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Teosofia
Samael Aun Weor |
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Senza volermi vantare delle mie molteplici e sentite inquietudini di tipo filosofico e spirituale, devo però sinceramente dire che non ero ancora giunto alle sedici primavere, nella mia attuale esistenza, che mi trovavo già immerso nello studio di ponderose materie.
Con ansia infinita mi ero allora proposto di analizzare nei minimi particolari i problemi dello spirito alla luce della scienza moderna.
All’epoca, mi parvero molto interessanti gli esperimenti scientifici del fisico inglese William Crookes, insigne scopritore della materia allo stato radiante e del tallio, illustre membro della Reale Società Britannica.
Un tema per me sensazionale ed esposto da Crookes nel suo libro Misura della Forza Psichica fu quello delle famose materializzazioni dello spettro di Katie King in pieno laboratorio.
Straordinari, eccezionali, meravigliosi mi parvero molti sacri argomenti dell’antichità, come: la Serpe del Paradiso;[1] l’asina di Balaam;[2] le parole della Sfinge; le voci misteriose delle statue di Memnone all’apparir del giorno; il terribile Menè-Tekel-Phares:[3] del festino di Baldassarre; il Serafino di Theràn, padre di Abramo;[4] gli oracoli di Delfo; i betili o pietre parlanti del destino; i menhir oscillanti e magici dei druidi; le enigmatiche voci di tutti i cruenti sacrifici necromantici, autentica origine di tutta la tragedia classica, l’indiscreta rivelazione dei quali, nel Prometeo, nelle Coefore e nelle Eumenidi, costò la vita all’Iniziato Eschilo; le parole di Tiresia, l’indovino evocato da Ulisse, nell’Odissea, presso la buca riempita col sangue dell’agnello nero propiziatorio; le voci misteriose udite da Alarico che gli ingiungevano di distruggere Roma peccatrice e anche quelle udite dalla pulzella di Orleans con l’ordine di sterminare gli Inglesi, ecc.
Educato alle buone maniere e senza bisogno di esercitarmi nell’oratoria per parlare in pubblico, a diciassette anni tenevo conferenze nella Società Teosofica.
Ricevetti il diploma teosofico dalle mani di Jinarajadasa, illustre presidente di quell’augusta Società, da me finalmente conosciuto di persona.
Sicuro di me stesso per indole, ero allora molto ben aggiornato sugli strani e misteriosi colpi di Rochester, i classici fenomeni psichici della tenuta degli Eddy dove nacque la stessa Società Teosofica; avevo raccolto molte informazioni relative ai tripodi usati dalle Pitonesse dell’antichità per le loro evocazioni, sapevo di case infestate e di apparizioni post-mortem e conoscevo a fondo tutti i fenomeni telepatici.
Con tanti dati metafisici accumulati nella mia povera mente ero senz’altro diventato un erudito molto esigente.
Intendevo, però, sinceramente conformare il mio animo ai sani principi della Teosofia e così rimasi allettato dalle opere che trovai in quella ricca biblioteca.
Nelle sudate pagine della Dottrina Segreta, opera eccezionale della Venerabile Gran Maestra Helena Petrovna Blavatsky, sublime martire del secolo XIX, scopersi con stupore un filone inesauribile di Saggezza Divina.
È il caso quindi di vedere le seguenti note che presentano di certo molto interesse:
1885. Nel suo Diario, in data 9 gennaio, il Colonnello Olcott annota:
H.P.B. ha ricevuto dal Maestro M. l’abbozzo per la sua Dottrina Segreta. E eccellente. La scorsa notte Oakley ed io ci eravamo provati a stenderne uno ma questo è di gran lunga migliore.
In marzo, la montatura messa in piedi dalla coppia Coulomb ha costretto H.P.B. a lasciare Adyar e raggiungere l’Europa. H.P.B. ha portato con sé il prezioso manoscritto. Quando mi apprestavo ad inibarcarmi, Subba Row mi ha raccomandato che scrivessi la Dottrina Segreta e gli mandassi la stesura ogni settimana. Gliel’ho promesso e lo farò... giacché ha intenzione di apportarvi note e commenti e poi la Società Teosofica la pubblicherà.
Fu in quell’anno che il Maestro K.H. scrisse: "Quando la Dottrina Segreta uscirà, sarà stato il triplice prodotto di M., Upasika e mio"
Queste note ci invitano evidentemente alla meditazione. È però chiaro che la Venerabile Maestra interpretò l’insegnamento adattandolo all’epoca.
Esauriti gli studi teorici di tipo teosofico, praticai con intensità Raya-Yoga, Bhakti, Jñana-Yoga, Karma-Yoga, ecc.
Con le pratiche yoga divulgate con larga risonanza da quella venerabile istituzione ottenni molteplici benefici psichici.
Siccome la stimatissima Maestra H.P.B. ritenne sempre l’Hatha-Yoga qualcosa di molto inferiore, posso apertamente dire che non rivolsi mai il mio interesse a tale ramo dello yoga indiano.
Molto più avanti nel tempo, fui invitato ad una grande assemblea della Venerabile Gran Loggia Bianca dove in piena seduta, si qualificò l’Hatha-Yoga come autentica Magia Nera.
[1] Genesi, 3, 1 (N.d.T.)
[2] Numeri, 22, 21 (N.d.T.)
[3] Daniele, 5, 25 (N,d.T.).
[4] Cfr verosimilmente Genesi, 28, 10-13: il viaggio di Giacobbe (nipote di Abramo) verso Haran (o Caran) (N.d.T.).
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Samael Aun Weor
( Tratto da LE TRE MONTAGNE)