Le Costellazioni dello Zodiaco in Alchimia

parte prima

di Alessandro Orlandi

 

 

   

Dio ha fissato il fuoco del Sole nella sede del cuore

(Oracoli Caldaici)

 

Gli “animali simbolici” per antonomasia sono quelli che popolano lo zodiaco, termine che deriva dal greco “zodiakos”, ossia  “zoon diakos”, “ruota o cerchio degli animali”.

Fin dalla notte dei tempi gli uomini, guardando il cielo, hanno scorto (o meglio proiettato) nelle costellazioni celesti animali e vicende mitologiche.

In effetti quasi tutte le costellazioni dello zodiaco sono rappresentate da figure animali:  il Cancro, che è un granchio, la capra-pesce del Capricorno, l’ibrido tra uomo e cavallo che caratterizza il Sagittario, il Toro mitologico, il Leone, lo Scorpione,  l’Ariete che porta la primavera (e a volte simboleggia l’oro filosofico), i due Pesci, spesso raffigurati nell’atto di dirigersi verso direzioni opposte. Ci proponiamo di mostrare qui come ciascuno di questi animali simbolici incarni, nell’immaginario alchemico, una fase importante della trasformazione che attende la Materia Prima alchemica. Anche i restanti quattro segni dello zodiaco che non sono raffigurati da animali (Gemelli, Vergine, Bilancia e Acquario), rappresentano, come vedremo, importanti fasi dell’Opus alchemicum.

 La “carta del cielo” di un uomo, la disposizione (apparente) degli astri nello Zodiaco al momento della sua nascita viene ancora considerata da molti una sorta di mandala del suo destino. Fiumi di inchiostro sono stati scritti per confutare i poteri previsionali dell’astrologia, fin dai tempi di Cicerone (il grande retore scrisse egli stesso un trattatello in questo senso, in cui vengono esaminati i diversi destini di due gemelli). L’argomento più schiacciante, subito dopo quello della impossibilità di un'azione a distanza dei pianeti e delle costellazioni sui destini degli uomini, in “concorrenza” con la legge di gravitazione universale di Newton, è quello della precessione degli equinozi, lo spostamento del punto vernale, che segna l’inizio della primavera e il sorgere all’orizzonte del sole all’alba assieme alla costellazione dell’Ariete, il 21 marzo. La precessione degli equinozi, determinata dal cono descritto in circa 26.000 anni dall’asse di rotazione terrestre, infatti causa uno spostamento all’indietro lungo la fascia delle costellazioni del punto vernale e così attualmente il 21 marzo il sole si allinea all’alba con la costellazione dei Pesci, che presto cederà questo onore/onere alla costellazione dell’Acquario.

Gli alchimisti hanno considerato i 12 segni dello Zodiaco, i miti ad essi collegati e le 12 mitologiche Fatiche di Ercole, come metafore delle diverse fasi dell’Opera alchemica.

Alcuni trattati alchemici (come ad esempio Le 12 porte dell’alchimia di George Ripley oppure Le 12 chiavi dell’alchimia di Basilio Valentino) hanno stabilito una concordanza tra i 12 segni dello zodiaco e le 12 fasi alchemiche. L’intero ciclo spesso viene suddiviso in tre parti, ciascuna costituita da una congiunzione, una putrefazione, una sublimazione e una fissazione della materia prima che si trasforma nel Vaso, collegate evidentemente ai 4 elementi: aria, acqua, fuoco e terra. Nell’antichità classica non esisteva una netta distinzione tra astrologia, astronomia, mitologia e alchimia e, nei trattati più antichi pervenuti fino a noi ( come il Trattato sul cielo di Eratostene, il Tetrabiblos di Tolomeo o l’Astronomicon di Manilio), queste discipline appaiono strettamente connesse tra loro, almeno nella mente di chi scriveva. Ancora Keplero, il genio indiscusso che assieme a Galileo e a Newton  ha scoperto  le leggi che regolano il moto dei pianeti e degli astri, si guadagnava da vivere anche redigendo oroscopi. Prima di dire ancora qualcosa sul rapporto tra astrologia e alchimia, chiediamoci in quale modo si possa, oggi, guardare all’astrologia. Se l’astrologia, scimmiottando le scienze, volesse accampare diritti di tecnologica esattezza, sostenendo l’esistenza di un influsso a distanza tra le costellazioni visibili nel cielo e i destini umani, gli scienziati avrebbero buon gioco a far notare che, a causa della precessione degli equinozi, gli allineamenti dei pianeti con le costellazioni, ai solstizi e agli equinozi, non sono più quelle di una volta e che quindi, quando un astrologo dice che “il Sole è in Capricorno”, il sole può trovarsi in realtà allineato con la costellazione del Sagittario, etc.

