Alcuni Aspetti Ritualistici dell'Ordo A.:.A.:.Soror A.X.E.L. |
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Fa ciò che vuoi, sarà tutta la Legge.
Tratto da:C. Zaffarana, Il
Sistema di Thelema: fondamenti di filosofia, etica e magia, Cap. II;
Centro Studi e Ricerche C.T.A.102 Ed., 2014 Bellinzago Novarese.
“Un aspetto tanto importante quanto complesso da comprendere circa il
Sistema dell’AA
è rappresentatodell’ atto della Cerimonia.
Di fatto, l’Ordo AArisulta
classificabile, nel panorama della spiritualità, all’interno delle
correnti iniziatiche che operano secondo la cosiddetta Magia
Cerimoniale: ne risulta quindi evidente l’importanza assunta dalla
tradizione del Rito, del Simbolo e delle funzioni ad essi connesse.
Per avventurarci nel modo più semplice e lineare in un discorso relativo
al senso più profondo del Rito come Atto proprio dell’Iniziato, è utile
iniziare ad illustrare il senso delle funzioni e delle autorità
amministrative, cerimoniali e operative che caratterizzano la Scuola
Iniziatica dell’Ordo AA
Le principali figure che presenziano in un Ordine in quanto autorità
amministrative sono quelle del Sommo Sacerdote Gran Ierofante, della
Somma Sacerdotessa, della Bestia e della Donna Scarlatta.
Il
Sommo Sacerdote
rappresenta di fatto un vertice del Terzo Ordine e la Sua funzione
primaria è quella di incarnare cerimonialmente il principio di Hadit e
di Horus nella sua forma completa.
Hadit è la seconda Vox del
Liber Legis:
è l’Energia che permea l’Universo, è la sostanza del Tutto che tende al
Nulla ed il processo vitale per cui il Nulla fluisce nel Tutto.
Hadit è la Scintilla della Coscienza, è l’idea di
Dio che prende atto di se stesso,
è la Potenza.
Hadit È e, come tale, cerca amorosamente Nuit che NON È.
Il Sacerdote assume su di sé il compito dello Ierofante, la parola
indicante tale funzione deriva, come noto, dall’unione di due elementi
della lingua greca, per la precisione da un verbo, φαινω, che significa
“io mostro, io appaio”e dalla parola ιερὸς
che significa “sacro”.
Colui che “rappresenta il sacro” o che “appare nel sacro” è quindi colui
che opera, come già illustrato, una intermediazione fra il piano umano e
quel piano “altro” che possiamo, per comodità, chiamare “divino”, a
patto di continuare a vedere in questo aggettivo tutte le rivoluzionate
implicazioni che Crowley intese mostrarne, e di cui si è già ampiamente
argomentato.
Tale ruolo, associato tecnicamente alla Sfera di Binahed al titolo di
Maestro del Tempio, consente all’Iniziato di porre se stesso a canale
fra due mondi e, quindi, di conferire le Iniziazioni, ovvero di operare
come Mago in senso letterale, attivando una serie di eventi e di
circostanze nella realtà dell’ Iniziando che determinano l’effettivo
cambiamento della sua vita dopo l’Iniziazione.
[1]
Tradizionalmente, questo ruolo è stato rivestito dal mondo maschile
anche in Thelema.
Perché? Per caso, si vorrebbe dire.
Per come sono andate di fatto le cose nella storia di Thelema, si
potrebbe dire.
In ogni caso, non per una questione di principio ideologico.
Non bisogna dimenticare che Crowley nasce nel pieno dell’età vittoriana
e che Thelema, come Metodo, è codificato all’inizio del XX secolo e.v.:
erano ancora molto rare le donne che desiderassero assumersi ruoli
particolarmente importanti e significativi ed erano (e sono) rare le
donne che desiderano assumersi la responsabilità di un passo così
importante.
In ogni caso, non vi è nulla, in Thelema, che non consenta alla Donna di
rivestire il ruolo di Gran Maestro, Gran Ierofante e Iniziatore.
