Principe Rosa-Croce
e Cavaliere Kadosch: una via italiana?
di Marcello Vicchio
Libera Muratoria
Nel corso di alcuni studi che sto compiendo sul Rito Scozzese Antico Accettato,
mi è capitato di riprendere in mano “Histoire, rituels et tuileur des Hauts
Grades Maçonniques”, di Paul Naudon ( Ed. Dervy 1993), un testo molto serio
e documentato. E’ curioso notare come alcuni particolari apparsi insignificanti
a una prima lettura, se riconsiderati, possono aprire scenari suggestivi e
meritevoli di qualche riflessione. Una parola può dirci poco o molto, dipende da
ciò che si riesce a percepire dalla sua eco.
Il DILEMMA.
L’autore in questione, dopo averci offerto un’accurata indagine sulla genesi del
RSAA, si pone “l’enigma
forte” delle origini dei gradi Rosa-Croce e Kadosch.
Leggiamo dunque cosa scrive:
Il grado Rosa-Croce.
“ La storia della massoneria scozzese vola decisamente di leggenda in
leggenda. Una delle più tenaci è quella che conferisce
al grado di Rosa-Croce la rispettabilità di una lontana se non
immemorabile anzianità.”[1].
Naudon presenta, di seguito, un riepilogo delle varie ipotesi sulle origini del
grado, partendo dal Ragon[2],
il quale afferma che Carlo Edoardo
Stuart, il Pretendente al trono d’Inghilterra, passando per Arras e volendo
ringraziare i massoni per la loro benevolenza, istituì nell’aprile del 1747 un
Capitolo Primitivo Rosa-Croce, sotto il titolo di Scozia Giacobita, e ne
ammise molti notabili della città, fra i quali un certo avvocato de Robespierre,
nonno del più famoso Massimiliano. Lo studioso cita anche un testo del 1879, che
a dire il vero spesso non brilla
per esattezza storica, intitolato
Recherches sur le REAA, di Jean Emile Daruty, che sposta a luglio del
1745 la Bolla di C.E. Stuart. A.
Lantoine ( Le Rite Ecossais Ancien Accepté) in tempi più recenti ha
smentito l'affermazione, dimostrando
che il documento, che mai è
stato visto in forma originale, è
un apocrifo. In più sembra che non sia mai esistito un Capitolo Primitivo di
Rosa-Croce d’Arras e che il Pretendente stesso non sia mai stato in
quella città.
Ma se il grado non è nato ad Arras, forse ha visto i natali in Scozia?
No, perché :”Non dimentichiamo che nessuno dei gradi scozzesi dello
scozzesismo è stato all’origine
praticato in Scozia. Essi furono tutti importati dalla Francia o dal continente.
Il grado Rosa-Croce non fa eccezione”[3].
In Inghilterra allora ? Neppure lì. In una lettera del dottor Manninghan,
spedita dalla Gran Loggia di Londra alla Gran Loggia d’Olanda, e datata 12
luglio 1757, è chiaramente scritto che le Logge inglesi dell’epoca ignoravano la
pratica degli alti gradi scozzesi[4]
.
Il velo del mistero probabilmente non sarebbe stato strappato se, nel 1938,
l’archivista-paleografa della Biblioteca Municipale di Lione, M.me Alice Joly,
non avesse scoperto e messo mano alle carte appartenute a Jean-Baptiste
Willermoz, un personaggio molto noto agli storici della Massoneria.
Iniziato nel 1750, all’età di 20 anni, egli sperimentò tutti i riti
dell’epoca e collezionò un gran numero di rituali, documenti e lettere scambiate
con vari personaggi. Tra queste ha suscitato il mio interesse la corrispondenza
tenuta con un certo Meunier de Précourt, Maestro Venerabile di una Loggia,
Les Perfaits Amis di Metz, gemellata con la Loggia La Vértu
di Parigi e in contatto con alcune Logge della vicina Germania. Dalle lettere
risulta che, ancora intorno al 1761-62, Willermoz non aveva mai sentito parlare
di un grado Rosa-Croce, mentre de Précourt aveva solo notizie frammentarie su
alcuni presunti rosacrociani tedeschi che erano “ depositari di mille segreti
meravigliosi”.