Invece, poiché l’astrologia ha origini magiche, ci si dovrà muovere entro le coordinate del pensiero magico: i pianeti e le costellazioni dell’astrologia vanno oggi considerati come entità interne all’uomo e traggono il loro significato e il loro simbolismo da un'associazione tra le stagioni dei climi temperati e le costellazioni celesti che risale ad un tempo in cui, al solstizio di inverno era la costellazione del Capricorno a sorgere col sole all’orizzonte, all’equinozio di primavera la costellazione dell’Ariete, e così via. Il sapere quale costellazione si trovi effettivamente sulle nostre teste all’alba del 21 marzo non ha la benché minima importanza ai fini di un discorso magico, perché le costellazioni degli astrologi non sono che immagini interiori proiettate sul cielo, mentre le costellazioni di cui si occupano gli astronomi sono i supporti sensibili che, migliaia di anni fa, servirono agli uomini per associare le 12 parti in cui suddividevano il ciclo apparente del sole attorno alla terra alle trasformazioni che la Natura subisce nel corso di un anno.

Pertanto al 21 marzo non si potrà che associare 0° dell’Ariete perché il cielo che è stato suddiviso in 360° e in 12 parti da 30° ognuna non è il cielo visibile, ma un cielo simbolico associato .

Se, quindi, gli astrologi dovessero riformulare la loro dottrina per adattarla ai mutamenti del cielo e dell’asse terrestre, essi non dovrebbero modificare i loro simboli, ma, semmai, imparare a “vedere” un Ariete nel gruppo di stelle che ora chiamiamo Pesci...

In sintesi la nostra tesi è che il cielo sul quale si posano gli occhi dell’alchimista non è il cielo che percepiamo guardando verso l’alto e che i pianeti che solcano quel cielo “sono e non sono” i pianeti del “cielo volgare”. Questa dottrina,che vi sia un cielo interno all’uomo e dei pianeti e degli astri le cui orbite seguono un percorso sincronico con quello dei pianeti del cielo che possiamo percepire con i sensi è, in realtà, antica quanto la stessa Tradizione occidentale e venne ripresa in epoca più moderna da Marsilio Ficino[1].

 Se ciò che diciamo è vero, nel leggere i tempi e le stagioni indicate dai testi alchemici occorre far riferimento a questo misterioso tempo interiore, stabilendone i solstizi e gli equinozi, e non alle stagioni “volgari”. Così la raccolta della materia prima e della rugiada celeste raffigurate, nel Mutus Liber di Altus, come un evento che deve verificarsi tra il segno zodiacale dell’Ariete e quello del Toro, è una raccolta che può essere coronata da successo soltanto se l’Ariete e il Toro appartengono a una costellazione interiore. L’Opus Alchemicum si proponeva, allo stesso tempo, di imitare la Natura e, tuttavia, era anche denominato Opus contra Naturam.

A questo proposito ricordiamo al lettore che sul frontone del tempio di Apollo a Delfi, così racconta Plutarco che ne era il sacerdote, campeggiavano due scritte. La prima, universalmente nota, (persino agli psicanalisti), diceva: “Conosci te stesso”.

