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L'addestramento della Mente Secondo gli Insegnamenti di Liberazione Tibetani. Di Heracles |
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Ecco le parole di un anziano Lama:
" Cosi' come vi sono molti insegnamenti, vi sono molte pratiche che si possono differenziare tra di loro perche' diverse sono le
capacita' degli esseri, quindi ci vogliono gli insegnamenti adatti per ogni capacita'. Il Buddha ha insegnato cosi'! Anche coloro
che hanno realizzato questi insegnamenti li hanno a loro volta sviluppati con commentari e prodotto altre pratiche, tuttavia, anche
se sono cosi' numerosi, tutti questi insegnamenti possono essere ricondotti ad un'unica radice.
Ci sono molti modi di insegnare le varie pratiche ed e' necessario che venga dato l'insegnamento giusto ed appropriato alle
capacita' della persona.
Non e' sufficiente essere *buddhisti* a parole ma e' importante che la nostra mente sia indirizzata verso il dharma ( in questo
contesto la dottrina ), quindi entrare nel dharma ed intraprendere il sentiero: prima di recitare mantra e preghiere, e' importante
che la mente sia nel dharma.
Anche il riequilibrio della mente si puo' fare in molti modi, ma il metodo eccellente e' quello chiamato *La pratica dei
preliminari*....."
I quattro pensieri che trasformano la mente.
Secondo gli insegnamenti tibetani, la pratica della trasformazione della mente consiste all'inizio nel meditare sui quattro pensieri
che trasformano il nostro modo di affrontare la vita e ci permettono indirizzare a mente al Dharma. Tenere presenti alla mente
ciascuno di questi quattro pensieri per il tempo necessario, a volte giorni, a volte mesi, a comprenderne a fondo il significato,
rettificare il nostro modo di giudicare l'esistenza ed il modo di affrontarla, riconoscerne i valori essenziali, abbandonare le
nostre fantasie sentimentali ed imparare ad essere sinceri con noi stessi, ci aiuta a liberarci dalle nostre abitudini automatiche
ed inconscie.
Questi quattro pensieri, necessari per gettare le basi su cui fondare la nostra pratica sono: "La preziosa nascita umana",
"L'impermanenza", "Il Karma" e "La natura insoddisfacente del samsara".
1) La preziosa nascita umana.
Gli esseri umani non nascono a caso. Ciascuna nascita ha una sua propria causa prenatale e la condizione umana, essendo partecipe
sia di felicita' che di sofferenza e' privilegiata rispetto a quella degli altri *regni* ( I sei regni di esistenza sono : Dei,
semidei, uomini, animali, spiriti affamati, spiriti infernali ); privilegiata perche' l'uomo, non essendo tormentato da troppa
sofferenza ne' accecato da troppa gioia puo' ottenere la liberazione. Non tutte le nascite umane sono pero' *preziose*. Perche' una
nascita umana possa definirsi tale occorre che possegga alcuni requisiti e sia libera da alcune limitazioni ( le 8 liberta' e le 10
ricchezze). In breve occorre che abbia la possibilita' di ricevere gli insegnamenti corretti. Ad esempio chi, per una errata
educazione o per altre ragioni, non si e' mai posto il problema di uno sviluppo interiore, non verra' mai in contatto con gli
insegnamenti, e, se anche li udisse, non li riconoscerebbe. E' il caso di chi si limita a trascorrere la propria vita cercando di
ottenere quanto desidera e sfuggendo quanto teme. Altro caso di vita umana non *preziosa* e' quello di chi vive in convinzioni ,
religiose o filosofiche, errate. In genere queste convinzioni errate sono riassunte nelle due posizioni dette "eternalismo" (
dottrina per la quale gli aspetti dell'esistenza sono considerati reali, cioe' veramente esistenti ed eterni, e gli esseri creati,
dotati di un'anima eterna, sono premiati o puniti da divinita' realmente esistenti ed eterne) e "nichilismo" ( dottrina per la quale
gli esseri nascono in modo casuale, senza una ragione, ed i fenomeni sono in genere considerati da un punto di vista esclusivamente
materiale ). Anche per costoro, accecati da una falsa conoscenza, non vi e' possibilita' di riconoscere i veri insegnamenti. La via
di mezzo dei Buddha sostiene invece che i fenomeni hanno la consistenza di sogni, esistono, ma non cosi' come appaiono alla mente.
Per riassumere e' preziosa la vita umana che ci da' la possibilita' di ascoltare le parole di un Buddha o di un Maestro qualificato
ad insegnare e ci dota delle qualita' necessarie ad apprenderne la dottrina.
2) L'impermanenza.
Tutto quanto fa parte dell'esperienza della vita e' transitorio.
La casa in cui abitiamo, i monti che osserviamo dalla finestra, intere citta', cose che ci possono apparire solide e durevoli, un
giorno saranno scomparse; i nostri parenti, le nostre esperienze, i nostri sentimenti, la nostra stessa vita sono destinate a
dissolversi. Tutto cambia incessantemente.