Il Sommo Sacerdote, come Iniziato di massimo livello e Membro del Terzo
Ordine, è in genere anche il Capo Visibile dell’Ordine e Gran Maestro
dello Stesso.
Non di rado, se maschio, egli riveste anche il ruolo tecnico di
Bestia,
circa il quale si approfondirà più avanti.
Altra figura chiave è la
Somma Sacerdotessa,
la quale incarna la Sacralità di Nuit nelle operazioni Cerimoniali.
Nuit è l’atto ultimo del Mistico, è l’Unione della Vita con la Morte, la
Culla dell’Universo, la fucina delle Trasformazioni delle Energie, il
Nulla eterno a cui tende il Tutto eterno; Nuit è l’Amore che compie la
Sua equazione nella Coscienza, è la Perfezione che si sostanzia
dell’Imperfezione.
Nuit è la prima Vox del
Liber Legis:
Nuit riceve l’Essere
propriodella
Potenza
e permette l’Atto.
Perciò si dice che l’Equazione dell’Universo concepibile è
l’amoroso gioco di Nuit e Hadit,
i quali sono l’Essenza di quella
Definizione
necessaria al Manifesto e, al contempo, l’annullamento della stessa:
tramite la loro unione, i due Pilastri dell’Atto Manifestato azzerano la
molteplicità dei giustapposti e contrapposti sistemi perfetti generati
dalla Dualità.
0 = 2.
La Somma Sacerdotessa non sempre incarna il principio Ierofantico —
stando a quanto detto in precedenza — ma pure rappresenta il cosiddetto
Terzo Ordine.
Di conseguenza, non vi sarebbe alcun ostacolo contrario all’assunzione,
da parte di una donna, della funzione di Ierofante, Gran Maestro ed
Iniziatore, purché questa sia effettivamente un Maestro del
Tempio e collochi la propria Coscienza concretamente “oltre
l’Abisso”.
La diade composta dal Sommo Sacerdote e Gran Ierofante e dalla Somma
Sacerdotessa rappresenta la Guida ed il Vertice Sommo dell’Ordine, ma si
assume una funzione eminentemente cerimoniale e non magico–operativa,
con la sola eccezione dei Rituali di Iniziazione.
L’aspetto strettamente magico e tecnico delle cerimonie dovrebbe
ricadere più propriamente sulla diade magico–energetica dell’Ordine
composta dalle figure di
Babalon(la
Donna Scarlatta)
e della
Bestia.
Tuttavia, non di rado, le stesse figure che compongono la diade
cerimoniale (ilSommo
Sacerdote e la Somma Sacerdotessa)
si assumono, in virtù della loro superiore Iniziazione, anche il ruolo
di Bestia e di Donna Scarlatta.
La
Bestia
è l’Energia che diviene finalmente
Atto,
è perciò il riflesso in
Caos
della Energia in
Potenza
di Hadit. La Sua è la
Potenza Creatrice dell’Emissione concretizzata.
È perciò Vita e Scintilla di Vita, Coscienza permeata di Forza ed è
quindi assimilabile al Sole, inteso come il simbolo tradizionale di
questi elementi.
La
Donna Scarlatta
rappresenta invece la manifestazione incarnata della
Dea Babalon:
Babalon è la
figlia
di Nuit e ne è il riflesso operativo, così come la Bestia è l’emanazione
di Hadit e della Sua Energia in perenne e infinita Potenza.
Babalon è la fornace dell’Universo, raccoglie ed informa il
Caos
creando l’Ordine
e dando così nuovamente vita al gioco amoroso di Nuit ed Hadit sul piano
concreto della percezione informata delle energie, ovvero sul piano
della materia e degli stati vibrazionali connessi alla sua intrinseca
costituzione.
Detiene, nelle Sue mani, la
Coppa delle Abominazioni,
ovvero il
Santo Graal:
è il riflesso di Nuit ed è perciò il ricettacolo del
Sangue dei Santi,
ovvero della fusione estrema fra l’Aspirazione Mistica e l’Emissione
dell’Energia Vitale di ogni Iniziato.