La seconda sentenza è stata spesso, erroneamente, intesa come moralistica: “Nulla di troppo”. Tra i due aforismi il secondo è in realtà quello più legato al significato profondo degli antichi Misteri. Infatti “Nulla di troppo” altro non è che l’enunciato di quella che Jung chiamava la “legge dell’enantiodromia”, il segreto esoterico del simbolo della croce e del simbolo celeste datoci da solstizi ed equinozi. Quando la Luce (o L’Oscurità) toccano il limite massimo loro concesso, ai solstizi, sono destinate a calare e il princìpio opposto a crescere. Quando le ore di luce superano quelle di oscurità (o viceversa), agli equinozi, la luce rallenta la sua crescita (e viceversa). Non è difficile (come fece Jung) estendere questa stessa legge universale ai princìpi opposti che dominano l’uomo. Solo chi conosce veramente se stesso può sapere a quale tipo di croce è stato crocefisso e quali siano i limiti posti al crescere e al diminuire delle qualità che lo animano. Solo costui può sperare di costruire un cannocchiale che punti verso l’interno per osservare i pianeti e le costellazioni dei dodici segni dello zodiaco interiore o, se si vuole, quello che gli alchimisti chiamavano lo “Specchio dell’Arte”.  “Nulla di troppo” è un detto che cela in sé anche il segreto dell’immortalità: i cicli mensili della luna, il ciclo solare delle quattro stagioni e quello diurno segnato dal movimento apparente del sole nel cielo, ci mostrano che quando un ciclo raggiunge il suo punto culminante esso comincia a declinare, che quando l’ombra scompare del tutto inghiottita dalla luce, essa è destinata a ricrescere fino ad immergere il mondo nelle tenebre. Chi conosce veramente se stesso, sa anche individuare il punto culminante di ogni processo ciclico a cui l’anima si lega: il punto in cui l’ombra ricomincia a crescere, e apprende a controllare questo processo naturale. Questo stesso segreto è enunciato nell’esagramma 55 dell’antico libro I Ching: alludendo a un tempo di culmine e di abbondanza, per fronteggiare l’inevitabile declino la sentenza consiglia: “Tu devi essere come il sole a mezzogiorno[2]”.

Non è qui nostra intenzione trattare i 12 segni dello zodiaco in modo classico, come avviene in molti testi di astrologia. Quel che ci interessa è, invece,  riferire le varie trasformazioni subìte dalla Terra durante il ciclo annuale del sole al microcosmo umano e all’Opera alchemica. 

 

Nell’intraprendere questo viaggio attraverso i 12 segni dello zodiaco, cominciamo con il descrivere il viaggiatore…Nell’alchimia solare, quando si tratta della Materia Prima su cui compiere l’Opera, si parla di catturare e “congelare” un raggio di sole, di corporificare lo Spirito Universale, inteso come uno spirito imprigionato nelle cose, come un “raggio igneo racchiuso nella materia”.[3] Nell’alchimia solare si sostiene anche che, accanto al sole visibile, ve ne sia un altro invisibile[4] e che la proprietà dei raggi del sole visibile di dare vita, luce e calore siano l’equivalente sensibile di altre proprietà caratteristiche del sole invisibile. E’ grazie all’energia di questo secondo sole, imprigionata negli esseri viventi, che essi possono conservare la loro identità e sussistere per il tempo loro concesso, per quindi liberare nuovamente questa energia al momento della morte. Scrive Fulcanelli nelle “Dimore Filosofali”: “Questo fuoco, o quest’acqua ardente, è la scintilla vitale trasmessa dal Creatore alla materia inerte, è lo spirito racchiuso nelle cose, il raggio igneo, imperituro, rinchiuso nel fondo della sostanza oscura, informe e frigida…”. Ebbene, il nostro viaggiatore, colui che con noi attraverserà i 12 segni dello zodiaco e le stagioni ad essi collegate, sarà proprio questo raggio igneo, che percorre l’anno solare accompagnando le trasformazioni che lo caratterizzano, un raggio immortale e incorruttibile, eppure misteriosamente imprigionato nella materia, immutabile nella sua essenza, eppure sottomesso al periodico culminare e decrescere che caratterizza ogni cosa terrena. Vedremo come i 12 segni dello zodiaco ricavano i loro significati tradizionali dai mutamenti del rapporto tra questo Viaggiatore Immutabile e la materia che lo ospita.

