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La Ressurezione
Samael Aun Weor |
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LA RESURREZIONE
È indubbio che per Richard Wagner, come per tutti i paesi cristiani in generale,
il Graal è il Calice Sacro dal quale il Signore di Perfezione aveva bevuto nella
sua ultima cena, la Divina Coppa che aveva ricevuto il suo sangue reale, versato
dalla Croce sul Monte dei Teschi e devotamente raccolto dal senatore romano
Giuseppe d’Arimatea.
Il Grande Calice fu posseduto dal Patriarca Abramo. Melkisedek, il Genio
planetario del nostro mondo, lo trasportò con infinito amore dal paese di
Semiramide al paese di Canaan, quando iniziò alcune fondazioni nel luogo in cui
più tardi sorse Gerusalemme, la città amata dai profeti. Lo utilizzò saggiamente
quando celebrò il sacrificio in cui offrì il pane e il vino della
transustanziazione in presenza di Abramo e lo lasciò a questo Maestro. Questo
Santo Vaso fu pure nell’Arca di Noè...
Ci è stato tramandato che questa Veneranda Coppa fu portata anche nella sacra
terra dei faraoni, nel paese assolato di Kem, e che Mosè, il capo dei Misteri
Ebraici, il Grande Ierofante illuminato, l’ebbe in suo possesso...
Antichissime millenarie tradizioni, che si perdono nell’impressionante notte dei
tempi, dicono che questo Magico Vaso era fatto di una materia singolare,
compatta come quella di una campana ma non sembrava essere stata lavorata come i
metalli: pareva piuttosto prodotta da una specie vegetale...
Il Santo Graal è il calice miracoloso della suprema bevanda, il vaso in cui è
contenuta la manna che alimentava gli israeliti nel deserto, lo yoni, l’utero
dell’Eterno Femminino...
In quella coppa di delizie è contenuto il Vino squisito della spiritualità
trascendente...
La conquista dell’Ultra-Mare-Vitae o mondo superliminale ed ultraterrestre, la
Resurrezione esoterica sarebbero una cosa più che impossibile senza la Magia
Sessuale, senza la sposa, senza l’Amore...
Il Verbo delizioso di Iside sorge dall’interno del seno profondo di tutte le
età, in attesa dell’istante in cui essere realizzato...
Le ineffabili parole della dèa Neith sono state scolpite a caratteri d’oro sugli
splendidi muri del Tempio della Saggezza...
«Io sono colei che è stata, è e sarà,
e nessun mortale ha sollevato il mio velo”.
La primitiva religione di Jano o Jaino, vale a dire l’aurea, solare, quiritaria
e sovrumana dottrina dei jina, è assolutamente sessuale...
Nel corso dell’ineffabile idillio mistico, comunemente chiamato “i prodigi del
venerdì santo”, sentiamo nel fondo del cuore che negli organi sessuali esiste
una forza terribilmente divina...
La pietra di Luce, il Santo Graal, ha il potere di resuscitare Hiram Abiff, il
Maestro Segreto, il Re Sole, dentro di noi, qui ed ora...
Il Graal conserva il carattere di un “misterium tremendum”. È la pietra caduta
dalla corona di Lucifero...
Come una forza temibile, il Graal ferisce ed annienta i curiosi e gli impuri, ma
difende i giusti e sinceri e dà loro vita...
Inequivocabilmente, si può guadagnare il Graal solo mediante la Lancia di Eros,
combattendo contro gli eterni nemici della notte...
Solo discendendo ai mondi inferni si rende fattibile la realizzazione in se
stessi del Mistero Iperboreo...
Tale resurrezione è la vera apoteosi o esaltazione di quanto c’è di più elevato
e vivente nell’uomo: la sua Monade Divina, eterna ed immortale, che si trovava
morta, nascosta...
È senz’altro quella, in se stessa, il Verbo, il fiat luminoso e spermatico del
primo istante, il Signore Shiva, lo sposo sublime della nostra Divina Madre
Kundalini, l’Arci-ierofante e l’Arci-mago, la personale sovraindividualità di
ciascuno...
Sta scritto a caratteri di fuoco nel Libro della Vita: “A colui che sa, la
parola dà potere. Nessuno la pronunciò, nessuno la pronuncerà, se non colui -
soltanto - che lo ha incarnato...”.
Con la Resurrezione del Maestro Segreto in ciascuno di noi, raggiungiamo la
perfezione nella maestria... Allora veniamo lavati da ogni macchia e il peccato
originale viene radicalmente eliminato...
Io lavorai intensamente nella superoscurità del silenzio e nell’augusto segreto
dei saggi...
Io mi immersi nei Sacri Misteri di Minna, nelle paurose tenebre di un Amore che
della Morte è fratello gemello...