Assume il simbolo della Luna per tutte le classiche associazioni
attribuibili a questo archetipo.
La Donna Scarlatta, che assume all’atto pratico la funzione della
rappresentazione operativa di
Nostra Signora Babalon,
assume perciò su di sé la gestione delle implicazioni Energetiche
proprie della Corrente 93 e le convoglia per l’Ordine e per la Bestia.
L’adeguamento della Magia (in qualunque senso essa venga intesa) alla
formula di Thelema implica un connubio fra le energie psichiche e le
energie sessuali, in quanto — come precedentemente accennato — un
fondamentale cambiamento presente nel Metodo di Thelema è rappresentato
proprio dalla formula della Unione degli Opposti su qualsiasi piano,
quindi sia sul piano più astratto, mistico o filosofico o razionale che
su quello strettamente materiale e quindi
anche
sessuale.
Se la Sacerdotessa, infatti, rappresenta Nuit e, per il Tramite di
questa Forma Dio, la Triade Oltre l’Abisso, che si colloca nel Mondo
Archetipico e Divino, Astratto e Metafisico, Mistico e Misterico, la
Donna Scarlatta, rappresentando Babalon, si colloca come il riflesso di
Nuit sul piano materiale e, quindi, concreto, strettamente energetico e
operativo.
Pertanto, la Donna Scarlatta deve essere in grado di gestire sia le
modalità energetiche tradizionalmente impiegate nella tecnica magica,
quanto il convogliamento delle stesse nell’ambito della sessualità.
La Sua funzione è legata alle conseguenze energetiche dell’Immagine di
Nuit.
Essendo questo principio di Unione degli Opposti uno dei fondamenti
della Corrente 93, la Donna Scarlatta è la
Sposa
della
Bestia,
la quale rappresentata di fatto l’Energia Immessa del Logos dell’Eone e,
quindi, si pone come il generatore di quelle forme energetiche che sono
la cifra costitutiva del Thelema, che la Donna Scarlatta gestisce.
Data la delicatezza del compito e la potenza della struttura Energetica
richiesta, non di rado la
Bestia
è rappresentata dal Grado più elevato dell’Ordine, che si configura come
il Sommo Sacerdote e Gran Ierofante.
Al contrario, la
Donna Scarlatta
può tecnicamente iniziare ad apprendere questa tipologia di gestione
energetica fin dal Suo ingresso nel Primo Ordine: Le è tuttavia
richiesto di evolvere in modo estremamente rapido quella Coscienza (e
quindi quella Energia) che possa condurLa agli Ordini più elevati,
divenendo, quindi, sempre più adeguata a rispondere all’Energia della
Bestia.
Difficile — per una serie di ragioni tecniche non illustrabili in questa
sede — ma non impossibile risulta il compito di una Donna Scarlatta di
altissimo Grado (ad esempio un Maestro del Tempio) che deve scegliere un
Bestia
adeguata alle Sue esigenze.
Sotto un profilo più ampio, il Sacerdote e la Sacerdotessa rappresentano
il Misticismo, in particolare è la Somma Sacerdotessa che,
rappresentando l’essenza di Nuited i Misteri Oltre il Velo di Iside,
incarna il principio ultimo della Suprema Comprensione Mistica: anche
perciò è detto che i Maestri dell’AA
sono
Donne.
La Diade Bestia–Babalon, invece, incarna lo
Spirito del Tempo —lo
Zeitgeist,
diciamo: la Donna Scarlatta e la Bestia devono essere la
rappresentazione vivente dell’Uomo e della Donna dell’era contemporanea,
o meglio, dell’ideale coerente in se stesso dell’Uomo e della Donna
dell’era contemporanea, intesi — naturalmente — nell’aspetto più elevato
delle loro potenzialità e, quindi, nell’aspetto Iniziatico.
In particolare, proprio alla Donna Scarlatta è richiesto di
rappresentare nella propria mente, nel proprio modo di essere e sentire
e nelle proprie azioni quotidiane la Donna pienamente emancipata dal
tradizionale ruolo della moglie/madre, l’Individuo nella Sua Totalità di
espressione, la Dignità, l’Aristocrazia ed il Rigore richiesto ad un
Monaco–Guerriero.
