La Massoneria dei Gradi Superiori
D.P.E
Gentili Ospiti
Volevo ringraziarvi, per la fiducia che mi avete accordato, iniziando a discorrere di Filosofia della Massoneria con una citazione dotta e cioè “nulla appare invano e nulla esiste invano”.
Doveva essere un’introduzione sia alla Fenomenologia che alla Metafisica in generale.
Ma osservando bene cosa si desume dalla Massoneria come metodo di introspezione squisitamente personale ed autonomo, queste cose non saltavano subito all’occhio, anzi sembravano delle note stonate.
Rileggendo approfonditamente i rituali, infatti, ciò che si evince è una Filosofia comportamentale, una Normatività diffusa, una particolare forma di Etica che scaturiscono dalla Massoneria e non altro.
Ed andando dallo spirituale alla materialità ne scopriamo aspetti comportamentali socio-politici che ci rimandano indietro nel tempo, non perché obsoleti ma perché ci fanno riscoprire le vere autentiche motivazioni dell’esistere della Massoneria stessa.
In altre parti ho detto, e più volte, che la Massoneria è sì una società iniziatica con connotazioni esoteriche ma che essa si distingue da tutte le altre perché attua finalità essoteriche.
Quando apprende, il Massone avverte i primi sintomi interni che lo portano alla comprensione dell’appreso.
Ma capisce anche che è necessario che lui rimanga fedele alla ricezione della trasmissione di qualsiasi comunicazione.
E che questo si traduce, poi, nell’accettazione di ciò che gli viene comunicato con apertura critica ed obbediente.
Come obbediente deve essere nei confronti dell’oggetto comunicato.
Il Massone quindi inizia con un atto di fiducia del tutto volontario, per una sua libera scelta, con la convinzione che tutto da quel momento in avanti gli servirà sia per se stesso che per gli altri: inizia quindi già pensando al di fuori del proprio sé, all’utile che ne trarrà per sé e per l’umanità tutta.
All’atto dell’Iniziazione viene reso edotto che gli sarà trasmesso un metodo d’indagine la cui accettazione ed il cui dipanamento lo renderà in grado di avvicinarsi ai misteri del mondo in modo autonomo e libero.
Un metodo per renderlo, per il momento, concettualmente libero.
Il metodo dell’apertura alla meraviglia seppur critica.
All’inizio pertanto, solamente accettazione fiduciosa ed intima.
Ciò che apprende, che è comune a tutti, viene da lui codificato in base al proprio metro giudicante dato che non è trasmissibile come comprensione o meglio come oggetto compreso.
E’ l’inizio del suo Segreto che coincide con la chiusura verso comunicazioni inavvedute perché non dotate di linguaggio comune.
In effetti se il contenuto dell’oggetto conoscibile è comune, l’interpretazione soggettiva tende a renderlo diversificato e confacente al peso ed alla misura che ognuno ha o si costruisce per annetterlo come parte di sé nella lenta costruzione della nuova maschera.
Ma la sua fatica è appena agli inizi.
Dopo l’appreso ed il compreso, inizia la presa di coscienza, che non è di poco conto visto che solo da lì potrà iniziare a percorrersi dentro per poi fare, fuori, ciò che sarà evidente.
Proseguendo sul suo percorso unico ed incomunicabile, è necessario ma spesso è inevitabile che inizi a rendersi conto che tutte le conoscenze umane di cui -in modo privato e precario- è in possesso si presentano agli occhi suoi ma anche di ogni indagante come lui, quanto meno sotto due aspetti, che agli inizi paiono separati ma che nel prosieguo gli appariranno fra loro correlati.
In effetti ogni linea di separazione è allo stesso tempo di congiunzione.
Scopre che vi sono conoscenze intellettive generali che debbono essere in possesso di chiunque e che appartengono al mondo della materialità (in senso lato) e quindi della fisicità oggettiva (salvo poi valutarne la reale appartenenza alla presupposta realtà fisica).
Ma scopre anche che vi sono quelle particolari che non sono richieste dal materialismo dell’esistenza e che gli si presentano come quelle più elevate.
E’ il momento in cui si rende conto che sono queste ultime che vanno a costituire il vero mondo intellettuale, inteso in senso lato come quello dello Spirito.
Infatti non solo le facoltà razionali vengono coinvolte ma tutto il complesso di idee e di comportamenti dell’intellettualità.
Insomma scopre che si tratta della sua ed in generale, nostra intelligenza.
Beh, intanto un primo passo l’abbiamo fatto.
Sembra la direzione giusta: allora proviamo a proseguire.
Se possediamo intelligenza questa deve essere resa continuamente eccitata dalla curiosità.
