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La Felicità
Samael Aun Weor |
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La gente lavora e lotta quotidianamente per sopravvivere, in qualunque modo vuole esistere, ma non è felice.
Il tema della felicità è un vero rompicapo cinese, come si suole dire. La cosa più grave è che la gente lo sa, ma fra tante amarezze sembra non perdere la speranza di ottenere la gioia un bel giorno, senza però sapere né come né quando.
Povera gente! Quanto soffre! E tuttavia vuole vivere, teme la perdita della vita!
Se la gente comprendesse qualcosa di psicologia rivoluzionaria, probabilmente penserebbe anche in modo diverso, ma in verità la gente nulla sa, cerca di sopravvivere in mezzo alla sua disgrazia; tutto qua!
Esistono momenti piacevoli e assai gradevoli, ma questa non è felicità. La gente confonde il piacere con la felicità.
Gozzoviglie, baldorie, sbronze, orge… sono piaceri bestiali, ma non felicità. Tuttavia vi sono festicciole sane, senza sbornie, senza bestialità, senza alcool, ma neppure questa è felicità.
Sei una persona gentile? Come ti senti quando balli? Sei innamorato? Ami davvero? Che cosa provi danzando con l’essere amato? Permettimi di essere un po’ crudele in questo momento e dirti che nemmeno questa è felicità.
Se ormai sei vecchio, se questi piaceri non ti attirano più, se ti lasciano un cattivo sapore, scusami se ti dico che sarebbe ben diverso se tu fossi giovane e pieno d’illusioni.
Ad ogni modo —checché se ne dica— che tu balli o meno, che ti innamori oppure no, che tu abbia o meno denaro, tu non sei felice anche se pensi il contrario!
Si passa la vita alla ricerca della felicità in ogni dove e si muore senza averla mai trovata.
In America Latina sono in molti ad avere la speranza di vincere un bel giorno il primo premio della lotteria; credono così di ottenere la felicità. Qualcuno lo vince davvero, ma non per questo ottiene la tanto bramata felicità.
Quando si è giovani si sogna la donna ideale, una principessa da "Le mille e una notte", qualcosa di straordinario. Poi arriva la cruda realtà dei fatti: moglie, bambini piccoli da mantenere, difficoltà economiche, ecc.
Non vi è dubbio che col crescere dei figli crescono anche i problemi, e talvolta diventano insopportabili.
Man mano che i bambini crescono occorrono scarpe sempre più grandi e di maggior costo, come è ovvio.
Con la crescita dei bambini i vestiti costano sempre di più; se c’è denaro non vi sono problemi, ma se non ve n’è la cosa si fa grave e si soffre terribilmente…
Questo sarebbe anche accettabile se si avesse una brava moglie, ma quando il povero uomo è tradito, quando gli "mettono le corna", a cosa serve allora lottare per procurarsi il denaro?
Purtroppo esistono anche casi straordinari di donne meravigliose, vere compagne sia nella buona che nella cattiva sorte, ma per colmo dei colmi sono allora gli uomini che non le sanno apprezzare, e perfino le abbandonano per altre donne che poi renderanno loro amara la vita.
Sono molte le ragazze che sognano un "principe azzurro"; sfortunatamente le cose vanno poi in tutt’altro modo e sul terreno dei fatti la povera donna si ritrova sposa di un carnefice…
La più grande aspirazione di una donna è avere un bel focolare ed essere madre: "santa predestinazione". Tuttavia, benché il marito sia un buon uomo —cosa di certo molto difficile—, alla fine tutto passa: i figli e le figlie si sposano, se ne vanno oppure ripagano in malo modo i genitori, e il focolare finisce per sempre.
In conclusione, nel mondo crudele in cui viviamo non esiste gente felice! Tutti quanti i poveri esseri umani sono infelici.
Nella vita abbiamo conosciuto molti "asini" carichi di denaro, ma pieni di problemi: litigi di ogni genere, oberati di imposte, ecc. Non sono felici.
A cosa serve essere ricco se non si ha una buona salute? Poveri ricchi! A volte sono più disgraziati di un qualunque mendicante.
In questa vita tutto passa, passano le cose, le persone, le idee, ecc. Chi ha denaro passa e chi non ne ha passa lo stesso, e nessuno conosce l’autentica felicità.
Molti vogliono sfuggire a se stessi con le droghe o con l’alcool, però in verità non solo non riescono ad evadere, ma —e questo è peggio— rimangono imprigionati nell’inferno del vizio.
Gli amici dell’alcool, della marijuana, dell’LSD spariscono come per incanto quando il vizioso decide di cambiare vita.
Fuggendo dal me stesso, dall’io stesso, non si ottiene la felicità. Sarebbe interessante "prendere il toro per le corna", osservare l’io, studiarlo con il proposito di scoprire le cause del dolore.
Quando uno scopre le vere cause di tante miserie e amarezze, è ovvio che può fare qualcosa…
Se si riuscisse a porre fine al me stesso, alle mie ubriacature, ai miei vizi, ai miei attaccamenti che tanto dolore causano al mio cuore, alle mie preoccupazioni che mi fanno saltare le cervella e mi fanno ammalare, ecc., è chiaro che allora si manifesterebbe ciò che non è del tempo, ciò che si trova oltre il corpo, gli attaccamenti e la mente, ciò che realmente è sconosciuto all’intelletto e che si chiama: felicità!
Fin quando la coscienza continuerà prigioniera, imbottigliata nel me stesso, nell’io stesso, in nessun modo potrà conoscere l’autentica felicità.
La felicità ha un sapore che l’io stesso, il me stesso, non ha mai conosciuto.
( Tratto da La Grande Ribellione)
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