Il Quadro di Loggia

Jhaoben

 

Quadro di Loggia detto anche Tavola dei simboli. Tappeto appeso nel Tempio, recante simboli massonici. In origine i simboli venivano tracciati sul pavimento con gesso e carbone[1].

 

 

 

Effettuare una ricerca sul tema "Il Quadro di Loggia" è veramente un opera improba, infatti questo viene trattato da tutti gli Autori in modo estremamente superficiale e spesso esclusivamente in modo descrittivo. Alcuni Autori come ad esempio il Wirth[2] o il Vaillant[3], non lo trattano proprio, o almeno il sottoscritto non è riuscito a trovarne accenno, altri, come Franco Massimo[4], si limitano a riportare il pensiero dei chi li ha preceduti (Bonvicini). Vediamo quindi di chiarirci un attimo le idee. Per Quadro di Loggia si intende un tappeto, ma anche un quadro vero e proprio, che riproduce tutti i simboli del Grado in cui si lavora, pertanto esisterà un Quadro del primo Grado, del Secondo ed uno del Terzo. Per ovvi motivi descriverò brevemente solo quello in Primo Grado. «Questo "Quadro" comporta due Colonne, sormontate da Melagrane, poste ai lati di una porta alla quale conducono tre Scalini, seguiti da un pavimento a mosaico. Vi si vedono anche tre Finestre, una Pietra Grezza, una Pietra Cubica a punta. Un Cordone con tre nodi fa da cornice al "Quadro" che comprende inoltre il Sole e la Luna, cioè i due Luminari, la Squadra e il Compasso, la Perpendicolare e la Livella, il Maglietto e lo Scalpello, la Tavola da disegno»[5]. Quindi un coacervo di simboli. Ma a questo punto viene da chiedersi se il quadro di Loggia sia un simbolo e meno. Bonvicini è di questo parere «Il Quadro di Loggia - che riproduce, in 1° Grado, la porta ed i simboli del Tempio - ci sembra evocare l'immagine del micro-cosmo nel cosmo, quest'ultimo rappresentato dal Tempio (macro-cosmo); concetto sempre ricorrente nell'esoterismo massonico. Il "Quadro di Loggia" potrebbe quindi significare anche il "Tempio interiore" di ogni Fratello e nel contempo quello creato dall'unione corale dei Fratelli di Loggia»[6]; Moramarco aggiunge «La Tavola da Tracciare simbolicamente compiuta resta deposta a terra durante i lavori massonici: si chiama allora Quadro di Loggia (non a caso anche nel linguaggio massonico inglese si parla di Lodge Board alternativamente a Tracing Board)»[7] paragonando quindi il quadro di Loggia alla Tavola da Tracciare
A mio parere però il Quadro di Loggia non può rappresentare né la contrapposizione del macrocosmo e del microcosmo, né la Tavola da Tracciare visto che presenta tutti i simboli presenti in Loggia; l'Apprendista deve infatti ancora completare la sua formazione, il suo lavoro non è ancora compiuto e pertanto non può essere rappresentato da un lavoro terminato come è il Quadro di Loggia che comprende tutti i simboli; se così fosse il suo lavoro sarebbe già concluso e l'aumento di salario rappresenterebbe una tappa obbligata; se si esclude quindi questo significato che senso avrebbe avere un simbolo ridondante nel suo messaggio? Ma allora la sua presenza è superflua!!
Nel Tempio nulla è superfluo, nulla è messo a caso, tutto deve comunque trasmettere un messaggio. Ed allora cerchiamo di comprendere cosa storicamente rappresenta il quadro di Loggia. Agli albori della Massoneria Moderna, erano poche le Logge che si potevano permettere un Tempio fisso interamente arredato, la maggior parte allestivano dei Templi di "fortuna" in casa di un Fratello, in una taverna, o in un locale deserto; in tale situazione era facilmente comprensibile come fosse impossibile riportare tutti i simboli necessari per un corretto svolgimento della tornata. A tale scopo erano stati creati i Quadri di Loggia che il Maestro delle cerimonie svolgeva al momento dell'apertura dei Lavori per poi riavvolgerlo alla chiusura. Tale "artificio" era particolarmente utilizzato dalle Logge itineranti ed in particolare dalle Logge castrensi o militari che seguivano i reggimenti che si spostavano sul territorio Europeo e Americano. Queste Logge, in particolare, rivestono un'importanza straordinaria per lo sviluppo della Massoneria del Nord America. Ovviamente per queste Logge, che si riunivano nella tenda del comandante (che spesso era anche il Maestro Venerabile della Loggia), non era materialmente possibile trasportare al seguito del reggimento due colonne, il sole e la luna, o gli attrezzi di mestieri; invece un tappeto di dimensioni ridotte che una volta ripiegato occupava pochissimo posto trovava spesso posto fra le masserizie al seguito del reggimento stesso. Addirittura, talvolta, le Logge castrensi si sono riunite senza il tappeto rappresentante i simboli, «Le Logge Castrensi, infatti, si sono riunite quando, dove e come hanno potuto, tracciando sulla terra il "Quadro di Loggia" che rende idoneo ogni luogo ai lavori massonici […]»[8].