Willermoz, da quel momento interessato al nuovo grado, si adopererà per
costruire a Lione un Capitolo dei Cavalieri dell’Aquila Nera, Rosa-Croce,
che vedrà la luce nel 1765.
Per Naudon questo “... è, a nostra conoscenza, il più antico Capitolo dei
Rosa-Croce di esistenza certa e gli attribuiamo, a questo riguardo,
l’anteriorità sul Capitolo
dei Cavalieri dell’Aquila Nera, nonostante se ne citi traccia a Metz dal
1764”[5].
Il grado di Cavaliere Kadosch.
Con questo grado, quanto a notizie certe sulle origini, non siamo messi meglio
rispetto a quello di Rosa-Croce.
Alcuni studiosi sostengono, errando,
che il grado Kadosch sia
stato elaborato a Lione, nel 1743, mentre altri lo vogliono
presente in seno agli alti gradi del Capitolo di Clermont, fondato a
Parigi nel 1754. In verità niente è meno sicuro della creazione diretta del
grado templare dal Capitolo di Clermont
[6]. La corrispondenza Willermoz- de
Précourt, del 1761-62, infatti ci
informa che in quegli anni il grado non era conosciuto né a Lione né a Parigi.
Solo nel giugno del 1761 i fratelli di Metz rivelano a Willermoz
l’esistenza di un grado supremo che corona la loro gerarchia: si tratta del
Grande Ispettore Grande Eletto (G.I.G.E.), ossia Cavaliere Kadosch. I massoni di
Metz aggiungono di essere stati istruiti nel grado dai fratelli di
Magonza, di Sedan
e del Corps des Chasseurs de
Berchiny. Il Corpo dei Cacciatori di Berchiny era una Loggia militare di
stanza a Metz, portava il titolo distintivo di La Parfaite Union e
aveva come Venerabile il tenente Jean-Baptiste de Barailh.
Sottolineo che i massoni di Metz
dissero di essere stati istruiti dai fratelli di quella città, ma non
che l’origine del grado era da ricercarsi in Germania.
D’improvviso accadde qualcosa di strano: dall’entusiasmo iniziale per un grado
denominato addirittura 'supremo', si passò all’esecrazione totale, senza che se
ne conoscano le reali motivazioni. Willermoz stesso, riportando una
deliberazione presa a Metz contro il grado G.I.G.E. il 23 marzo 1762, scrive : “I
sottoscritti Venerabili Maestri, membri della L:. di San Giovanni di Metz,
decorati delle virtù che caratterizzano i veri massoni, avendo riconosciuto che
sotto un vano pretesto e una qualità straniera ( in italiano nel
testo originale) di Ch. K.S. si è voluto introdurre questo grado nell’Ordine
Massonico, avendo riconosciuto che
esso era abusivo e che le Grandi e Madri ( anche questo
termine in italiano) Logge non conoscono né direttamente né
indirettamente questa denominazione… hanno deciso unanimamente di non
riconoscere né i titoli né i
fratelli che d’ora in avanti dicono di essere fregiati di tale grado”[7].
Tra i firmatari figura lo stesso
Meunier de Précourt e c’è da aggiungere che i fratelli di Metz ruppero nello
stesso tempo i rapporti anche con de Barailh, accusato di conferire con
leggerezza numerosi gradi.
Questa vicenda, narrata per sommi capi, ha scatenato in me una grande curiosità.
Perché Willermoz, e prima di lui i Venerabili di Metz, scrivono quelle due
parole in italiano? Perché lo fanno in relazione alle vicende del grado Kadosch?
Nella parola “straniera”,
poi , non traspare un senso di disprezzo nei confronti di ciò che non è
francese? Nondimeno, non è
essa stessa una traccia, sebbene involontaria, che potrebbe essere
foriera di suggestivi sviluppi, se ben inquadrata.