Questo anche perché l’Eone di Horus si fonda — a livello sociale — su
alcuni parametri di cui proprio la donna, intesa come Individuo e non
più come compagna del maschio, è principale realizzatrice. Forse anche
per questo motivo Thelema — con il
Liber AL velLegis
— èestremamente severa nei confronti della donna, ed in particolare
della Donna Scarlatta, sulla quale, come noto, grava un pesante monito,
una vera e propria minaccia, affinché non si conceda alcuna deviazione
dall’Etica che ha Giurato di realizzare.
È necessario comprendere come la donna rimanga, ancora oggi, incastrata
in alcuni parametri sociali obiettivamente molto penalizzanti.
Posto che il mondo contemporaneo, a livello sociale e al di là del
genere di appartenenza, è riuscito a creare
lo schiavo felice e, quindi, lo schiavo perfetto, resta pur vivo
il fatto che in particolare sulla donna continui a gravare con specifica
pesantezza questa perfetta schiavitù, anche se molto ben mascherata da
una serie di acquisizioni apparentemente importantissime, ma
sostanzialmente molto formali e troppo vacillanti.
La donna, più dell’uomo, possiede un senso della dignità fragile e
relativo: nessuno le ha insegnato il senso dell’individualità
dell’azione e del pensiero, ma le sono stati portati infiniti esempi di
come adattarsi nel migliore dei modi alla collettività riconosciuta;
nessuno le ha insegnato l’indipendenza, bensì il modo migliore per
cercarsi un buon punto d’appoggio; nessuno l’ha spronata ad essere
autonoma ed autosufficiente, ma a cercarsi una protezione; nessuno ha
cercato di convincere la donna a realizzare per se stessa un
temperamento forte e dignitoso, ma l’intera società ha lasciato che si
cullasse nell’idea di una fragile emotività in cui risiede la sua
propria e peculiare bellezza; nessuno, in sostanza, ha mai insegnato ad
una donna ad essere un
essere umano,
un
Individuo
sistematicamente sviluppato nella sua pienezza di coscienza e
indipendenza, bramoso di coltivare il proprio genio traendone anche
appaganti soddisfazioni dal mondo esterno, caricato di diritti e doveri
equilibrati, pronto a sviluppare una individualità veramente piena,
nobile e fiera in senso razionale, emotivo e spirituale.
Ciò è stato fatto per migliaia di anni, e migliaia di anni non si
cancellano in un secolo. Perciò, sebbene le donne abbiano fatto uno
sforzo davvero gigantesco nel corso del Novecento, ottenendo — fra alti
e bassi, errori ed eroismi — tutto quello che caratterizza lo status
contemporaneo della donna e la mutata mentalità di fondo dell’uomo nei
suoi confronti, l’effettiva e sostanziale condizione della donna non ha
subito un mutamento così radicale.
A conti fatti, ancora oggi lo scopo primario dell’uomo è sostanzialmente
diretto all’auto-realizzazione esterna, mentre quello della donna rimane
concentrato nella ricerca della maternità, della protezione, della
famiglia, dell’affetto e del quieto vivere.
Così, l’immagine della Donna Scarlatta — volutamente aggressiva,
volutamente esasperata, volutamente scandalosa — proiettata a livello
sociale, dovrebbe raffigurare proprio quella sfida e quel pungolo,
quella violenta spaccatura e quel grido di libertà ancora non
effettivamente realizzato rivolto da una Donna a tutte le donne.
La Diade della Donna Scarlatta e della Bestia rappresenta, nel suo
complesso, un momento, un passaggio di rivoluzione e di violento
rinnovamento: non a caso la Forma—Dio a cuiThelema si rifà in ultima
analisi è quella di un Dio di dichiarata volontà di “guerra” e di
“vendetta”.