Riconquistai il mio posto nel Primo Cielo o Cielo della Luna, dove Dante ebbe la
visione dei beati e riconobbe, in estasi, Piccarda Donati e l’Imperatrice
Costanza...
Tornai al mio posto nel Secondo Cielo o Cielo di Mercurio, dimora degli Spiriti
Attivi e Benefici...
Riguadagnai il Terzo Cielo o Cielo di Venere, regione degli Spiriti Amanti, dove
Dante si occupò di Roberto, il re di Napoli...
Recuperai il Quarto Cielo o Cielo del Sole, dimora degli Spiriti Saggi, capitolo
nel quale Dante citò San Francesco d’Assisi...
Ritornai al Quinto Cielo o Cielo di Marte, regione dei Martiri della Fede,
capitolo in cui Dante menzionò Cacciaguida e i suoi antenati, la vecchia e la
nuova Firenze...
Riconquistai il Sesto Cielo, o Cielo di Giove, regione dei Principi Saggi e
Giusti...
Feci ritorno al Settimo Cielo o Cielo di Saturno, squisita dimora degli Spiriti
Contemplativi, magnifico capitolo nel quale il fiorentino Dante parlò con grande
enfasi dì Pier Damiano e si espresse contro il lusso dei prelati...
Recuperai l’Ottavo Cielo o Cielo Stellato, regione di Urano, immortali terzine
di Dante dove è illustrato il trionfo del Cristo Intimo e l’Incoronazione della
Divina Madre Kundalini, paradiso degli Spiriti Trionfanti...
Feci ritorno al Nono Cielo o Cielo Cristallino, la regione di Nettuno,
straordinario capitolo in cui Dante lanciò la sua invettiva contro i cattivi
predicatori...
Dovetti successivamente comparire davanti al Terzo Logos, Shiva, il mio Reale
Essere, la mia propria sovraindividualità, Samael in se stesso...
Il Benedetto, allora, assunse una figura distinta, diversa dalla mia, come se
fosse una persona estranea; aveva l’aspetto di un gentiluomo assai
rispettabile...
Il Venerabile mi pregò di fare uno studio chirosofico sulle linee della sua
mano...
La linea di Saturno nella sua onnipotente destra mi parve molto retta,
sconcertante, meravigliosa; in qualche sua parte, però, mi sembrò interrotta,
lesa, spezzata...
«Lei, signore, ha sostenuto delle lotte, sopportato sofferenze...»
«Si sbaglia: sono un uomo fortunato; a me va sempre tutto molto bene...»
«D’accordo... ma vedo una piccola discontinuità nella linea di Saturno... »
«Misuri bene quella linea: a che età vede quell’aspetto negativo?»
«Tra i cinquantatrè (53) e i sessantuno (61) anni ha avuto un periodo duro,
signore...»
«Ah!... quello è l’inizio... ma poi, come va?»
«Passano rapidissimi otto anni e poi... il trionfo che l’attende...»
Concluso lo studio, il Venerabile si alzò e disse: «A me piacciono questi studi
chirosofici: sporadicamente, però. Piacciono anche alla mia Sposa (Devi
Kundalini) e la condurrò subito qui. Ma, a proposito, devo pagarle il suo
lavoro. Mi attenda qui: tornerò a pagarla...»
Il Benedetto si allontanò ed io restai ad attenderlo... Da lontano, vidi due mie
figlie, ora persone adulte; sembravano, però, ancora piccole. Mi preoccupavano
un po’ e le chiamai...
A quell’epoca della mia attuale esistenza io avevo senz’altro i cinquantatrè
(53) anni d’età di cui s’è parlato... Nella mano del Benedetto avevo visto il
mio proprio futuro...
Evidentemente, le Otto Iniziazioni ricevute dovevano essere riqualificate;
durissimo lavoro: un anno per ogni Iniziazione...
Vivere ora in otto anni tutto il Libro del Patriarca Giobbe, pagare la decima di
Nettuno prima della Resurrezione...
Il Libro di Giobbe è una rappresentazione completa dell’antica Iniziazione e dei
popoli che procedevano alla grande cerimonia.
Nel libro, il neofita si vede spogliato di tutto, persino dei suoi figli, ed
afflitto da un’infermità impura.
La moglie lo assilla, burlandosi della fiducia che egli ripone in un dio che lo
tratta così, mentre i suoi tre amici, Eliphas, Bildad e Sofar, lo tormentano,
giudicandolo un empio, certamente meritevole di tale castigo...
Giobbe, allora, invoca un campione, un liberatore, perché egli sa che questi (Shiva)
è eterno e lo redimerà dalla schiavitù della terra (mediante la Resurrezione
intima), risanando la sua pelle.