Ogni forma sorge dal vuoto e ritorna nel vuoto.
Meditare su questa condizione puo' trasformare il nostro modo di ragionare, ci puo' scuotere e risvegliare, farci comprendere l'inutilita'
di rincorrere oggetti, di indulgere in sentimenti che sono effimeri e destinati a scomparire.
Puo' esservi chi, posto di fronte a questo pensiero, opti per vivere la propria vita piu' intensamente, per il "Carpe diem", ma
questo atteggiamento nasce dall'ignoranza, non conduce alla liberazione.
Il discepolo del Buddha riconosce l'impermanenza come causa di agitazione e di sofferenza e si pone alla ricerca di un qualcosa di
stabile, solido, immutabile. Poiche', come disse il Buddha, esiste un (principio) *non nato, non divenuto, non creato*, chi
riconosce la realta' dell'impermanenza si pone alla ricerca di questo principio.
3) Il karma
Gli esseri umani agiscono senza troppo badare alle conseguenze di ciò che fanno. Ma ogni azione, anche la più banale, implica dei
mutamenti nella struttura interiore dell'uomo, mutamenti che lo trasformano, senza peraltro che egli se ne accorga, in un qualcosa
di diverso da quello che era prima di agire quell'azione. Ad esempio se un uomo frequenta una determinata persona crea in sé un
attaccamento, una abitudine che trasferendosi nel suo subconscio rimane apparentemente invisibile fino a che per una qualche ragione
il rapporto con quella persona viene a cessare, allora ecco che l'attaccamento riappare e causa sofferenza. Questa sofferenza è
direttamente collegata alla serie di azioni che l'essere ha compiuto in precedenza; la causa della sofferenza va quindi ricercata in
quanto l'uomo ha fatto ed in come ha agito precedentemente. I risultati delle azioni non sono poi limitati esclusivamente al periodo
della vita umana, ma possono protrarsi oltre di essa. "Eredi delle azioni sono gli esseri" disse il Buddha. E' necessario percio'
prestare una grande attenzione al proprio agire, ed alle intenzioni nell'agire; tenendo in considerazione questa necessità karmica
si può sperare di ridurne gli effetti fino ad annullarli del tutto in un *agire senza agire*, in una azione cioè che non produca
conseguenze in quanto impersonale.
4) La natura insoddisfacente del samsara.
La grande limitazione degli esseri viventi nel ciclo delle rinascite, il *samsara*, è quella della libertà. L'uomo così come si
ritrova alla nascita non è libero. Di questa mancanza di libertà però non se ne rende conto. Pensa di essere libero di agire e di
fare ciò che vuole e che nulla possa limitare questa sua libertà. Gli uomini ritengono che la sola limitazione al proprio volere sia
quella delle leggi umane che li costringono a determinati comportamenti per consentire il vivere civile, e che comminano pene per
chi viola queste norme, o, al piu', riconoscono di non poter evitare le malattie del corpo.
Ma se l'uomo osservasse se stesso più profondamente potrebbe iniziare a comprendere come questi desideri, che ritiene di non essere
cosa diversa dalla sua volontà, in realtà sono proprio la più grande limitazione della condizione umana. E' questa la causa prima
della natura insoddisfacente, dell'agitazione e della sofferenza che permea l'esistenza samsarica.
Il processo di formazione dei desideri nell'uomo è un processo automatico. Attraverso ai sensi entrano nel nostro essere determinate
sensazioni che causano il sorgere di desideri o repulsioni, di impressioni che a loro volta vanno a produrre l'azione umana
condizionata.
E' vero che l'uomo in certi casi può dire di no, che con la propria volontà può in una certa misura rifiutarsi di agire in accordo
al proprio desiderio, ma per far questo deve innanzi tutto rendersi conto del processo che avviene in lui.
Solamente determinate azioni, sia pure le più importanti, sono sottoposte al giudizio della ragione, ma la grandissima parte delle
azioni comuni, abitudinarie, che noi compiamo giorno per giorno avvengono in modo del tutto automatico. La volontà dell'uomo non
entra nel processo di formazione di questo agire. Allo stesso modo un gran numero di azioni sono completamente istintive, come ad
esempio il togliere rapidamente la mano dal fuoco.
In tutti questi casi dov'è la presunta libertà di scegliere?
La forza istintiva, che regge l'essere umano, ci condiziona in modo totale, andare contro di essa sarebbe possibile se ogni atto
fosse consapevole ma così non è; inoltre chi volesse provare per esperimento a lottare contro tale energia si renderebbe
immediatamente conto della propria impotenza.
L'unica via per recuperare la libertà è data all'uomo dalla consapevolezza. Dall'eliminare poco alla volta tutto quanto in lui è
subconscio ed automatico. Solo questa e' la via del risveglio, della distruzione dell'ego illusorio e della liberazione dalla
sofferenza.