delle Fate, ma dove si trova la Terra delle Fate?
I gallesi ritenevano che essa fosse situata nella misteriosa penisola occidentale del Pembrokeshire caratterizzata da grandi roccioni e nebbia fittissima, gli irlandesi credevano che la dimora del popolo delle Fate si trovasse sull’isola sommersa Hy Breasail leggendariamente ubicata poco lontano dalla costa ovest e visibile una volta ogni sette anni, mentre i britanni ritenevano che la dimora delle Fate fosse sull’isola di Man.
Avalon è probabilmente l’isola delle Fate più famosa dove il leggendario Re Artù fu portato ferito a morte per essere curato da quattro regine delle Fate.
Terrapieni e antichi colli sono anch’essi tradizionali dimore del Popolo delle Fate, la parola gaelica che indica le Fate è Sidhe (Shee) che significa Popolo delle Colline. Miriadi di luci scintillanti possono essere avvistate sui pendii delle colline in prossimità di alberi di biancospino, pianta sacra alle Fate.
A volte è difficile distinguere le Fate dagli esseri umani, altre volte queste assumono le sembianze di animali, spesso, però hanno un aspetto del tutto eccezionale.
Talvolta paiono irradiare una luminosità intensa e sembrano totalmente eteree; il corpo delle Fate fa parte degli strati più sottili della materia fisica: quando sono visibili le Fate sono su un piano eterico, mentre quando vogliono celarsi agli sguardi degli umani si trasferiscono su un piano astrale; esse possono cambiare piano a piacere, la materia che costitu i sce la loro forma è così sensibile e fluida che può essere plasmata da cose impalpabili come il pensiero e il sentimento. Il loro stato normale è una sfera di luce pulsante, le Fate si materializzano sul piano eterico spesso usando la coscienza collettiva come modello per costruire la loro forma. In questo modo la forma viene determinata da elementi di imitazione di piante o di animali, oppure da stampi tradizionali. Altre volte intercettano i modelli del pensiero inconscio degli uomini.
Il Popolo delle Fate è stato diviso in quattro grandi gruppi legati agli elementi naturali ai quali le Fate appartengono:
Fate dell’Acqua: Sono le Ninfe, giovani e bellissime fanciulle che amano tessere, filare, danzare, cantare e specchiarsi, pettinandosi, in riva a fiumi, laghi, sorgenti. Al tramonto o nella luce dell’alba è possibile spiarle, vicino all’acqua, intente alle loro occupazioni, ma attenzione: gli u m ani che si imbattono nelle ninfe ne sono eccitati e attratti irresistibilmente, una grande gioia li invade e, incuranti, le seguono nelle acque, dove fatalmente, annegano. Dolci e affascinanti, le ninfe possono trasformarsi in mostri furiosi che tutto travolgono al loro passaggio. Nella leggenda germanica un esempio di ninfa d’acqua, che da dolce fanciulla diviene strumento di morte, è costituito dalla Lorelei.
Fate dell’Aria: Silfidi e Villi, protagoniste di favole, balletti, opere liriche, queste sono creature bellissime, molto simili alle ninfe, girano nude o velate da una leggera veste d’argento ma, invece che le acque, abitano i cespugli di timo e di rose bianche. Amano cantare tutto il tempo melodie dolcissime e ammalianti. Se si vuole averle come vicine di casa, basta tenere in giardino o sul balcone una pianta di timo o di rose bianche ma attenzione: sono assai timide e, se sorprese, scompaiono all’istante e con loro s compare anche il cespuglio nel quale si celano. Possiedono la capacità di tramutarsi da bellissime fanciulle in megere spaventose che percorrono la campagna ululando come forsennate. Quando questo accade il vento scuote furioso gli alberi e la gente dice che le fate sono arrabbiate.
Fate del Fuoco: Sono le Salamandre, le più belle fra tutte le fate. Danzano fra le fiamme, con i lunghi capelli rossi che sembrano lingue di fiamma. Sono avvolte da lunghi veli rossi, gialli, arancio, azzurri, bianchi. Non si mostrano mai deliberatamente agli esseri umani e se gli uomini le sorprendono mentre ballano e cantano fra loro, distruggendo così la loro pace, la loro furia è spaventosa e fuggono, distruggendo tutto ciò che incontrano nella loro fuga. Globi infuocati che ruotano nell’aria, fiamme che escono dal terreno, fulmini nel cielo… lì ci sono le fate del Fuoco.
Fate della Terra: Queste fate sono chiamate Driadi, come tutte le fate sono bellissime. Hanno grandi e luminosissimi occhi, indossano abiti fatti di foglie, d’erba e di muschio, del colore del bosco e della terra; sono abiti fatati che permettono loro di confondersi con una corteccia, con le foglie, rendendole invisibili ad occhi umani. La loro dimora preferita sono gli alberi e la loro vita è legata ad essi: se un albero muore o soffre, anche la fata che lo abita soffre e muore. Non fanno alcun male agli esseri umani ma sono giocherellone e si divertono a provocare miraggi. Se ci si addormenta in un bosco, quasi sicuramente si faranno sogni premonitori ispirati dalle Driadi.
Aileen