Thelema non possiede alcuna “stabilità” e lo stesso dio Horus, simbolo
dell’era contemporanea, è un dio bambino, un fanciullo che mostra (come
infatti l’età contemporanea mostra) tutti gli aspetti di un adolescente:
la rivincita, l’aggressività, la rivoluzionarietà, la passione,
l’entusiasmo, la potenza, la fioritura della vita e delle emozioni, ma
anche il caos che attende una sistematizzazione.
Thelema, del resto, è dichiaratamente una Via verso la Trascendenza di
carattere assolutamente provvisorio e, se messa a confronto con ciò che
è stata l’intera spiritualità pagana e monoteista dell’era cosiddetta
“Osiridea”, rapidamente transitorio.
A tal proposito, è bene ricordare la visione proposta da Thelema del
tempo, sintetizzata, anche se in modo piuttosto relativo, nell’idea del
perenne
mutamento eonico:
del resto, le conseguenze di questa prima osservazione si pongono alla
base non solo della metodologia di questa Scuola, ma anche e soprattutto
di una ben precisa visione mistica e, in generale, trascendente e
metafisica.
Diremo allora — molto sinteticamente — che Thelema suddivide l’età dello
sviluppo dell’Uomo in tre fasi a cui corrisponde:
1. il progressivo mutare della struttura sociale ed economica dell’Uomo
2. il progressivo mutare del rapporto fra immanenza e trascendenza
nell’Uomo
3. infine, il lento ma inesorabile sviluppo di un punto–culmine delle
mutazioni in un
archetipo
sociale, psicologico e metafisico che riassume in sé il senso
dell’intera era (o Eone)
Così, la prima fase è rappresentata dal Simbolo-Archetipo di Iside: la
fase
Isiaca
manifesta una immagine-dio catalizzante ogni aspetto della natura in
senso strettamente istintuale.
L’aspirazione verso il trascendente non contempla ancora l’astrazione
filosofica e rimane più teso all’idea di “portare il divino verso il
basso” piuttosto che alimentare il processo opposto.
Si configura come un modo di intendere il divino poco mediato e molto
attivo e pratico, che si condensa nell’osservazione della Natura nella
sua obiettiva potenza creatrice e distruttrice.
Più in generale, l’idea di modello — Eone identifica una
qualità
e una forma del pensiero e del sentire che si riversa nella struttura
sociale creando dei modelli a-temporali.
Ciò che prevale nell’Uomo
di modello Isiaco
è, quindi, una commistione di praticità ed immediatezza dell’emozione
come via cognitiva e come proiezione del sé nella realtà circostante:
qui si trova la culla delle tradizioni sciamaniche, del panteismo, della
formazione dell’archetipo femminile come simbolo del ciclo della vita e
della morte.
L’Eone parallelo e compensativo, o diciamo conseguente, è il cosiddetto
Eone
Osirideo,
in quanto il simbolo–archetipo che lo riassume e lo sublima è quello
raffigurato dal culto del
Dio Morente,
perciò dallo sviluppo progressivo di una visione del Divino molto più
complessa e strutturata, nonché fondamentalmente tesa alla costruzione
di una idea salvifica che
poi si condenserà
nella chiave del mito
morte –rinascita
inteso come ciclo escatologico.
L’Eone Osirideo è caratterizzato dalla prevalenza del maschio sulla
femmina, dal decadere della venerazione della natura–fertile e dalla
creazione della famiglia come nucleo controllabile entro il quale
relegare l’espressione dell’amore edella sessualità, nonché l’atto della
filiazione: elementi progressivamente asserviti alle ovvie esigenze di
una realtà sociale sempre più complessa.
Qui si trova la culla delle religioni, della filosofia e delle teologie,
dello sviluppo della ragione come strumento cognitivo, dello sviluppo
della civiltà in senso storico, infine della formazione del monoteismo,
dell’elaborazione dei dogmi, delle leggi e delle definizioni, perciò
della proiezione del concetto di bene e male in senso assoluto e
trascendente e non più relativo e necessario.
A queste due qualità del tempo dell’Uomo vi si aggiunge l’età di
Horus,
a cuiThelema fa riferimento.