L’agente utilizzato dagli alchimisti è una sostanza che viene purificata e rianimata da questa energia sottile, fino a poter operare miracolose trasformazioni. Perché ciò possa essere possibile  l’energia sottile deve essere liberata dalla sua prigione e legata a un corpo più puro di quello che la imprigionava in precedenza[5]. Terremo inoltre sempre presente quella analogia tra microcosmo e macrocosmo secondo la quale il sole viene assimilato al cuore umano.  Ma quali raggi possono emanare dal cuore umano, sia pure inteso in modo sottile?  Il sistema di significati simbolici connessi al ciclo dello zodiaco è nato in un’epoca in cui il pensiero magico era dominante e quello scientifico non era ancora nato. Un’immagine efficace per comprendere il modo in cui gli astrologi e gli alchimisti dell’antichità potevano concepire una “azione a distanza” provocata dal cuore umano si può trarre dal seguente passo di Al Kindi, un filosofo persiano vissuto nel IX secolo d.C. :

Allorché l’uomo concepisce con l’immaginazione una cosa materiale, tale cosa acquisisce una esistenza reale secondo la specie dello spirito fantastico (spiritus imaginarius). Tale spirito emette dei raggi che muovono le cose esteriori esattamente come la cosa di cui esso è immagine[6].

Non si devono evidentemente confondere immaginazione attiva e fantasia, pulsioni del cuore e spiriti immaginali, ma questo passo ci dice che, al tempo di Al Kindi e fino almeno al XVII secolo era concepibile una azione a distanza del cuore ed era possibile credere che l’immaginazione umana potesse creare delle entità dotate di una esistenza indipendente dal loro creatore,  qualcosa di simile a quelle che oggi chiamiamo “forme – pensiero” o, nel caso siano prodotte da una attività collettiva, “eggregori”.

Premesso tutto ciò, nei prossimi quattro articoli cercheremo di partire per un viaggio nello zodiaco e nel “cielo interiore” dell’uomo, un viaggio durante il quale, per necessità di tempo e di spazio, dovremo trascurare molti elementi importanti (ad esempio il significato e la valenza dei sei pianeti e del sole in questo “cielo interiore”). Ci limiteremo, qui, ad esaminare segno zodiacale per segno zodiacale, stabilendo a quale periodo del “cielo interiore” si riferisca ciascun segno, a quale operazione alchemica, cercando di coglierne gli aspetti operativi,  a quale stagione dell’anima e quale sia la valenza dell’animale simbolico o della figura umana che rappresenta quel segno dello zodiaco . 



[1] Cfr. Thomas Moore, Pianeti Interiori - L'astrologia psicologica di Marsilio Ficino, Moretti & Vitali, Bergamo 2009. Ritroviamo questa visione del cosmo anche nel Tractatus Aristotelis (Theatrum Chemicum), un trattato alchemico attribuito ad Aristotele in cui si dice : “Le Sfere i pianeti e gli elementi operano nell’uomo in modo più vero e potente attraverso la rivoluzione del loro zodiaco, che non i corpi estranei o i segni corporei superiori”. Sottolineamo che il discorso dal quale è stato tratto questo brano insegna ad attivare questi pianeti interni all’uomo per guarire le malattie. Origene, fondatore di una scuola cristiana nel III secolo dopo Cristo e originario di Alessandria, nelle Omelie del Levitico scriveva : “Renditi conto di essere in piccolo un secondo mondo e che in te sono il sole, la luna e anche le stelle.” Ma colui il quale divulgò più di ogni altro questo insegnamento fu Paracelso, considerato il fondatore della medicina moderna. Paracelso, nel Paragrano sosteneva che “Il cielo è l’uomo e l’uomo è il cielo” e che “il vero padre di ognuno è il suo cielo interiore”. “I pianeti che sono in noi sono il vero uomo” egli diceva, “ed essi desiderano condurci a una grande saggezza”.

 

 

 

[2]  O a mezzanotte

[3] Questa e altre citazioni sono tratte dal bel libro “Divo Sole” dedicato alla teurgia solare dell’alchimia, a cura di Alessandro Boella e Antonella Galli, edizioni Mediterranee, Roma 2011.

[4] Cfr. Alessandro Boella e Antonella Galli, op. cit. per la “dottrina dei tre soli”

[5] Stefano di Alessandria, vissuto tra il VII e l’VIII secolo d.C., scriveva che le operazioni alchemiche hanno lo scopo di dirigere le nature celesti, distaccarle da certi corpi e portarle su altri.

[6] Cit. Da I. P. Coulianu, Eros e magia nel Rinascimento, Il Saggiatore, Milano 1987

   


Articolo pubblicato nella rivista LexAurea44, si prega di contattare la redazione per ogni utilizzo.

www.fuocosacro.com

[Home]