Ma se l'origine del quadro di Loggia fosse questo l'utilizzo in una Loggia che possiede un Tempio fisso sarebbe assolutamente superfluo, in, quanto la sua funzione sarebbe ricoperta dai simboli presenti nel Tempio stesso.
Il Boucher descrive mirabilmente in tre righe tutta l'evoluzione del Quadro di Loggia «In origine, qualsiasi locale poteva essere trasformato in Tempio: bastava tracciare col gesso, sul pavimento il "quadro" simbolico del Grado in cui l'Officina lavorava. Questo "Quadro" veniva poi cancellato alla fine di ogni tornata. Più tardi, ci si servì di una tela dipinta che si svolgeva al momento delle riunioni e, ai giorni nostri, infine il Tempio riproduce tutti i simboli del "Quadro"»[9].
Una Loggia, come abbiamo visto, può riunirsi tranquillamente in qualsiasi locale, purché in «un locale massonicamente "consacrato" (in cui cioè, è stato deposto a terra il "Quadro di Loggia")»[10]. Ecco quindi un punto importante la consacrazione del luogo di riunione e su questo punto è d'accordo anche il Porciatti «Il quadro di Loggia, posto nel centro del Tempio, contiene i simboli massonici relativi al Grado nel quale lavora la Loggia; esso è sacro e santifica il luogo di adunata»[11]. Ma allora a questo punto mi chiedo è possibile consacrare il luogo di riunione semplicemente srotolando un tappeto o voltando un quadro dalla bella cornice?
Andiamo ancora più in dietro nel tempo, alla Massoneria Operativa quando le Logge di operai, costruttori delle cattedrali si riunivano nei locali degli attrezzi per l'istruzione degli apprendisti e per deliberare sull'organizzazione del Lavoro stesso: «Nei tempi passati esso [il Quadro di Loggia] era tracciato con gesso sul pavimento, poi, a lavori ultimati, veniva cancellato; così prescriveva il Rituale. Da quando le Logge possono contare su di una certa sicurezza esso è dipinto in tela o ricamato, si stende sul pavimento poco prima dell'inizio della riunione e si toglie non appena essa si è chiusa»[12].
Ecco quello che cercavamo, l'atto creativo che permette la consacrazione del locale nel quale la Loggia si riunisce. Non un semplice gesto meccanico di srotolamento o di scopertura di un simulacro riportante in modo ridondante i simboli già presenti nel Tempio, ma un atto creativo vero e proprio con notevoli implicazioni magiche, compiuto dal Maestro delle Cerimonie al momento dell'apertura dei lavori che permette la consacrazione del luogo e che lo rende adatto a raccogliere l'energia dell'Eggregore. Un atto che crea un nuovo simbolo posto al centro del Tempio che poi scomparirà al termine dei lavori. Il Quadro di Loggia visto quindi alla stregua del cerchio magico o del pentalfa degli spiritisti, alla benedizione e consacrazione della chiesa. Un gesto dalla fortissima connotazione iniziatica e magica che sancisce la trasformazione di un qualsiasi locale in un tempio massonico; il Tempio si trasmuta in recinto sacro per eccellenza, il temenoz[13], una immagine che deve tradurre nel mondo manifesto il principio spirituale dove si concentra, per così dire, l'influenza celeste.
Un punto resta, ed ahimè resterà per sempre oscuro, quali fossero i simboli che il Maestro delle Cerimonie tracciava sul Quadro di Loggia; tali simboli erano, come già detto tracciati all'inizio dei Lavori e cancellati alla fine, di essi non v'è più traccia nella storia della Massoneria. Tali simboli sono persi, è verosimile che venissero tracciati a grandi linee i principali simboli del Tempio, ma è anche possibile che venissero tracciati solo dei simboli in grado di raccogliere in essi tutti i simboli.
Ipotesi per ipotesi si potrebbe ipotizzare che fossero tracciate due rette orizzontali e parallele incrociate da altre due rette verticali e parallele, e, più sotto da una croce di S.Andrea. Questi simboli rappresentano la griglia della criptografia massonica, ovvero equivale a trascrivere l'intero alfabeto. Tracciando tali simboli il Maestro delle Cerimonie simbolicamente offre agli iniziati la chiave necessaria per chiamare con il proprio nome ogni simbolo, e quindi, grazie al potere creativo della parola stessa, nel Quadro di Loggia è compresa la Parola necessaria per la conoscenza dei simboli del Tempio. Questo principio di Massoneria Operativa potrebbe essere tranquillamente applicato in Loggia al posto del Quadro di Loggia al fine di conferire maggiori significati al Rito di Apertura dei Lavori senza per questo venire meno alla Tradizione.