Horus è l’assoluta novità dell’era contemporanea e riassume in sé ogni
aspetto percepibile di quest’epoca incredibile, assolutamente nuova,
iniziata fra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento.
Horus è il ribaltamento rapido, goffo, rivoluzionario, provocatorio,
gridato, guerresco, passionale dei parametri propri dell’Età di Osiride.
L’Eone di Horus è votato alla
distruzione
in attesa della
ricostruzione,
è il pugno scagliato per frantumare e ricostruire.
La Trascendenza tende a superare inesorabilmente la dicotomia morale del
Bene Assoluto contrapposto ad un Male Assoluto e, dunque, abbandona
l’idea ciclica ed escatologica; scompare progressivamente l’Uomo che
nella sua tensione al divino guarda in basso, nelle viscere fertili e
terrifiche della Terra–Natura (come Iside), e scompare ugualmente l’Uomo
che ricerca la Mistica nell’ascesi verso i cieli di un Dio onnipotente e
lontano (come Osiride) per lasciare posto all’Uomo che rivolge a Se
Stesso la Coscienza della Trascendenza comprendendosi come unico “Dio”
del proprio Universo, assoluto in sé e relativo nell’incontro con
l’Universo esterno dei multi–universi esistenti nelle coscienze.
L’Eone di Horus fonda la Sua metafisica nell’Individuo Assoluto di
ateismo—spirituale e nella presa di coscienza della Relatività Assoluta
di ogni parametro, sia esso etico, morale, sociale o religioso.
Horus è un “figlio” ideale di Iside ed Osiride e perciò ne raccoglie,
trasformati, gli elementi cardine,
senza potersi ancora emancipare da Essi,
ma solo potendoli distruggere in un impeto di marziale vendetta.
Ed è maschio.
Horus attende la ricostruzione, attende il momento in cui non sarà più
necessario capovolgere, sbeffeggiare, distruggere, guerreggiare,
rivoluzionare, gridare e provocare: il compito della stabilità sarà
portato dall’Era
di Maat,
idealmente associata, appunto, alla Dea dell’Equilibrio e della
Giustizia.
Maat è femmina.
Crowley affermò più volte la transitorietà dell’Eone di Horus, una
parentesi necessaria ad aprire le porte ad una vera e propria nuova
epoca, identificata nell’immagine della “figlia” di Iside e Osiride.
Tuttavia risulta davvero poco lecita l’operazione di anticipare
idealmente il sopraggiungere del cosiddetto
Eone di Maat:
qualsiasi Thelemita — o qualsiasi serio conoscitore o studioso di storia
dell’esoterismo e di Thelema — dovrebbe sapere molto bene cosa significa
un cambio epocale, tanto a livello sociale, scientifico, quanto
economico, mentale, culturale e spirituale; ad essere precisi, qualsiasi
storico comprende benissimo il senso del mutamento di un’epoca.
Mutamento non significa per forza rivoluzione, un termine che indica un
cambiamento generalmente rapido, spesso instabile e comunque violento:
il mutare delle epoche, l’abbandono di interi sistemi emozionali,
mentali, spirituali è un processo
lunghissimo, le cui radici iniziano a prender vita in modo molto
silenzioso e nascosto.
L’Eone di Horus è invece
rivoluzione,
e infattirivoluzionario
fu il Novecento, e
rivoluzionario
è ancora il momento rapido, violento, convulso, caotico, esplosivo in
cui viviamo. L’Eone di
Maat, qualsiasi cosa Esso comporti (il che ci è dato — in minuscola
parte — di intuire, ma non di sapere), non è (come non è nessuna vera
Era) una rivoluzione, bensì
un lento, solido,
mutamento.
Accanto al Sacerdote, alla Sacerdotessa ed alla Diade Bestia–Babalon si
collocano altri Sacerdoti e Celebranti: in particolare lo
Hiereus,
lo
Stolistes,
il
Dadouchos
ed il
Kerux.