E allora, piuttosto che il tedesco o il francese, non è possibile che questo
grado abbia parlato l’italiano prima di ogni altra lingua? Non potrebbe, in più,
anche il grado di Principe di Rosa-Croce aver visto la luce nella nostra
penisola?
Proviamo a fare alcune ipotesi che hanno come protagonisti due personaggi, un
Maestro e un discepolo: don Raimodo De Sangro, principe di Sansevero e Henri
Theodore Tschoudy; e una
città: Napoli.
LA PISTA ITALIANA.
La chiave che può svelare il mistero è proprio la figura H.T. Tschoudy, ma prima
di procedere oltre faccio notare come per l'adepto Rosa-Croce si usi
curiosamente l’appellativo di
Sovrano Principe.
H.T. Tschoudy nacque a Metz (!) nel 1724 e fu cadetto del reggimento
svizzero della Guardia del Re di Napoli, comandato da suo zio Leonardo. Giunto
nella Dominante del Regno, Henri ben presto si distinse per due cose: per una
pubblicazione anti-papale resa pubblica sotto il falso nome di
Chevalier de Lussy, dal titolo Etrennes au Pape, ou le Francs-Maçons
vengés, réponse à la boulle du pape Benoit XIV, lancée l’an 1751, e la
fortissima amicizia col principe Raimondo De Sangro, Gran Maestro della
Massoneria napoletana. Fu a lui, latitante durante la persecuzione della
Massoneria nel Regno di Napoli nel 1751, che don Raimondo scrisse una lettera
che iniziava così : “Carissimo
Amico Barone Theodor Tschoudy. Fed.mo e Nob.mo Amico e Fratello, sommamente
dobbiamo innalzar i nostri cuori al Misericordioso e Onnipotente Nostro Artefice
e Creatore nella cui Comunione Egli ha voluto unirci. E siccome con troppo
giusta ragione ci dee premere, e di fatto sopra ogni altra cosa al mondo mi
preme la Vostra sicurtà nel restare ben celato costì a S. Gio: La Vigna, per
causa delle sfrenate condanne con le quali bastamente, qui in Napoli, della
perversa e malvagia gente ha fatto sì che s’attribuisse alla nostra
Rispettabilissima Fratellanza turbazione ed empietà”[8]
.
All’epoca esistevano a Napoli almeno quattro Logge, che avevano il nome dei
rispettivi Venerabili: la De Sangro (la più numerosa), la Moncada, la Carafa e
la Tschoudy. Quest’ultima aprì i propri lavori nel Carnevale del 1751, in casa
dello zio di Henry. La Loggia principale, la De Sangro, contava circa 280
fratelli, ma ciò che più ci importa era l’esistenza di una super-loggia
coperta alla quale aderivano una trentina di adepti, i più vicini ai segreti del
Principe. La Loggia in questione, la Rosa d’Ordine Magno (anagramma di
Raimondo De Sangro), quasi certamente era presieduta proprio da Tschoudy per
conto del Gran Maestro ed era votata allo studio dell’alchimia e dell’ermetismo.
Negli scritti di don Raimondo vi sono molte prove che egli fosse
all’epoca il più grande esponente della tradizione rosacrociana. Il retaggio
esoterico dovette essere da lui
trasmesso all’allievo, come vuole la più pura tradizione rosacrociana, che
impone che ogni Maestro debba scegliersi un successore al quale comunicare i
segreti dell'Ordine. Nella lettera sopra menzionata, il Principe tra le altre
cose afferma : “E questo nostro
Tempio della Saggezza serba ciò che nel corso dei secoli è stato tramandato …
Nell’occultamento, voi, Amico Invisibile continuate il difficile cammino…
Perseguite Fratello nell’ineffabile Virtù del Verbo ed occultate Ormus
[scritto in cifra rosacrociana]. La Rosa d’Ordine Magno,
scemata d’un Petalo, ne serberà intatto il suo olezzo. Iside veleremo agli occhi
profanatori”
[9].