La curiosità è la spinta suprema per arrivare alla conoscenza: è ciò che ci distingue in tutto il creato rispetto ad altre nature.
Non ci rende migliori o peggiori rispetto ad altri o altro, solo diversi.
Nell’Iniziato la curiosità, che lentamente si trasforma in desiderio di sapere, lo plasma per renderlo sempre più padrone del segreto che già possiede in modo più o meno velato.
A pensarci bene si può concludere che ciò può costituire una ricompensa intellettuale proporzionata ai benefici desunti dal segreto stesso.
Ma il desiderio di sapere non si ferma qui: si trasforma in possesso.
Si noti bene, non in proprietà, solo possesso.
Il possesso della conoscenza esoterica, sociale e scientifica che ad un tempo scaturisce e forma una mutua fedeltà al segreto proprio e a quello altrui (anche se non conosciuto): e questo rende “giusto” il significato di riconoscimento ed appoggio al fratello.
E qui inizia il primo problema esistenziale di gruppo, perchè da qui nascono i primi “attriti” coesistenziali con ciò o con chi non si riconosce come fratello.
Soprattutto quando appare che chi ufficialmente ed artificialmente si è posto a protezione del pensiero altrui, cerca di gestire anche l’attuazione del pensiero stesso.
Nasce allora il primo aspetto della ribellione.
Ma per attuarla deve capire il che cosa lo tiene legato all’altro e lo slega da altri.
Se si rende conto che l’attuazione e la gestione del proprio pensiero passano attraverso alcuni stati o situazioni prettamente materialisti, e se cerca comunque di attuarli come mezzo indispensabile ai propri fini allora si costruisce, magari faticosamente, il concetto di realizzazione di base sociale attraverso la proprietà ed il lavoro.
Solo così può attualizzare il concetto di fratellanza necessario per proseguire nel suo cammino: ovviamente interno ed esterno.
Ma, c’è sempre qualche ma anche se pare di troppo.
Ne incontreremo più d’uno durante questo non lungo riflettere.
Ma occorrono l’obbedienza ai propri principi ed il coraggio affinché la singole relative verità possano trionfare.
Ma per far questo è necessario che lui come ogni Iniziato sia libero ed istruito, altrimenti prosperità ricchezza e scienza periranno.
Questa è una consapevolezza che è desunta da tutto un mondo di saggezza che gravita attorno alla Massoneria.
Ma la Massoneria va anche più in là.
Quando ci si rende conto, per l’adempimento del proprio “dovere” che esistono (dentro o fuori di noi) dei piedestalli impropri, anzi dei piedestalli tout court, si capisce anche che è necessario abbatterli per la propria e la generale sopravvivenza, lottando magari fino al sacrificio: ovviamente il proprio, ma se si rende necessario, nei casi estremi anche quello altrui.
Quando il Massone comprende l’alternanza della valenza del bene proprio o dell’altrui nella coesistenza e in ogni caso che chi o ciò che si pone o è già posto sopra di lui, non lo deve essere per convenzione o per artificio ma per riconoscimento, solo allora è in grado di decidere e decide che può obbedire.
Però comprende anche che non si possono eseguire mandati di qualsiasi tipo, eccedendo; anche se lo fosse per zelo.
Perché la compassatezza nell’attività deve essere sempre di contenimento dei propri impulsi o istinti che sempre devono essere mediati per il conseguimento del “sano” coesistere.
Comprende che la serenità nel compimento del proprio dovere dà la giusta ricompensa soprattutto interiore.
Anche se il dovere gli può imporre di rendersi a volte esecutore di giuste e legali condanne spirituali con relativi allontanamenti o misconoscimenti.
Insomma agendo contro chi appare come oppressore o traditore o millantatore per i soliti motivi per i quali si è costruita finora tutta la “civiltà” umana.
Ecco allora il salto di qualità: la consapevolezza ulteriore che solo i rappresentanti del popolo possono concorrere alla realizzazione della civiltà mediante il lavoro e la proprietà di tutti; tutti che, per definizione propri del concetto, rappresentano la totalità del popolo stesso.
Ci siamo incamminati lungo un percorso ormai obbligato in cui pensiero ed azione devono agire parallelamente.
Ed allora le ricerche scientifico-sociali devono essere compiute con grande tenacia ed approfondimento soprattutto quando si è chiamati a posti di responsabilità sempre ricordando che l’esempio è il servizio precipuo che deve essere dato al di fuori di noi per elevarci tutti.
Senza mai farci abbattere dall’insuccesso ma considerandolo anzi come una tappa obbligata per lo studio e la soluzione dei più gravi problemi socio-scientifici.