Lo
Hiereus,
maschio o femmina che sia, è un Iniziato di livello avanzato che ha il
compito di assistere i Sacerdoti nelle celebrazioni o — in caso
eccezionale — di sostituirli. L’Iniziato che si assume questo compito
deve appartenere al Secondo Ordine.
Lo
Stolistes
è il Sacerdote dell’Acqua, maschio o femmina che sia, apre i Rituali
Purificando il Tempio e si assume la responsabilità della gestione del
Tempio stesso, dagli aspetti più legati alle questioni cerimoniali fino
a quelle pratiche e tecniche.
Sua controparte è il Sacerdote del Fuoco, il
Dadouchos,
che — maschio o femmina — apre i Rituali Consacrando il Tempio, e si
assume la responsabilità di preparare e sorvegliare i Locali Sacri.
Il Sacerdote dell’Acqua rappresenta tutti quegli attributi
tradizionalmente propri dell’Acqua, si fa quindi interprete magico e
cerimoniale del riflesso di Nuit e della Somma Sacerdotessa; lo
Stolistes raffigura la Comprensione e la Purezza, l’Innocenza e la
Perfezione, la Mistica e la Consapevolezza; il Sacerdote del Fuoco
rappresenta invece tutti gli attributi tradizionalmente legati
all’elemento del Fuoco, perciò è riflesso magico e cerimoniale di Hadit
e del Sommo Sacerdote; raffigura la Volontà ed il Potere Creativo, la
Conoscenza e la Passione.
Altra figura chiave, ma dall’aspetto più strettamente Cerimoniale, è
quella del
Kerux,
i cui Simboli sono la Luce ed il Caduceo, elementi rappresentanti la
Conoscenza e, quindi, l’aspetto più attivo dell’Iniziazione. Il Kerux è
l’Annunciatore, che apre e chiude i Rituali, come la voce narrante di un
grande spettacolo. Si rivolge all’Assemblea
dei Principi —
i Confratelli e le Consorelle riuniti — e li sollecita a presenziare al
Rituale o Li guida nello Stesso.
Vi sono poi altre figure che non hanno un ruolo celebrativo ma
strettamente amministrativo e rappresentano l’
Auctoritasdell’Ordine,
nell’aspetto più formale.
Fra questi, in particolare, vi sono il
Praemonstrator:
maschio o femmina che sia, emana i documenti ufficiali dell’Ordine per
conto dell’Imperator/Imperatrix,
che dispone, letteralmente, in senso operativo l’Ordine.
A costoro si affianca il
Cancellarius,
che registra le attività dell’Ordine, redige le relazioni, sorveglia e
coordina le eventuali Assemblee.
Tali figure sono solo parzialmente sovrapponibile alle parallele
tradizionali figure che si ritrovano nell’attività interna,
amministrativa e celebrativa di altre Ordini, poiché, come già
parzialmente illustrato, la struttura interna dell’Ordo AA
si discosta radicalmente nella disposizione dei Gradi rispetto, ad
esempio, alla struttura, pur molto simile, della Golden Dawn.
Essendo l’Ordo AA
un Ordine votato ai Misteri Maggiori ed allo sviluppo dell’aspetto
Mistico più elevato, i Gradi subiscono uno slittamento “in avanti”
rispetto ai paralleli dell’Alba Dorata: ad esempio, il Grado di Adeptus
Minor si rispecchia, nell’Ordo AA,
nel Grado di Zelator ed essendo l’Adeptus Minor il “centro ideale”
dell’Albero della Vita che simboleggia l’ascesa iniziatica, lo
slittamento dei gradi procede in conseguenza.
Il sistema dei Gradi e delle funzione possiede dunque un duplice
aspetto, tanto strettamente tecnico quanto rappresentativo e simbolico
ai fini della cerimonia.
Cos’è dunque la cerimonia? Cos’è il rito?
Il percorso esoterico è tradizionalmente imbibito di simbolismo e
ritualità, è perciò evidente che debba essere chiarito nel modo più
semplice possibile il senso effettivo del rito quale manifestazione
dell’essenza iniziatica.