 

Bibliografia

Eugenio Bonvicini: "Massoneria Moderna"; Bastogi, Foggia, 1997.

Jules Boucher: "La simbologia Massonica"; Atanor, Roma, 1988.

Giorgio Faraci: "Il vero fine della Massoneria"; Arktos, Carmagnola, 1993.

Franco Massimo: "Verso la Luce"; Roma, 1988.

Michele Moramarco: "Nuova Enciclopedia Massonica" Ce.S.A.S., Reggio Emilia, 1988.

Umberto Gorel Porciatti: "Massoneria Azzurra"; Atanor, Roma, 1999.

Adolfo Vaillant: "I tre Gradi della Libera Muratoria"; Bastogi, Foggia, 1994.

Marcel Valmy: "I massoni"; Cantini, Firenze, 1991.

Oswald Wirth: "La Massoneria resa comprensibile ai suoi adepti vol.I"; Atanor, Roma, 1990.


 

[1] Marcel Valmy: "I massoni"; Cantini, Firenze, 1991, pag.247.

[2] Oswald Wirth: "La Massoneria resa comprensibile ai suoi adepti vol.I"; Atanor, Roma, 1990.

[3] Adolfo Vaillant: "I tre Gradi della Libera Muratoria"; Bastogi, Foggia, 1994.

[4] Franco Massimo: "Verso la Luce"; Roma, 1988.

[5] Jules Boucher: "La simbologia Massonica"; Atanor, Roma, 1988, pag.133.

[6] Eugenio Bonvicini: "Massoneria Moderna"; Bastogi, Foggia, 1997, pag.222.

[7] Michele Moramarco: "Nuova Enciclopedia Massonica" Ce.S.A.S., Reggio Emilia, 1988, pag. 90.

[8] Michele Moramarco: op. cit. pag.248

[9] Jules Boucher: op. cit. pag.133

[10] Michele Moramarco: op.cit. pag. 165

[11] Umberto Gorel Porciatti: "Massoneria Azzurra"; Atanor, Roma, 1999, pag.70.

[12] Umberto Gorel Porciatti: op.cit. pag.70

[13] Il temenoz era un paese consacrato ad una determinata divinità.

 

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