Si pone allora un intendimento primario che sarà quello di creare le fondamenta di quella libertà di coscienza e di pensiero alla quale ogni individuo ha diritto.
E si capisce che è un intendimento primario perché, dopo tutta la strada che abbiamo percorso finora ci si rende conto che la creazione di quelle fondamenta è diventata una necessità esistenziale e coesistenziali, quindi non più eludibile.
Ma, ecco un altro ma, rammentando sempre che solo con lo studio delle filosofie, della storia delle religioni, con l’approfondimento del diritto e dell’economia politica, ci si prepara ad essere perfetti cittadini per il bene della patria e del popolo.
Popolo che non deve mai essere ritenuto massa informe bensì come insieme di elementi coscienti ed autodeterminati.
E’ ovvio che per quanto sopra il Libero Muratore sente costante attorno a sé la presenza di elementi scomodi, a volte avversari, il più delle volte nemici ma dovrà senza tregue lottare per il trionfo del progresso e della libertà con la consapevolezza che la propria dottrina trionferà sempre.
Infatti il tempio della libertà politica e religiosa di un popolo non può venir terminato se uno spirito forte ed una virtuosa indipendenza non vengano in aiuto con tutta la potenza della verità, al lavoro di coloro che operano con il coraggio e la perseveranza.
L’attuazione delle sue attività e dei suoi valori deve avvenire non isolatamente ma con la partecipazione consapevole e comunitaria di quanti come lui si sentono presi dagli stessi ideali.
Deve avere la consapevolezza che il diritto di riunione è sacro e che dall’urto delle idee contrastanti nasce e si sviluppa l’intelligenza e si rivelano i reali interessi del popolo; con ciò la vera fratellanza si radica nel cuore e nello spirito.
Intanto siamo arrivato ad un punto cruciale.
Pare una favola che si dipana lungo un labirinto inusuale.
Ma giuro che là in fondo c’è la Luce: basta avere pazienza, anche con il sottoscritto.
Il Libero Muratore sa, perché ha finalmente compreso, che l’emancipazione dell’Umanità avverrà solo attraverso lo Gnosticismo.
Quindi deve essere sua cura avvicinarvisi, introiettarlo, viverlo libero da "Idola" per una nuova concezione e costruzione del "proprio" interno e dell'esterno "comune".
Ma fissando alcuni paletti, con una piccola digressione che credo possa interessare.
La Gnosi, nel terzo millennio, non deve essere riservata unicamente al pensiero di derivazione cristiana o quanto meno all'interno di quel filone, o appartenente a religioni consolidate, mentre ciò che è al di fuori sembra essere o spazzatura o peccato da condannare o da deridere o da denominare pseudognosi.
E' proprio vero: una religione ti offre in omaggio quantitativi ottimali di certezze e di verità su cui si può costruire quello che si vuole e dall'alto del podio personalizzato si può scrutare nell'animo umano per scovare i nuovi eretici e le nuove streghe.
Forse è per questo che i non religiosi (dal punto di vista tradizionale) non riescono ad avere lo stesso rispetto che i religiosi pretendono da loro.
Ma esiste una differenza tra senso religioso e religione; e la Gnosi, ribadisco, non è una religione: la Gnosi non abbisogna di figure carismatiche o di libri della legge.
Il mondo gnostico è tutt'altro; è un cammino particolare valido, rispettato e rispettabile quanto quello di qualsiasi altro: e questo agli occhi di chiunque intraprenda un sentiero (uno dei tanti) verso la conoscenza; non vi è alcuna limitazione alla libera ricerca della verità: e per garantirla occorre la tolleranza.
L’opera alla quale si accinge il Libero Muratore è di natura morale e sociale ed il suo presupposto fondamentale è l’amore.
Sono necessari, tuttavia una Libertà continua ed un insegnamento ed apprendimento laici, oserei dire anideologici.
L’augurio è che dal sentimentalismo, che è più forte delle ideologie, nasca la speranza, e che questa porti ad amare i templi quali sono.
Dobbiamo lavorare per l’umanità sofferente, di ciò ne siamo sempre consapevoli.
Ecco allora la Filantropia per migliorare intellettualmente e moralmente i nostri simili con l’educazione e l’istruzione.
La nostra universale uguaglianza nasce solo da lì.
Ripeto che dobbiamo lavorare, sperare con fiducia e attendere con pazienza per elevare e nobilitare l’umanità tutta.
E governare.
Ma si può governare solo per mezzo della persuasione e del ragionamento e se si vuole far trionfare nell’umanità la verità sull’oscurantismo, fin da subito occorre eliminare qualsiasi forma di terrore e di assolutismo.