Più in generale, sarebbe necessario chiarire in modo preciso e sintetico
il senso del simbolismo di cui abbonda la tradizione esoterica, poiché,
in effetti, la cerimonia altro non è se non la teatrale esibizione del
simbolo, il Trionfo Allegorico dei Segni
che manifestano una Scuola, un Metodo, una Via.
Vi sono diversi livelli di interpretazione del rito, da quello
sostanziale e operativo a quello simbolico e più strettamente teatrale.
In realtà, non esiste una visione corretta ed una visione sbagliata del
rito, ogni sua sfaccettatura ed ogni sua interpretazione è
sostanzialmente corretta, anche nell’ipotesi in cui due punti di vista
siano palesemente in contrasto fra di loro, e ciò poiché l’essenzialità
del rito risiede nell’individualità di percezione dello stesso: il rito
è un mezzo al servizio di mille sfaccettature proprie del percorso
Iniziatico, ed esse vanno dal soddisfacimento di quell’esigenza di
Bellezza propria di ogni coscienza elevata, all’attivazione pratica di
determinati elementi energetici fino alla necessità o alla Volontà (che
è ciò che “rimane” oltre il bisogno) di manifestare il proprio Sé come
atto di presenza alla Vita.
Ed oltre.
Perciò, si interpreti pure il rito come un grande
psicodramma,
se ciò soddisfa determinati aspetti di una ricerca (di fatto
interminabile) volta a definire
qualcosa di così sfuggevole e indefinibile come la manifestazione
estetica del Sé; oppure lo si interpreti come un
mezzo
di attivazione concreta di una serie di energie o di stati di percezione
dei soggetti coinvolti, se ciò soddisfa altri aspetti più strettamente
rivolti ad una ricerca delle modalità attraverso le quali
È
l’Energia che sostanzia ogni elemento dell’Universo conosciuto e
sconosciuto; lo si interpreti come un ulteriore
mezzo
per dare forza a taluni aspetti psicologici ed emotivi più bisognosi
della sfera psichica personale o, infine, lo si interpreti come atto di
provocazione in una lotta di auto–affermazione vivida su un piano
sociale.
Tutto è giusto e tutto è sbagliato:che non si creda, però, che ciascuna
di queste possibili definizioni sia definitiva — e si badi al non
casuale gioco di parole, in quanto ogni definizione, per il fatto di
essere tale, chiude una risposta.
L’importante è — ancora una volta — che non si commetta mai l’errore
capitale di scambiare la forma con la sostanza: il rito, per quanto
importante, è
forma
e
mezzo.
Non è la sostanza ultima di una Via.
Questa osservazione, all’apparenza così approvabile e logica, contiene
ancora una volta il seme di infiniti ghirigori caotici creati
nell’ambito della Tradizione Thelemica (e non solo!).
L’attribuire al concetto della Mistica[2]l’immagine
simbolica di Nuit non significa che Thelema si sostanzi del Culto di
Nuit. Diversamente, crollerebbe tutto il senso di quanto sin’ora
illustrato.
L’attribuire ad Aiwass — per le mille implicazioni coinvolte in questo
argomento — l’immagine del Dio del Deserto, del Dio Pavone, non
significa che Thelema operi attraverso il Culto di Shaitan o del Dio
Set.
Trasformare il simbolo di un percorso nella sostanza di un percorso è
pericoloso in quanto, oltre a snaturare il senso dello stesso, lo chiude
in una serie di definizioni: per altro, se questo è vero in generale,
tanto più lo è per Thelema, che si configurerebbe come una Via di fatto
lontana da ogni forma di culto, lontana dall’idea di un percorso finito,
lontana dall’idea di una visione del Divino come qualcosa di
altro
da sé.
Il Rito opera perciò come
mezzo
attraverso
simbolidalle
svariate funzioni e dagli svariati significati: del resto, il simbolo è
plastico per sua stessa costituzione e, quindi, entro determinati
limiti, il soggetto vi proietta ciò che preferisce sulla base della
legge della Necessità e dell’Equilibrio propria di ogni processo
Energetico presente nell’Universo.”
Amore è la legge, amore sotto il dominio della volontà. |
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