Molte e importanti sono le notizie che possiamo trarre da questo passaggio:
l’accenno a un Collegio di Invisibili, la necessità di “occultare Ormus”, ossia
l’Ordine Rosa+Croce (poiché il mitico fondatore di esso fu appunto Ormus, nel 46
D.C.) e l’invito al “Petalo” (della
Rosa) di proseguire altrove l’opera e diffondere il Rito. Tutto questo nel 1753,
circa dieci anni prima che il grado R+C comparisse proprio a Metz, città natale
di Tschoudy, e luogo dal quale de Précourt scrive le lettere a Willermoz.
Lo stesso Naudon precisa inoltre: “Willermoz non può dare al suo
interlocutore che delle informazioni molto imprecise sul grado in causa ed egli
sembra del tutto ignorare il grado dei Rosa-Croce … Da dove venivano questi
echi? Può essere dal famoso barone Tschoudy, originario di Metz, e che si recò
nella sua città natale dove soggiornò dal 1756 al 1765”.
Solo se si vuole credere alla coincidenze si può ammettere che
il barone si sia recato a Metz per villeggiatura. Egli tornò invece nella
sua città per diffondere l'Ordine iniziatico,
su preciso mandato di don Raimondo. Lo chiamò Ordine della Stella
Fiammeggiante o Ordine dei Filosofi Incogniti.
E il grado Kadosch? Vi sono tracce
di questo grado nella Massoneria napoletana prima che in quella francese? Certo
che sì. E sono tanto pesanti da riguardare
un papa, Benedetto XIV, proprio colui
che ordinò la persecuzione,
blanda in verità, dei massoni napoletani nel 1751!
“Una notizia io credo di vostro piacere, e si è che un de’ Tedeschi che
furono non è gran tempo costì, nel ripassare per questa Città con sincerità
veramente alemanna protestava il Principe di Sansevero avergli fatto il grande
onore di riceverlo Framassone … Nostra Santità fu Kadosch! Di Roma, 3 luglio
1753…”
[10] : a scrivere queste parole è
padre Sanseverini, in una lettera
diretta all’economista abate Galiani. Il religioso si riferisce proprio al
pontefice Benedetto XIV, svelandolo militante della Libera Muratoria, col grado
di Cavaliere Kadosch, quando era ancora Prospero Lambertini, cardinale di
Bologna.
A Napoli la penetrazione della Massoneria avvenne molto prima che in altre zone
d’Italia. Già prima dell’occupazione austriaca del 1730, in città vi erano molte
Logge di carattere soprattutto
militare. Si conserva a tutt’oggi un sigillo d’oro, argento e avorio con
l’iscrizione <<Latomor Fratern-Perfecta Unione Qui Quasi Cursores Vitae
Lampada Tradunt – Nea Polit 1728>>, recante i simboli di un Sole a
Mezzogiorno, una piramide tra due colonne, una Sfinge, un’Acacia e una Torre.
Il titolo distintivo, Perfetta Unione, è lo stesso della Loggia di Metz!
Non credo che questa sia una coincidenza.
Concludendo possiamo ipotizzare che a Napoli i futuri XVIII e XXX grado del RSAA
non fossero sconosciuti ma anzi attivamente praticati, probabilmente nella
Rosa d’Ordine Magno. Non possiamo dire con certezza quali fossero i rituali
in uso per questi gradi o se gli
stessi siano stati poi utilizzati in Francia e altrove, per essere infine
incorporati nel Rito Scozzese Antico Accettato. Di certo l'argomento non può
dirsi concluso perché, scavando nella storia della massoneria e non accettando
supinamente ciò che appare scontato, le sorprese non mancano. La verità è sempre
lì, in attesa.
[1]
Naudon, op. cit.
pag. 91
[2] Ortodossia massonica, pag.121
[3]
Op. cit. pag 93
[4]
Naudon.
La Franc-Maçonnerie, Que je
sais?- Dervy .
[5]
Op. Cit. pag.96
[6]
Op. Cit. Pag. 101
[7] Naudon, Op. Cit. pag. 104
[8] C. Miccinelli. - E Dio creò l’uomo e la Massoneria- ECIG
[9] C. Miccinelli, Op. cit., pag. 74
[10] C. Miccinelli, op. cit. pag. 61
Articolo pubblicato nella rivista
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