Per far valere le sue idee di uguaglianza sociale e per gli oppressi contro gli oppressori, il Libero Muratore si attiva perché è convinto che l’equità e la giustizia trionfano, col tempo, anche sui “potenti”.
Non disdegnando neanche la pratica del lavoro manuale ritenuta come il fondamento inalienabile di ogni civiltà.
Infatti il lavoro manuale non è servile e non è inferiore alle arti e professioni liberali.
Da qui il passo a chi governa è breve: i governanti hanno il dovere di combattere le superstizioni e di far trionfare la verità, lavorando anche manualmente.
Ricordando sempre che il settarismo allontana l’umanità dalla verità e tutto ciò nel rispetto delle nuove generazioni che a loro volta hanno il diritto di riformare le leggi di quanti li hanno preceduti.
Il passo che abbiamo compiuto non è da poco.
Il Massone, ecco la differenza, comprende ora che deve agire al suo esterno: e questa pratica presente futura, ma con forti radici nel suo passato, è diventata un imperativo morale per sfuggire alla schiavitù materiale ed alla morte morale di cui siamo minacciati dalla tirannide dall’intolleranza e dalla superstizione.
E’ qual è l’unica via che si rende necessaria?
La ricerca e l’attuazione della Libertà.
Sviluppando la Carità e diventando Signore della Grazia (vedi le attribuzioni del Buddha).
Qui la Carità non è quella Cristiana o quella comunemente intesa: è l’apertura “cosciente”, “porgente” e “vigilante” affinché i provvedimenti da lui presi a beneficio dell’umanità tutta trovino adeguata applicazione.
Con la consapevolezza dell’esistenza di un Grande Architetto innominabile, inaccessibile e incomprensibile, la vita umana si trasforma per il Massone diventando un punto al centro dell’eternità, diventando l’armonia stessa che proviene dall’equilibrio che scaturisce dall’analogia dei suoi contrari.
Solo con questa consapevolezza diventerà nemico di ogni menzogna, astuzia e tradimento, proteggerà la Virtù e l’innocenza contro violenza, frode e tradimento e lotterà per la verità il diritto, libertà di parola e libero pensiero, contro tirannide e usurpazione del potere civile militare e religioso.
E siamo così arrivati ad un punto cruciale.
Siamo arrivati al punto di congiunzione del nostro passato con il nostro futuro attraverso il nostro presente, in ogni luogo.
E cioè realizzare le dottrine gnostiche sotto l’unica luce di Libertà Uguaglianza e Fratellanza ponendo tutta la nuova costruzione sotto l’impegno consapevole che l’Equità e la Tolleranza devono costantemente essere alla base del cambiamento continuo esterno ed interno.
Ed allora conserviamo la dottrina gnostica ed attuiamola e vigiliamo ed inquisiamo anche se necessario, per verificarne la validità e l’applicazione.
Ci trasformeremo, così, in più illuminati, più forti e più desiderosi di lavorare individualmente ed in comune al benessere della società umana, attuando la Solidarietà e la Sussidiarietà come esplicazione ultima del nostro Dovere.
Si perverrà così al riconoscimento che in tutte le forme religiose vi è verità e che la Ricerca ed il Riconoscimento della Verità, della Bellezza e del Bene costituiscono una reale fonte di piacere per la vita singola e collettiva.
Insomma, ora della fine, a cosa servono tutto questo Sacrificio e Coraggio?
Per pervenire alla Luce, cioè alla Gnosi Integrale.
Dai presupposti di un Umanesimo Integrale fino alla Visione Cosmosociologia.
Alla Fiamma della Speranza collettiva universale.
E senza sosta alcuna, perché la strada è lunga.
Ma se ci pensa bene, la frasetta iniziale “nulla appare invano e nulla esiste invano” alla luce di tutto quello che ci siamo raccontati non era per niente fuori posto.
Come affermava Giamblico, "…si dice che Pitagora sia stato il primo a chiamare se stesso filosofo, non limitandosi a introdurre questo nuovo nome, ma spiegandone l'effettivo significato... La Sapienza è un reale sapere intorno al Bello, al Primo e al Divino sempre identici a se stessi, di cui le altre cose partecipano. La filosofia è invece desiderio di siffatta contemplazione speculativa. Bello è pertanto anche questo sforzo interiore di formazione spirituale, che per Pitagora contribuisce alla purificazione degli uomini".
E tutto questo perché?
Perché, come dice Socrate ad Alcibiade, ne nasce una cosa straordinaria: per governare bene una collettività occorre conoscere in primis se stessi e cioè il lato divino che è in ognuno di noi!