Con il consenso divino, Giobbe si vede tormentato, spogliato, ridotto in
malattia, sottoposto alla crudele azione di quegli esseri maligni che Aristofane
chiamò “i neri uccelli”, San Paolo “le crudeli potestà dell’aria”, la Chiesa “i
demoni”, la Teosofia e la Kabala “gli elementari”, ecc., ecc...
Tuttavia, siccome Giobbe è giusto e leva il lamento della propria
giustificazione di fronte a tali rigori del destino, vince, al fine, con il
Sacro IT della sua Crocefissione nella carne piagata, e Jehovah (lo Jod-Heve
interiore di ciascuno) permette che gli si facciano presso gli angeli curatori o
jina, dei quali, in altri libri, come in quello di Tobia, il classico
condottiero è l’arcangelo Raffaele.
Una notte, dopo una festa cosmica che si era celebrata in mio onore, per avere
superato bene la Prima Iniziazione, fui debitamente istruito...
Dovrai pagare il crimine di avere assassinato il dio Mercurio mi fu detto...
Perdonatemi quel Karma...
Per questo non c’è perdono e si può pagare solo lavorando con la Luna.
Allora vidi come la Luna, in ogni lavoro, si sarebbe sempre più avvicinata al
pianeta Mercurio, per mescolarsi infine con esso...
Il mio Reale Essere Intimo, il dio Mercurio, Shiva, la mia Monade, avvicinandosi
a me mi disse: Dovrai usare i calzari del dio Mercurio. Poi mi vestì di tali
calzari...
Sensazionale, straordinario fu per me il momento in cui il Grande Ierofante del
Tempio mi mostrò un campo di gioco...
Guarda! - mi disse - tu hai trasformato il Tempio di Mercurio in un campo di
gioco...
Di certo, tutti assassiniamo Hiram (il dio Mercurio, la nostra Monade) quando
mangiamo il frutto proibito nel Giardino dell’Eden... Ecco perché siamo stati
avvertiti: “Se mangerete di quella frutta, morirete”.
In seguito, la Strada divenne spaventosamente difficile e mi toccò soffrire
intensamente...
È ovvio che il Sentiero del Filo del Rasoio è assolutamente sessuale. Tu lo
sai...
Figlio mio! Devi soffrire con pazienza le conseguenze dei tuoi errori esclamò
la mia Madre Divina Kundalini...
Una notte, piena di dolore, la mia Madre esclama a gran voce:
Figlio mio! Là, nel mondo fisico, tu mi hai abbandonato per altre donne...
Questo è successo nel passato, Madre mia. Ora non ti sto lasciando per
nessuna...
Tu mi hai abbandonato per altre donne.
Il passato è passato: ciò che interessa è il presente. Io vivo di istante in
istante: faccio male a discutere con te...
Passato, presente o futuro, tu sei lo stesso...
Hai ragione, Madre mia...
Come negare, dunque, che avevo trasformato il Tempio di Mercurio in un campo di
gioco?
E accadde che, essendomi recato in vacanza al porto di Acapulco sulle coste del
Pacifico, in Messico, mi avvenne di essere istruito sulla stigmatizzazione del
corpo astrale...
Fuori dal corpo fisico, un santo monaco, un eremita, cercò di attraversarmi le
palme delle mani al fine di stigmatizzarmi. Nel mentre quel cenobita batteva il
chiodo per trapassarmi le mani, si sprigionavano folgori divine...
In quegli istanti pregai il mio Padre che dimora in segreto, chiedendogli aiuto.
La preghiera giunse al Signore...
Nell’Iniziazione avevo senz’altro ricevuto tali stimmate, in modo, però,
simbolico...
Nella Montagna della Resurrezione dovevo formarle, produrle nella Forgia dei
Ciclopi...
L’anacoreta mi condusse alla Chiesa Gnostica; Shiva, la mia Monade Divina, era
con noi...
Dentro il Tempio vidi un religioso androgino, vestito con la tunica purpurea,
accanto alla pila battesimale...
È molto forte e risponde molto bene, ma gli è necessario soddisfare meglio i
requisiti del Sacramento della Chiesa di Roma (Amor)... disse il Mahatma
rivolto alla mia Monade...
Da allora compresi la necessità di raffinare ancor più l’energia creatrice. Fu
così che feci del Maithuna una forma della preghiera...
L’inserimento del fallo verticale nell’utero formale compone la croce. Le cinque
stimmate cristiche nel corpo astrale si formano con la Santa Croce...
Non è possibile la Resurrezione senza aver prima formato le stimmate
dell’Adorabile nel corpo astrale...
Io stesso formai le mie stimmate in questo modo; così le hanno formate i mistici
di tutti i tempi...
INRI... Igni Natura Renovatur Integra: Il Fuoco rinnova incessantemente la
Natura.